In Europa lo stop allo sci non piace a tutti. L’Austria punta i piedi: «Vogliamo i ristori». La situazione dalla Francia alla Slovenia

di Redazione

Conte sente Von der Leyen e chiede un coordinamento tra i vari Paesi. Parigi deciderà tra 10 giorni, mentre a Berlino si attende il vertice tra Merkel e i Länder

Lo stop allo sci non solo agita il governo, ma inizia a causare i primi screzi anche in Europa, dove le posizioni non sono del tutto allineate. Il premier Giuseppe Conte, dopo avere annunciato ieri che fino alla fine di gennaio impianti di collegamento e piste da sci resteranno chiusi nell’ambito delle misure anti-Covid, oggi ha fatto sapere di avere sentito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con l’obiettivo di coordinare le chiusure a livello Ue: «Abbiamo discusso anche del coordinamento europeo delle misure sanitarie sul Covid-19 in occasione del periodo natalizio», ha detto Conte.


Sulla questione, però, i Paesi europei non sembrano essere tutti d’accordo. Ieri la Francia ha fatto sapere che una decisione sull’apertura degli impianti di sci a Natale sarà adottata «entro i prossimi 10 giorni». Sul tavolo c’è la definizione di un protocollo sanitario specifico o, in caso di chiusura, l’erogazione di aiuti alle imprese e ai lavoratori del settore. Chi ha preso una posizione netta è l’Austria. A Vienna e dintorni le piste resteranno chiuse fino almeno al 6 dicembre, quando terminerà il lockdown totale, ma l’idea di un Natale senza vacanze sulla neve non piace. E nel caso in cui lo stop allo sci dovesse essere imposto da Bruxelles, il ministro austriaco alle Finanze Gernot Bluemel e la ministra per il Turismo Elisabeth Koestinger hanno chiarito che Vienna chiederebbe un ristoro dell’Ue.


Vienna: «Non possiamo condividere l’iniziativa italiana»

«Non posso condividere l’iniziativa italiana. In Austria ci sarà di certo un turismo invernale», ha detto Koestinger. «I nostri operatori turistici si baseranno su un ampio protocollo di sicurezza, l’apres ski per esempio non sarà consentito». La responsabilità dei contagi, secondo la ministra del Turismo, non è da attribuire esclusivamente al turismo e agli esercizi pubblici. Il ministro delle Finanze Bluemel, da parte sua, ipotizza che uno stop peserebbe per circa 2 miliardi di euro ed ha perciò proposto fondi diretti che lo Stato potrebbe redistribuire alle aziende interessate oppure una riduzione del contributo che l’Austria versa all’Ue.

In Svizzera la stagione invernale è già partita

Tra gli altri Paesi europei, in Svizzera la stagione invernale è già partita. «Non vi è un divieto alla pratica dello sci. Ma i responsabili delle stazioni sciistiche devono sottoporre un progetto di protezione e spetta ai cantoni approvarlo, assicurarsi che sia valido e rispettato», ha spiegato il portavoce dell’Ufficio federale della sanità pubblica, Daniel Dauwalder. Poco più a Nord, la situazione sembra ancora in divenire. In Germania, infatti, si attende l’incontro tra la cancelliera Angela Merkel e i Länder, il 25 novembre: se il lockdown soft non dovesse essere prolungato, gli impianti potrebbero aprire ai primi di dicembre, a meno di un’intesa a livello europeo.

In Slovenia prenotazioni aperte

Poi c’è il caso della Slovenia, dove le principali stazioni sciistiche si stanno attrezzando per il via alla stagione invernale ma si attende l’annuncio di una serie di misure restrittive contro il contagio. Come fa notare Il Fatto Quotidiano, i portali dei principali impianti sciistici consentono già di acquistare skipass, con promozioni fino alla fine del mese, ed è possibile prenotare la propria camera nelle strutture alberghiere.

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