Crisi di governo, il Cinquestelle Dessì: «Cesa indagato? Fatto personale, ancora pronti ad accogliere i senatori Udc» – L’intervista

Sulla questione morale il parlamentare non è d’accordo con Di Battista e Di Maio. E di Renzi dice: «E’ il Cassano della politica, finché palleggia è un fenomeno ma quando scende in campo fa solo casini»

C’è un’indagine in corso della procura di Catanzaro sul rapporto diretto tra cosche e politica. Il coinvolgimento dell’Udc e l’avviso di garanzia recapitato al suo – ormai ex – segretario, ha delle conseguenze anche sul lavoro del governo. L’uscita di Italia Viva dalla maggioranza impone un ampliamento verso il centro, ma l’inchiesta della magistratura rende più complicata, per un parte dei Cinquestelle, la collaborazione con i tre senatori dell’Udc. Non è d’accordo il senatore Emanuele Dessì: se Alessandro Di Battista prima e Luigi Di Maio poi hanno sollevato una questione morale, secondo il senatore di Frascati «l’indagine di oggi influisce molto poco nella formazione di un nuovo polo a sostegno di Conte».


Senatore, l’indagine giudiziaria su Cesa, Udc, complica le manovre di allargamento della maggioranza verso il centro?


«C’è un’indagine a capo di una singola persone su fatti relativi al 2017 e che non hanno nulla a che vedere con l’Udc. Abbiamo un rapporto di fiducia con i tre membri dell’Udc al Senato. E ad oggi non c’è nulla di invariato nei rapporti personali e politici che i Cinquestelle hanno con De Poli, Saccone e Binetti. L’indagine di oggi influisce molto poco nella formazione di un nuovo polo che possa sostenere il progetto politico esposto da Conte. Lasciamo lavorare i giudici e Cesa si è dimesso proprio per potersi difendere nelle sedi opportune».

L’unica voce del Movimento a essersi espressa sulla questione, almeno fino alle 17 del 21 gennaio, è quella di Alessandro Di Battista. Ha detto: «Cesa non può essere un interlocutore». È una posizione diversa dalla sua.

«Ma lo sappiamo come la pensa Alessandro su questi temi e qual è il suo rapporto con gli altri partiti. Io, sia personalmente sia come esponente dei Cinquestelle, non credo che per i comportamenti di una singola persona si possa condannare un mondo, quello dei cattolici di centro, che ha diritto di essere rappresentato. Se Cesa ha fatto qualcosa deve essere condannato e, semmai avesse avuto rapporti con il mondo mafioso, io sarei pure per inasprire quel genere di condanne. Però, di fatto, al momento Cesa è solo indagato. E inoltre, non vedo perché la senatrice Binetti debba entrarci qualcosa con l’indagine su un singolo, non su un partito».

La ricerca dei responsabili prosegue senza intoppi, dunque. Ha qualche aggiornamento?

«Innanzitutto voglio chiarire che non sono in atto delle vere e proprie trattative. Almeno nei Cinquestelle, non ho visto nessuno che si è messo a cercare persone per sostenere la maggioranza. Piuttosto, il presidente Conte ha delineato i nuovi confini di un patto di legislatura. Se qualcuno sente di poter appartenere a questo nuovo contenitore politico, ce lo dice e ne parliamo. Quindi non ho aggiornamenti sui nomi. Mi pare di aver capito che il presidente si è preso qualche giorno per vedere se c’è un futuro per questa nuova formazione politica. Se così non fosse, sono due le alternative: o si va avanti con una maggioranza sottile o si va a elezioni».

O si riaprono le porte al gruppo di Italia Viva.

«Con i colleghi di Italia Viva, specialmente con un paio di loro, ho avuto un rapporto ottimo. Ritengo i colleghi di Italia Viva delle persone serissime, sia politicamente che metodologicamente. Con Renzi, soltanto con lui, si è trattato di un amore mai nato, una coabitazione coatta. Ammettiamolo: ci siamo tollerati malvolentieri a vicenda, abbiamo fatto un sacrificio personale perché i numeri imponevano la formazione di un’alleanza in quel momento della legislatura».

Quindi il problema di un ritorno di Italia Viva è solo Matteo Renzi?

«Io, in Italia Viva, non ho mai visto nessuno comportarsi come Renzi. A livello personale, gli riconosco un grande talento. Renzi è il Cassano della politica: se lo metti a fare i palleggi è un fenomeno, ma quando scende in campo fa solo casini».

Se ci fosse un suo passo indietro, il problema della stabilità dell’esecutivo sarebbe risolto?

«Un passo indietro di Renzi faciliterebbe tutti. Quello che ci domandiamo è se poi non ne faccia dieci in avanti il giorno dopo. Lui ne ha fatte di tutti i colori. Quello che ha fatto a Enrico Letta è diventato una barzelletta, per cominciare, ma l’elenco è lunghissimo: referendum, quello che ha detto a Zingaretti, a Franceschini. Sa cosa sto aspettando? Che qualcuno di Italia Viva mi dica cosa ha fatto di grave Giuseppe Conte per essere odiato così da Renzi. Gli errori politici si sono stati, questo non lo nascondo, ma siccome sembra tutto così personale voglio sapere da uno di loro cosa ha fatto di male Giuseppe Conte».

Le direbbero, ad esempio, della delega ai servizi segreti, oppure dell’utilizzo esasperato della pagina Facebook per comunicare durante l’emergenza, la personalizzazione dell’istituzione insomma.

«Bel punto, la personalizzazione. Purtroppo la politica è diventata qualcosa di estremamente stressante, anche a livello umano. I politici, una volta, lavoravano 36 ore a settimana. Adesso ne lavorano 36 al giorno. E tra tutte le cose da fare, c’è da gestire il rapporto con la comunicazione, che è diventata spietata. I giornali online fanno uscire una notizia diversa ogni ora. La personalizzazione, ove fosse un problema, sarebbe comunque necessaria».

Crede alla creazione di una nuova formazione politica che supporti l’esecutivo?

«Immagino e spero che ci sia questa possibilità. Abbiamo lanciato il nostro appello, mi auguro che nasca un nuovo fronte progressista ampio e che i suoi confini politici partano dai movimenti di sinistra, ecologisti e si apra all’area cattolica di centro. È una cosa che può funzionare per reggere il governo, ma che avrebbe un risvolto nel Paese per opporsi alla destra. Non esiste più il centrodestra, oggi c’è solo la destra che non è semplicemente sovranista, ma egoista e razzista. Questo fronte progressista sarebbe in grado di respingerla».

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