La beffa per Eva, la 13enne No-Dad di Torino: espulsa delle lezioni perché in piazza «viola la privacy» della classe

di Redazione

«Faccio di tutto per continuare a seguire le lezioni perché è il mio dovere, ma è anche mio diritto manifestare», ribadisce la studentessa 13enne del Nievo di Torino

Continua la lotta delle studentesse e degli studenti contro la Dad, la didattica a distanza adottata per seguire le lezioni scolastiche in tempi di Coronavirus. E a protestare sono in particolare modo le alunne e gli alunni delle seconde e terze medie in Piemonte, in particolare a Torino, dove tre studentesse di due istituti diversi (l’Italo Calvino e il Nievo, ndr) sono balzate ai clamori della cronache locali e nazionali per la decisione di svolgere la DAD dinanzi ai rispettivi istituti scolastici. E sulla scia della protesta della 12enne Anita, studentessa della scuola media Italo Calvino di Torino, anche la tredicenne Eva e la sua coetanea e compagna di classe Cecilia (entrambe frequentanti la scuola media Nievo di Torino) han deciso di seguire le lezioni da Piazza Castello, nel cuore del capoluogo sabaudo.


Ma Eva, nell’atto di protesta, è stata espulsa più volte dalle lezioni perché, così come riportato da La Stampa, si sarebbe trovata in un «luogo non consono per la didattica a distanza» e che, frequentando le lezioni dalla piazza, avrebbe «violato la privacy dei propri compagni di classe». Successivamente, pur spostandosi all’esterno del proprio istituto, non è cambiato molto. «Il giorno dopo, pur di seguire le lezioni, ho messo un telo che coprisse quello che c’era dietro di me – racconta la studentessa – faccio di tutto per continuare a seguire le lezioni perché è il mio dovere, ma è anche mio diritto manifestare». E Eva rincara la dose: «Noi stiamo rispettando tutte le regole che ci vogliono far seguire: rispettiamo la privacy di tutti, seguiamo le lezioni e non perdiamo una verifica. A casa mia non c’è niente di più rispetto a una piazza, per farlo».


Anche perché Eva, in casa, non è sola: «Ho quattro fratelli e concentrarsi è difficile. Spesso salta la connessione, ed è capitato che mi segnassero assente perché non riuscivo ad accedere con il Wi-Fi». Ed è per questo che Eva, con la sua compagna Cecilia, continuerà a protestare: «Non ci sto, mi manca vivere la scuola nel mondo reale». Dall’altro lato si pone l’istituto che, secondo quanto riferito dalla preside Letizia Adduci, intende solo tutelare gli studenti: «Pur essendo d’accordo con la protesta, ci siamo dati un regolamento e un patto di corresponsabilità per non snaturare ulteriormente un ambiente aula informatico, che già snatura l’insegnamento in presenza».

In copertina: Eva (a sinistra) con la compagna di classe Cecilia durante la Dad / © La Stampa

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