Tegola per Conte: Cesa indagato nella maxi-operazione contro la ‘Ndrangheta. Era in trattativa per appoggiare il Governo

Ai domiciliari il responsabile regionale in Calabria dell’Udc. Cesa, che si è dimesso da segretario nazionale del partito, ha detto: «Estraneo ai fatti, ho letto le carte e sono sereno»

Rischia di avere dirette ripercussioni sulla crisi di governo la maxi-operazione denominata Basso profilo della procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri contro la ‘Ndrangheta. L’assessore regionale al Bilancio Francesco Talarico, segretario regionale dell’Udc, è ai domiciliari. Circa 50 gli indagati, tra cui c’è anche Lorenzo Cesa, da giorni coinvolto nelle trattative sui possibili «costruttori» a sostegno della maggioranza giallo-rossa. Dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia, Cesa si è dimesso con «effetto immediato» da segretario nazionale dell’Udc.


Cesa riferisce di aver «ricevuto un avviso di garanzia su questioni risalenti al 2017», ritenendosi «totalmente estraneo» ai fatti. «Chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla procura competente – prosegue l’esponente dell’Udc -. Come sempre ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese, rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale come effetto immediato».


L’operazione «Basso profilo»

L’operazione va a colpire quelli che sono ritenuti essere i principali esponenti delle ‘ndrine di Isola Capo Rizzuto e Cutro, come Bonaventura Aracri, Arena e Grande Aracri, nonché imprenditori ed esponenti della pubblica amministrazione e della politica regionale. La movimentazione illecita di denaro rilevata dagli inquirenti avrebbe un valore di oltre 300 milioni di euro. Oltre alle misure cautelari, la Procura della Repubblica di Catanzaro ha disposto il sequestro di beni immobili, auto, conti correnti bancari e postali, compendi aziendali, per un valore definito «ingente».

Morra: «Lo Stato c’è, ma è anche più forte e tenace»

Il valore dei beni sequestrati, così come comunicato dal presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, dovrebbe attestarsi intorno ai «100 milioni di euro». «Ancora una volta – commenta Morra – l’azione concreta contro le mafie riporta la ricchezza nelle mani dei cittadini. Nel corso delle recenti operazioni antimafia in Italia, e parlo di poche settimane, centinaia di milioni di euro sono tornati nelle casse dello Stato: questo è anche un reale Recovery fund che deve essere sempre attivo. Questi arresti dimostrano che lo Stato non solo è presente, ma è anche più forte e tenace».

La replica di Lorenzo Cesa

«Da una prima lettura sommaria degli atti a me notificati dalla Procura, prendo atto del mio coinvolgimento in una limitata vicenda, contigua all’indagine ben più ampia che ha interessato oltre 40 persone, che sarebbe cristallizzata a una partecipazione a un pranzo di lavoro organizzato a Roma da Franco Talarico, nel 2017, unitamente ai suoi commensali di cui non ricordo neanche il nome. Ritengo mio dovere rendermi disponibile ad una eventuale richiesta di chiarimento da parte degli inquirenti. Ripongo piena fiducia nell’operato della magistratura, e sono sereno di fronte alle evidenze documentali», ha detto Lorenzo Cesa.

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