Usa 2020. I grandi elettori hanno scelto Joe Biden e Kamala Harris: superati i 270 voti per la presidenza
Sono le 23:35 circa ora italiana, i grandi elettori della California hanno assegnato i loro voti a Joe Biden e Kamala Harris dichiarandoli rispettivamente Presidente e vice Presidente degli Stati Uniti d’America. I democratici sono ora a quota 302 contro i 232 dei repubblicani di Donald Trump, che a seguito del voto perde un elettore che passa nell’area indipendente. Manca ancora il risultato delle Hawaii che risulta di fatto non determinante [Aggiornamento: confermati i voti delle Hawaii per Biden che tocca quota 306].
Oggi, lunedì 14 dicembre 2020, si sono riuniti i 538 grandi elettori americani per assegnare il loro voto definitivo ai candidati Joe Biden e Donald Trump, così come per i loro vice Harris e Pence. Benché nella costante normalità del voto americano il risultato del voto cittadino rispecchi la vittoria finale dei candidati, il processo elettorale prevede che i grandi elettori abbiamo l’ultima parola nell’assegnazione del nuovo inquilino della Casa Bianca. La Costituzione americana prevede che non siano direttamente i cittadini, ma i grandi elettori ad esprimere il Presidente e il Vice Presidente degli Stati Uniti. Un sistema che dovrebbe ricordarci anche quello italiano, dove di fatto i cittadini votano i parlamentari che a loro volta votano un governo che potrebbe essere diverso da quello annunciato durante la campagna elettorale.
In queste elezioni 2020 non si poteva dar nulla di scontato. Tra numerose accuse infondate su presunti brogli elettorali, così come la costante diffusione di bufale, disinformazione e complottismo di ogni genere, hanno reso questa formalità un momento molto importante. Non bisogna sottovalutare la possibilità di grandi elettori infedeli, letteralmente «schedati» dagli stessi americani in quanto candidati con il proprio partito a sostegno di un candidato Presidente per poi votare quello avversario. L’ultima volta era successo nel 2016 con 10 grandi elettori infedeli.
Donald Trump, in un tweet del 13 dicembre, sostiene che queste siano le elezioni più corrotte nella storia degli Stati Uniti senza, ancora oggi, aver fornito alcuna prova a sostegno delle sue accuse.
A proposito di notizie false, l’account Twitter RSBN (@RSBNetwork) aveva annunciato 6 voti elettorali a favore di Donald Trump in Nevada, Stato in cui avevano vinto i democratici, per poi «correggersi» in un tweet successivo riportando che non si trattava dei grandi elettori regolarmente eletti: era una votazione simbolica dei repubblicani. Una messinscena in diretta video su Youtube:
Nel frattempo il rappresentante Paul Mitchell, eletto nel Michigan, ha deciso di lasciare i repubblicani rendendo noto il suo disgusto per le teorie di complotto infondate da Trump per ribaltare il risultato elettorale: «È inaccettabile che i candidati trattino il nostro sistema elettorale come se fossimo un Paese del terzo mondo», ha scritto Mitchell nella sua lettera.
Al momento, secondo i dati forniti e dalla tabella riassuntiva pubblicata dalla CNN, non risultano esserci grandi elettori infedeli.
A ridosso del risultato ottenuto dai grandi elettori, Donald Trump annuncia via Twitter le dimissioni di William Barr dal ruolo di Procuratore Generale prima di Natale. Al suo posto Jeff Rosen, ad interim.
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