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Milano, studenti occupano il liceo Manzoni: «Basta didattica a distanza. Noi dimenticati, siamo quelli che soffrono di più» – Il video

12 Gennaio 2021 - 19:36 Fabio Giuffrida
Quaranta ragazzi, armati di zaini, tende e sacchi a pelo, sono entrati nell’istituto nel cuore di Milano. Stanchi e delusi, vorrebbero tornare subito in classe. Ecco le loro testimonianze a Open

Non ce la fanno più. Gli studenti italiani sono tra le categorie più colpite dal Covid. Contro di loro è stato puntato il dito più volte da inizio emergenza (la movida, gli assembramenti nelle piazze, gli aperitivi). Gli studenti non sono mai più rientrati in aula. Se non per pochissimo tempo. «Siamo quelli che soffrono di più, ci hanno messo all’ultimo posto, siamo stati dimenticati. Sia chiaro, la Dad non è scuola, non è istruzione, è solo insegnamento nozionistico», si sfogano a Open gli studenti del liceo Manzoni di Milano che hanno occupato il cortile dell’istituto per dire «no» alla didattica a distanza. Si tratta di 40 giovani che, approfittando delle porte aperte per i docenti durante il cambio dell’ora, sono entrati con zaini, tende e sacchi a pelo.

«Un anno sprecato, vogliamo tornare a scuola»

Sono stanchi, si sentono presi in giro da un governo che da mesi promette il rientro tra i banchi di scuola in sicurezza. E, invece, a distanza di quasi un anno, nulla o quasi è stato fatto. C’è ancora il problema dei trasporti, c’è ancora il problema dei professori non vaccinati e dunque esposti al virus. «Chi taglia la scuola, cancella il futuro. Non possiamo accontentarci della frase “abbiamo fatto tutto il possibile”», spiegano. Quello appena trascorso è stato un anno «sprecato», e lo sanno bene anche i docenti.

«Stiamo perdendo i ragazzi, c’è chi non si collega più»

Elda Caserta, insegnante e madre di due figli che vanno alle superiori, ci spiega che i suoi alunni stanno perdendo l’interesse, si stanno spegnendo: «Le dirò di più, li stiamo perdendo. Qualcuno non si collega più, a volte non regge la connessione, ci sono troppe persone a casa. Insomma, non basta dare un computer a un ragazzo per risolvere tutti i problemi». Ma la cosa più grave – racconta – è che gli studenti «pensano di essere loro il problema della pandemia»: «Si sono rassegnati al fatto che non torneranno a scuola nei prossimi mesi». E se c’è chi vorrebbe tornare in classe già oggi, c’è anche una fetta, sempre più ampia, di prof, ragazzi e genitori sì-Dad: diversi i gruppi Facebook aperti in questi giorni ed è online anche una petizione con oltre 180 mila firmatari.

Video di Fabio Giuffrida per OPEN | Riprese di Vincenzo Monaco

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