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Coronavirus, l’Europa alla prova del vaccino: i piani di Germania, Francia e Spagna (e Italia) a confronto

15 Dicembre 2020 - 09:27 Federico Bosco
Nel 2021 la competizione tra i Paesi sulla percentuale di popolazione vaccinata sarà serrata. A fare la differenza saranno l’efficienza dei governi e la risposta dei cittadini in termini di fiducia. Ecco come si stanno muovendo i nostri vicini

Se il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia globale e delle misure di lockdown e distanziamento sociale, la speranza è che il 2021 venga ricordato come l’anno in cui ci si è liberati dalla Covid-19 con la più grande campagna vaccinale della storia. Nel 2021 i governi europei affronteranno l’impresa di vaccinare la quasi totalità della popolazione in pochi mesi, una sfida che metterà alla prova – sotto tutti i punti di vista – non solo le filiere logistiche e sanitarie, ma i sistema-paese nella loro interezza. Se la sfida è notevole anche per gli stati più piccoli e organizzati, per quelli più grandi può sembrare quasi impossibile.

Spagna, Italia, Francia e Germania hanno in totale 257 milioni di abitanti, quasi il 60% dei 446 milioni di abitanti dell’Europa comunitaria. Per l’osservatore italiano – alle prese con un piano nazionale ancora piuttosto vago – quindi è importante guardare come sarà organizzata la campagna vaccinale nei Paesi che per dimensione demografica sono più paragonabili al nostro.

In generale, il vaccino sarà gratuito in tutte le nazioni e la campagna inizierà con la vaccinazione del personale e degli ospiti delle case di cura per anziani, per poi passare alle categorie a rischio e alle persone con un età superiore ai 65 anni. Questa prima fase è già di per sé un’impresa eccezionale, ma nel contesto è la parte più semplice. La fase più difficile inizierà subito dopo: vaccinare l’intera popolazione fino a raggiungere l’immunità.

Germania

Nella repubblica federale tedesca il ministro della sanità Jens Spahn ha promesso che le prime vaccinazioni inizieranno a dicembre. Spahn ha chiesto ai governatori dei Land (gli stati federati) di avere i centri di vaccinazione pronti già dalla metà di dicembre, l’obiettivo è avere tutta la filiera pronta ad entrare in azione nello stesso momento in cui i primi vaccini riceveranno l’approvazione finale, così da poter iniziare immediatamente a somministrare le dosi. Il governo tedesco si è assicurato più di 300 milioni di dosi di tramite la Commissione europea, contratti bilaterali e opzioni d’acquisto.

I ministri della sanità dei 16 Land hanno stilato un piano che prevede centinaia di centri di vaccinazione (uno o due per distretto), più il supporto di unità mobili. Si parla di centinaia di grandi hub. A Berlino, città di 3,7 milioni di abitanti, verranno allestiti sei centri. I luoghi scelti sono spazi espositivi e arene sportive (inutilizzate dall’inizio della pandemia), e due ex-aeroporti, uno dei quali è lo storico Tempelhof Feld del ponte aereo del 1948.

Avere a disposizione grandi spazi è necessario per il piano tedesco. Ogni centro dovrà essere dotato di magazzini di stoccaggio, vie d’accesso per mantenere costanti i rifornimenti continui di materiale (sanitario e no), e in grado di permettere il flusso e deflusso continuo di persone che dovranno essere registrate e osservate attraverso percorsi isolati e unidirezionali. Berlino punta a vaccinare 3.400 persone al giorno in ognuno dei sei centri. Per immunizzare l’intera popolazione di 83 milioni entro l’estate ci vorranno 6 miliardi di euro e un lavoro a ciclo continuo.

Francia

Il governo francese ha annunciato l’inizio della campagna vaccinale a gennaio. Il piano prevede potenzialmente l’acquisto di 200 milioni di dosi di sei diversi vaccini. La campagna si dividerà in tre fasi. La prima fase prevede la vaccinazione del personale sanitario e gli ospiti e pazienti delle case di cura per gli anziani. Si tratta di circa un milione di persone da immunizzare entro febbraio con il vaccino di Pfizer/BioNTech.

Nella seconda fase, a marzo, 14 milioni di francesi riceveranno la loro dose in base all’età: prima le persone con più di 75 anni, poi quelle con più di 65 anni e infine gli over 50 che lavorano nella sanità e con patologie a rischio. In questa fase dovrebbero essere usati anche i vaccini di Moderna, AstraZeneca, CureVac e Janssen.

La terza e ultima (ma non breve) fase sarà quella rivolta al resto della popolazione adulta e sana, a partire dalla primavera inoltrata. Si comincerà dando la priorità a chi ha più di 50 anni, dopodiché comincerà la campagna per la vaccinazione rivolta al resto della popolazione maggiorenne. L’Eliseo si aspetta che a quel punto avrà anche il vaccino di Sanofi.

Il ministro della sanità, Jean Castex, ha detto che i medici di base saranno al centro del programma, con l’augurio che questo aiuti le persone ad avere fiducia nel vaccino. In Francia infatti c’è una certa diffidenza nei confronti dei vaccini, secondo un sondaggio del quotidiano Journal du Dimanche solo il 41% dei francesi vuole vaccinarsi.

Spagna

Anche il governo spagnolo ha annunciato il suo piano. Ieri il ministro della sanità, Salvador Illa, ha detto che la campagna inizierà a gennaio, l’obiettivo è raggiungere l’immunità di gregge alla fine dell’estate del 2021 vaccinando più di due terzi dei 47 milioni di abitanti. I vaccini saranno distribuiti presso circa 13.000 centri attrezzati. Il ministero della sanità ha diviso la popolazione in 15 gruppi che avranno accesso al vaccino in momenti diversi.

Anche nel caso spagnolo la campagna sarà articolata in tre fasi. La fase uno sarà rivolta ai residenti e al personale delle case di cura, agli operatori sanitari, alle persone con disabilità gravi. In totale circa 2,5 milioni di individui. Il ministero spera di completare la prima fase tra gennaio e marzo. La fase due coprirà il periodo tra aprile e giugno, la fase tre il periodo tra luglio e settembre.

Nel caso spagnolo però non è ancora stata presa una decisione sull’ordine di priorità di chi verrà vaccinato in queste due fasi. Le categorie identificate sono le seguenti: persone di età superiore ai 64 anni (nove milioni), persone con patologie, persone che vivono in condizioni socio-economiche vulnerabili, lavoratori essenziali, insegnanti, bambini, residenti di aree ad alto tasso di incidenza di coronavirus, donne incinte o che allattano, persone che hanno già avuto Covid-19, giovani e adulti non compresi nelle altre categorie.

Il
ministro Illa ha detto che i livelli di priorità saranno decisi sulla base di
elementi come il rischio di mortalità, il rischio di diffusione ulteriore e
l’impatto socioeconomico dell’infezione. La decisione finale sarà presa dagli
esperti quando si avranno maggiori informazioni sui vaccini e sulla loro
disponibilità, anche per questioni di logistica determinate dal tipo di vaccino
a disposizione.

La corsa all’immunità

Se
durante il 2020 abbiamo osservato i numeri della pandemia aggravarsi o
diminuire in ogni Paese, nel 2021 potremmo trovarsi a guardare chi riesce a far
crescere più rapidamente la percentuale di popolazione vaccinata. La
competizione sarà molto più serrata, e stavolta dipenderà tutto dall’efficienza
dei governi e dalla risposta della popolazione in termini di fiducia. Oltre
alle difficoltà logistiche infatti, tutti i paesi dovranno affrontare lo
scetticismo di ampi segmenti della popolazione nei confronti del vaccino.

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