Farmaci letali a 2 pazienti Covid nella prima ondata, arrestato il primario di un pronto soccorso nel Bresciano

Per gli esami autoptici e tossicologici sono state esumate tre salme: all’interno di tessuti ed organi di una di loro, c’era la presenza di un farmaco anestetico e miorilassante

È stato arrestato questa mattina, 25 gennaio, il primario del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari, in provincia di Brescia, finito ai domiciliari con l’accusa di aver portato alla morte due pazienti, che già avevano contratto il Coronavirus, somministrando intenzionalmente farmaci ad effetto anestetico e bloccante neuromuscolare. L’episodio era avvenuto durante la prima fase della pandemia di Covid-19. In seguito alle indagini, il gip della cittadina lombarda ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Brescia.


La vicenda

La storia risale a marzo dello scorso anno, momento in cui la pandemia esplodeva e «l’elevato numero di contagi andava a ripercuotersi sulle strutture ospedaliere, intasandole». In quel periodo, al pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari, sono stati notati un paio di decessi avvenuti in circostanze non del tutto chiare. La teoria più diffusa tra il personale era che le morti f «fossero state causate da pratiche mediche assunte consapevolmente da un medico», come riporta l’Ansa. È così che la procura di Brescia ha avviato le indagini. Gli accertamenti tecnici di medicina legale disposti dall’Autorità giudiziaria, e l’analisi delle cartelle cliniche di numerosi pazienti deceduti in quel periodo per Covid-19, hanno rivelato che in alcuni casi era effettivamente avvenuto un repentino, e non facilmente spiegabile, aggravamento delle condizioni di salute.


Le indagini

Per gli esami autoptici e tossicologici sono state esumate tre salme: all’interno di tessuti ed organi di una di loro, c’era la presenza di un farmaco anestetico e miorilassante comunemente usato nelle procedure di intubazione e sedazione del malato che, se utilizzato al di fuori di specifici procedure e dosaggi, può determinare la morte del paziente. A far scattare il dubbio agli inquirenti, c’è poi un altro particolare non di poco conto: nelle cartelle cliniche dei deceduti non compare la somministrazione di quei medicinali (indicata invece nelle cartelle di pazienti poi effettivamente intubati). Per questo gli investigatori ipotizzano anche il reato di falso in atto pubblico.

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