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Coronavirus, la paziente 1 è una donna milanese di 25 anni. La diagnosi già a novembre 2019

11 Gennaio 2021 - 14:27 Redazione
La scoperta è stata fatta dal team guidato da Raffaele Gianotti dell’Università Statale di Milano

Una donna milanese di 25 anni è la nuova paziente 1 dell’epidemia di Coronavirus in Italia. La diagnosi, risalente al 10 novembre 2019, riguardava i sintomi di una dermatosi atipica. Viene ribaltata quindi la tesi sul bambino di quattro anni ritenuto per un periodo il vero paziente 1, nel suo caso era stata documentata la presenza del virus con un test fatto a dicembre 2019. La scoperta pubblicata in un report sul British Journal of Dermatology – coordinato dall’Università Statale di Milano – ha indagato le biopsie cutanee dell’autunno precedente l’esplosione della pandemia. Il Covid è stato ritrovato in una giovane paziente che aveva solo uno sfogo rosso sulla pelle. Questo accade perché circa il 510% delle persone affette da Covid-19 possono presentare sfoghi cutanei più o meno gravi.

Su questo tasto che torna a battere la squadra di ricerca guidata da Raffaele Gianotti, ricercatore dell’Università Statale di Milano, con il supporto di altri patologi e dei laboratori dell’Istituto Europeo di Oncologia e Centro Diagnostico Italiano. Per risalire a quanto dimostrato, i ricercatori hanno rimesso in discussione le biopsie cutanee, riesaminando soprattutto quelle effettuate nell’autunno precedente allo scoppio dell’emergenza sanitaria. Molti i referti che parlano di situazioni atipiche e senza una diagnosi precisa.

La paziente ha raccontato di aver avuto delle lesioni alla pelle per circa cinque mesi

«Abbiamo cercato nel passato perché nei nostri lavori già pubblicati su riviste internazionali abbiamo dimostrato che esistono, in questa pandemia, casi in cui l’unico segno di infezione da Covid 19 è quello di una patologia cutanea», spiega Gianotti a la Repubblica. «Mi sono domandato se avessimo potuto trovare indizi della presenza della SARS-CoV-2 nella cute di pazienti con solo malattie della pelle prima dell’inizio della fase epidemica ufficialmente riconosciuta».

La biopsia su una giovane donna ha mostrato sequenze dell’Rna del virus nel tessuto cutaneo. La paziente ha raccontato di aver avuto delle lesioni alla pelle per circa cinque mesi, e che queste sono poi sparite, senza però dare mai origine a nuovi sintomi. Il test sierologico fatto a giugno 2020 ha mostrato gli anticorpi nel sangue. «Sulla base dei dati presenti in letteratura mondiale questo è il più antico riscontro della presenza del virus SARS-CoV-2 in un essere umano», scrive l’Università degli Studi di Milano.

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