Coronavirus, lo scontro tra governo e Regioni si sposta sulle piste da sci. Lombardia: «La chiusura? Scelta scriteriata»

di Maria Pia Mazza

Coro di “no” allo stop degli impianti: «Porterebbe al fallimento dell’economia della montagna». Gli assessori di cinque Regioni chiedono all’esecutivo di ripensarci: «La sicurezza sarà garantita»

«Una scelta scriteriata» che porterebbe al «fallimento dell’economia della montagna». È con queste parole che gli assessori lombardi Davide Caparini e Massimo Sertori hanno commentato la bozza del governo contenente le linee guida per l’utilizzo degli impianti di risalita nelle stazioni e nei comprensori sciistici. Bozza che prevede, nell’ambito delle misure anti Coronavirus, la chiusura in toto degli impianti sciistici nelle zone rosse. 



Cirio: «Cercare soluzioni di buonsenso»

Seppur con maggior cautela, a fare da eco alle posizioni degli assessori lombardi si sono uniti via via diversi presidenti di regione, tra cui il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, che ha chiesto di «cercare soluzioni di buonsenso, di verificare se esiste la possibilità di permettere alle attività sciistiche di funzionare pur nel rispetto, prioritario, delle condizioni di salute», avanzando la proposta di «consentire l’attività sciistica, lasciando chiusi bar e ristoranti».

Zaia: «Serve una condivisione transfrontaliera delle misure»

Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha detto che «una stagione senza sci sarebbe un suicidio sul piano economico e sociale», ma ha anche chiesto che sia messa in atto «qualsiasi misura sia rispettosa della salute pubblica», nonché «dell’economia montana che, senza la stagione invernale, è un’economia messa a dura prova». Il governatore veneto ha avanzato l’ipotesi di un coordinamento europeo sul tema dello sport invernale, al netto del fatto che chiudendo alcune località italiane come Cortina, «mentre in altre località d’Oltralpe si scia», si profilerebbe una «situazione difficilmente giustificabile, visto e considerato che siamo nello stesso bacino epidemiologico».

Toti parla di «un danno irreversibile»

Infine, il vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti, ha fatto sapere che a seguito dell’approvazione da parte dei presidenti delle linee guida sullo sci, ha invitato il governo a «condividere con le Regioni i necessari approfondimenti sul piano della collaborazione istituzionale nell’interesse dei cittadini, del tessuto socioeconomico del Paese e nel rispetto delle necessarie regole di prevenzione», al fine di «non compromettere la stagione sciistica e per non creare un danno irreversibile all’economia della montagna dei nostri territori».

La nota delle Regioni del Nord

Dal canto loro, diversi assessori delle regioni del Nord Italia (Lombardia, Provincia Autonoma di Bolzano, Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Provincia Autonoma di Trento e Piemonte), in una nota congiunta hanno preso posizione contro la bozza e assicurato che «la stagione sciistica sarà caratterizzata da una massima attenzione alla sicurezza. Le società impianti sono fortemente impegnate nel mettere in campo tutte le misure necessarie a evitare il più possibile situazioni di rischio». 

Gli assessori chiedono al governo di «rivedere questa scelta che metterebbe in crisi un intero sistema, che porta un notevole indotto economico, lavorativo e sociale per l’intero Paese. Molte realtà imprenditoriali legate alla stagione bianca – tra cui scuole di sci, noleggi, aziende di trasporto, hotel e ospitalità in genere – aspettano risposte per programmare la stagione invernale».

In copertina: Le piste e gli impianti da sci a Solda, in Alto Adige, in era Covid, 25 ottobre 2020. ANSA/GIAMPAOLO RIZZONELLI

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