Galli: «Non cantiamo oggi la stessa canzone stonata di questa estate: avremmo evitato 20 mila morti»
Il conteggio è doloroso, forse approssimativo dato che si parla di morti e ogni singola perdita ha un peso importantissimo. Ma se a farlo è Massimo Galli, uno dei più accreditati esperti italiani nella lotta alla pandemia di Coronavirus, c’è da prendere seriamente la stima: «È un conto che mi fa fatica fare. Più di 20 mila morti li avremmo potuti in larga misura evitare». Il riferimento e all’allentamento delle misure estive in Italia, che secondo il medico avrebbero contribuito alla violenza con cui si è abbattuta la seconda ondata pandemica.
Il direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ai microfoni di Agorà, ha ribadito l’importanza delle restrizioni previste per le festività natalizie al fine di scongiurare una terza ondata: «Se riesci a stabilire una tendenza favorevole, vuol dire che le misure prese stanno dando risultati, ma non vuol dire che il virus sia scomparso. Non cantiamo la stessa canzone che è stata cantata più volte, anche spesso stonando, nel periodo estivo – ha dichiarato -. Il mancato rispetto delle note di questa canzone ci ha portato alla terribile ripresa autunnale».
Ad aver negato un nesso tra liceità dei comportamenti estivi e recrudescenza dell’epidemia era stato l’epidemiologo e assessore alla Sanità pugliese Pier Luigi Lopalco: «Non è affatto vero che tutto nasce dalle discoteche aperte in agosto – aveva detto il professore a Omnibus -. Là allora erano tutti negativi, come nel resto d’Italia. La prova di questo viene proprio dalla mia regione, dove il Salento è uno dei centri della movida estiva: ebbene, quella zona della Puglia, colma di turisti e di attività nei mesi delle vacanze, oggi è quella col più basso indice di crescita del contagio di tutta la regione».
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