Il racconto di Iacopo Melio dal reparto Covid: «È tornata la paura di morire. Stiamo attenti: qui le ambulanze non smettono di strillare»

di Felice Florio

Il consigliere della Regione Toscana si è ammalato di Covid-19 a metà dicembre: da allora i medici lo tengono sotto stretta osservazione a causa della sua comorbilità

«Sono le due di notte e l’inferno sembra sceso qui, al reparto 5A3 del San Giuseppe di Empoli». Inizia così la lettera di Natale che, quest’anno, il 28enne Cavaliere al merito e neo-consigliere della Regione Toscana ha scritto agli italiani per chiedere loro di «stare attenti» al Coronavirus. Iacopo Melio, a metà dicembre, è risultato infetto in seguito a un doppio tampone. Si trova ricoverato e tenuto sotto stretto osservazione. Lui stesso, attraverso la pagina Facebook personale, rilascia aggiornamenti sul suo stato di salute: «La mia situazione è stabile ma non ancora sicura, resterò in ospedale finché sarà necessario per stare più tranquilli».



Nella lettera pubblicata il 25 dicembre da la Repubblica, Melio descrive nei dettagli ciò che succede nei reparti Covid.

Un signore è in preda alle allucinazioni e vaneggia contro il soffitto, parlando a qualcuno al piano superiore; un altro bestemmia in dialetto, e poi c’è chi si lamenta o chiede aiuto invocando Maria; chi tossisce in continuazione senza riuscire a parlare, mentre qualcuno viene portato in rianimazione perché qualcosa non va.

Il racconto del consigliere regionale, poi, si fa più intimo: Melio parla del suo stato d’animo, verosimilmente comune a chiunque si trovi ricoverato a causa della Covid-19.

E poi ci sono io che ho paura di morire. Che quella, la paura, ce l’ho da un anno, o meglio ad ogni bronchite, ma adesso ha raggiunto il suo massimo picco. Così cerco di non pensarci ma ci penso comunque, perché la tosse si è calmata ma non i pensieri peggiori. Perciò scrivo queste righe sulle note del telefono, per urgenza e per bisogno come faccio sempre: anche ora che mi sembra tutto impossibile, lontano e confuso. Tutti i progetti di lavoro e di vita, di famiglia e amicizia, scomparsi sotto il peso che mi schiaccia il petto, incapace di espandersi, tra costole e vertebre che prendono fuoco.

In chiusura, Melio si rivolge ai negazionisti e a chi, semplicemente, sottovaluta la pericolosità del Sars-CoV-2:

Il mare di scetticismo non si arresta, anzi si riversa attraverso di me e ciò che sono: “Se si è ammalato Iacopo che non usciva da febbraio… Se lo hanno contagiato i suoi genitori che sono sempre stati attenti… Allora tutto ciò che ci viene richiesto, tutti i lockdown generalizzati e le chiusure dei locali, le mascherine da indossare e le norme igieniche imposte… Sono inutili o inefficaci” – e conclude -. Fuori le ambulanze non smettono di strillare. Per questo scrivo, perché chiudere gli occhi qui è impossibile: sono le due di notte e l’inferno è già sceso. Non smettiamo di pensarci, non smettiamo e stiamo attenti.

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