Perché la terza ondata fa più paura, Cartabellotta (Gimbe): «Con l’influenza in arrivo a gennaio rischiamo una strage»

di Fabio Giuffrida

Il presidente di Gimbe fa il punto della situazione e non nasconde preoccupazione per i comportamenti degli italiani durante le feste di Natale: «Sarebbe un disastro per gli ospedali. Siamo nella parte più buia del tunnel che durerà diversi mesi in attesa del vaccino»

L’influenza quest’anno fa ancora più paura, proprio perché nel pieno della pandemia di Coronavirus l’ondata stagionale rischia di paralizzare gli ospedali già sotto stress per la Covid-19. A dirlo è Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, secondo cui «a gennaio c’è il rischio di una strage se, invece di chiudere la seconda ondata di Covid, facciamo partire la terza». Per questo motivo è necessario più che mai «il massimo rigore durante le feste». «Sarebbe un disastro per gli ospedali. Purtroppo siamo nella parte più buia del tunnel che durerà diversi mesi in attesa del vaccino», spiega. Intanto l’indice Rt scende ma i contagi, seppur più bassi rispetto a quelli delle scorse settimane, non si fermano.


«L’età media dei deceduti è 80 anni»

E così, in un’intervista al La Stampa, Cartabellotta fa il punto della situazione: «L’età media dei deceduti è 80 anni e si può ricavare che la gran parte arrivi dai reparti ordinari perché l’età media dei morti in terapia intensiva è tra 50 e 70 anni». Ancora, però, mancano molti dati: da dove arrivano i morti? Dai reparti ordinari, dalle terapia intensive, dalle Rsa o dalle case?


«Supereremo il record negativo di 993 morti»

È «fuorviante», invece, ragionare sui decessi di giornata perché «dalla diagnosi al decesso passano almeno due settimane». In genere «si tratta di contagiati di tre settimane prima, il che combacerebbe coi picchi di novembre e renderebbe immaginabile che purtroppo supereremo il record negativo di 993 morti di giorni fa. Considerando gli 800 mila positivi attuali dobbiamo aspettarci altri 15 mila morti entro fine anno ed è da sottolineare la crescita di decessi tra under 60».

«Contagiati 75 mila operatori sanitari, prima erano 32 mila»

Il virus, a differenza della prima ondata, adesso circola ovunque, da Nord a Sud. «L’Italia ha dissipato il vantaggio guadagnato in estate». E il dato che più preoccupa, nella seconda ondata, è quello di chi lavora in corsia: «Ai primi di ottobre avevamo 32.615 operatori sanitari contagiati che ora sono diventati 75.572», ha concluso il presidente di Gimbe. Insomma, non è il momento di abbassare la guardia.

Foto in copertina: ANSA/LUIGI MISTRULLI

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