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Il modello del lockdown parziale non ha funzionato in Germania. Perché Merkel punta a un Natale più duro

10 Dicembre 2020 - 08:54 Riccardo Liberatore
In un discorso rotto dalla commozione al Bundestag, la Cancelliera tedesca ha citato l’alto numero di morti, invocando misure più restrittive per il Natale. Sempre che i länder siano disposti a collaborare

Lo aveva annunciato nei giorni scorsi e poi lo ha ribadito in un discorso al Bundestag che ha fatto girare le teste anche in Italia per la sua semplicità e la sua efficacia. Ad Angela Merkel è bastato citare il numero dei morti per il Covid590 in un giorno – e aggiungere che non si può rischiare di compromettere la gestione di un fenomeno epocale per tre giorni di vin brulé, di cialde ed abbracci con i parenti, per far partire l’applauso in parlamento. E così, mentre in Francia dovrebbero riaprire teatri, cinema e musei e riprendere gli spostamenti tra regioni dal 15 dicembre in poi (anche se il Governo si riserva la facoltà di posticipare l’allentamento delle restrizioni) in Germania la Cancelliera sposa la linea dura suggerita dagli scienziati dell’Accademia nazionale delle scienze tedesca Leopoldina.

In realtà, se confrontate con l’Italia, non appaiono poi così severe. L’Accademia suggerisce un lockdown a due fasi, almeno fino al 10 gennaio. La prima fase, che partirebbe il 14 dicembre, comporterebbe lo smart working obbligatorio e la sospensione della scuola in presenza (per tutti). Per la seconda fase, dal Natale in poi, gli scienziati consigliano di chiudere tutti i negozi e gli esercizi commerciali non essenziali, di vietare i raduni e di allungare le vacanze natalizie di una settimana. Nulla di trascendentale, dunque. Secondo le regole attuali, il Natale e Capodanno si potranno comunque festeggiare in famiglia o comunque in gruppi fino a 10 persone, anche se diversi stati federali hanno già adottato misure più restrittive per le feste.

La via tedesca

Infatti, la Cancelliera deve per forza fare i conti con i länder. Tra le prerogative dei 16 stati federali c’è anche la tutela dei cittadini dalle malattie infettive. Non è Berlino, ma le autorità statali a decidere cosa si può o non si può fare e la Cancelliera ha dovuto accettare diversi compromessi, come l’allentamento delle regole sul distanziamento sociale nel periodo natalizio. Quando i casi hanno ripreso a salire a novembre, gli stati federali avevano introdotto nuove restrizioni, chiudendo i bar, ristoranti, i cinema e i teatri. Ma diversi esercizi commerciali erano potuti rimanere aperti, così come anche le scuole.

Altre eccezioni sono previste anche per il periodo natalizio. La città di Berlino, per esempio, pur avendo annunciato che non avrebbe allentato le restrizioni a Natale a sorpresa ha deciso di riaprire i negozi la seconda domenica di Avvento per permettere lo shopping natalizio. È questa la cosiddetta via tedesca che lascia tanto insoddisfatta la Cancelliera che invece vorrebbe delle regole più rigide.

L’impennata nei casi

Le auspicano anche un parte della comunità scientifica, tra cui i virologi a capo dell’Istituto Robert Koch, l’agenzia federale tedesca che si occupa di malattie infettive, tra i firmatari della proposta dei colleghi alla Leopoldina. Ma i numeri lo giustificano? Le 590 vittime citate dalla Cancelliera segnano un record in negativo nel Paese. A queste si aggiungono circa 21 mila nuovi casi: sono numeri “italiani”, simili a quelli che vengono registrati quotidianamente nel Bollettino della Protezione Civile in Italia.

Per mostrare come si sia impennata la curva dei contagi, Merkel li ha confrontati con i numeri del 29 settembre quando i nuovi casi erano 1.827, i decessi nelle 24 ore precedenti erano stati 12 e il numero di pazienti nelle terapie intensive erano 352. Oggi i pazienti in rianimazione sono 4.257. A settembre la Cancelliera era stata tacciata di allarmismo quando aveva detto che i nuovi casi avrebbero superato quota 19 mila entro Natale. Oggi i fatti le danno ragione.

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