Coronavirus, Galli: «Basta con i tira e molla, bisogna chiudere. In Europa l’hanno già capito»

L’infettivologo dell’Ospedale “Sacco” di Milano: «Stiamo andando incontro a una ripresa gagliarda della seconda ondata che va a vanificare tutti i sacrifici fatti»

Massimo Galli non usa mezzi termini e, in vista delle feste di Natale, invita a seguire l’esempio di Paesi europei come la Germania che hanno scelto la via del lockdown. «L’Europa si sta facendo due conti e questi gli dicono di non poter star tranquilli», ha spiegato il professore del Sacco di Milano su la Repubblica. «I tedeschi all’inizio hanno fatto le cose molto bene ma forse hanno preso sotto gamba la seconda ondata», ha continuato Galli, mentre «gli inglesi» sono messi «più o meno come noi». Quanto all’Italia, l’infettivologo guarda alle discussioni in corso sulle ulteriori misure restrittive da mettere in campo e vede «il solito tira e molla dovuto alla presenza di anime diverse al governo e nella stessa opposizione».


La via di nuove, severe restrizioni anti Covid è per Galli l’unica strada possibile: «Mi sembra evidente. Ho appena incontrato un conoscente che stimo, e che mi ha detto: “Sono stato in centro, c’era una quantità di gente incredibile, è possibile che non capiscano?”. “Ma tu dov’eri?”, gli ho domandato: “Forse sei tu a non aver capito”. È rimasto senza parole. Qualche volta anche chi è ben intenzionato finisce per non cogliere il messaggio di fondo, e cioè che bisogna limitare al massimo le situazioni pericolose».


«Appena si allentano le misure, la gente ne approfitta»

Secondo il professore, la reazione della popolazione all’alleggerimento delle regole è un’incognita, un rischio che il Paese in questo momento non può permettersi di correre. «L’impressione è che, appena si dà un minimo segnale di rilassamento delle misure, la gente si prenda il braccio e non solo il dito». «Stiamo andando incontro a una ripresa gagliarda della seconda ondata che va a vanificare tutti i sacrifici fatti», ha continuato Galli.

Secondo l’infettivologo, «l’apri e chiudi» potrebbe finire per danneggiare il sistema economico «molto di più di una cura più intensa ma dalla durata certa». Il riferimento è alle tempistiche, in questo modo inevitabilmente dilatate, della lotta al virus. «Così ce lo porteremo dietro per chissà quanto», ha spiegato, «almeno fino all’immunità di gregge che, se andrà tutto bene, arriverà tra un anno».

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