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Crisi di governo, De Falco: «Porte aperte a Italia Viva. Ma basta con i personalismi» – L’intervista

27 Gennaio 2021 - 16:35 Felice Florio
L'ex senatore grillino a Open: «Sulla pandemia il governo ha tentennato. Ora un'operazione di soccorso sanitario o mi chiamo fuori»

Il nuovo esecutivo, se il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si convincerà della sua stabilità, potrà contare su un nuovo gruppo al Senato. Sono gli Europeisti-Maie, formazione politica la cui tela è stata tessuta dall’ex senatore grillino Gregorio De Falco. Il suo telefono, nella sala antistante alla buvette del Senato, squilla ininterrottamente. De Falco risponde a tutti e, tra una chiamata e l’altra, conversa con i suoi colleghi. È durante l’intervista con Open che gli arriva, tramite messaggio su Whatsapp, la notizia della presa di distanze di Sandra Lonardo: «Doveva essere un soggetto neutro e invece gli hanno messo il simbolo di Tabacci. E poi, con tutto il rispetto, io che c’entro con De Falco?», dice Lonardo. Il senatore, diventato il simbolo della operazione responsabili del governo Conte due, preferisce non sollevare polemiche: «Non vale la pena rispondere».

La senatrice Lonardo dice di essere la luce, mentre lei sarebbe il buio, parlando delle differenze politiche. Cosa risponde?

«Non c’è tempo per fare polemica. Il Paese ha 400-500 morti al giorno: basta questo a spiegare la posizione che ho scelto di prendere. Nonostante abbiamo, da maggio, i tamponi rapidi, li teniamo lì, come se fossero dei soprammobili. Così come teniamo in panchina i Maradona e i Pelé della scienza: perché il professor Crisanti, il professor Galli non sono al centro delle operazioni di soccorso sanitario?».

Bisogna chiederlo al governo e ai suoi rappresentanti che si appresta a sostenere.

«Per questo si forma questo gruppo: per chiedere al governo, impegnare il governo con risoluzioni e atti politici in una vera e propria operazione di soccorso sanitario. Coloro che hanno la responsabilità della conduzione, però, non devono essere dei burocrati amministrativi. Devono essere capaci, credibili e autorevoli, in grado di dare all’opinione pubblica l’idea che non esista un relativismo scientifico, che è devastante».

Lei parla di “soccorso sanitario”. La politica, anche prima della crisi, sembrava concentrarsi su altre discussioni, di tipo economico ad esempio.

«Il prius logico, che è primum vivere, dipende dalla sicurezza sanitaria. Deve essere ristabilito un ordine di priorità corretto. Non dobbiamo occuparci prima dei ristori, che sono i sintomi della malattia, e poi della patologia vera. Dobbiamo prima curare la patologia, frenarla, fare il tracciamento, circoscrivere i focolai, rallentare la trasmissione. Queste operazioni devono essere condotte in maniera adeguata, da persone capaci, che attualmente sono in panchina. La riapertura delle attività è conseguenza della messa in sicurezza della popolazione».

Sta dicendo che il governo, ormai dimissionario, non è stato all’altezza dell’emergenza Covid?

«Il governo sulla questione della pandemia ha tentennato. Le operazioni di soccorso si fanno con tutte le risorse, coordinate nel modo migliore, per ottenere il massimo risultato nel minor tempo possibile».

Se parliamo di tempo, se n’è perso tanto nella ricerca dei responsabili.

«Abbiamo perso tantissimo tempo, oltre un mese in questa crisi. Ecco perché si è costituito questo gruppo: per dare continuità. Per quanto mi riguarda, l’importante è che ci sia continuità, ma soprattutto azione».

Se non ci sarà l’azione che si aspetta?

«Verrà meno il mio sostegno al nuovo governo. Se ci sarà un’ulteriore fase di incertezza, dovrò prendere atto e revocare il mio supporto».

Per il prossimo governo, il nome di Giuseppe Conte è indispensabile o l’importante è che si formi una squadra che lavori speditamente?

«La continuità politica e amministrativa è importante. È importante proprio per non perdere altro tempo. Ma se la continuità diventasse la ragione della perdita di tempo, allora non avrebbe senso garantirla».

In quel caso…

«Io dico che il governo, come istituzione, deve prendersi carico degli italiani. E lo deve fare adesso».

Niente più veti sui singoli?

«Questa crisi è stata determinata da temperie personalistiche. Queste temperie, ora, vanno mitigate immediatamente, nell’interesse degli italiani. Abbiamo perso 40 giorni per questa crisi di governo. Il Recovery Plan è stato migliorato, ma ancora non contempla le riforme strutturali che, sebbene non condizionanti, sono la finalità del Recovery. Per questo bisogna farle in poco tempo. Stop ai personalismi».

Italia Viva deve tornare in maggioranza?

«Esattamente, sia per i numeri, sia perché questa è una maggioranza di centrosinistra. Che poi può anche ampliarsi un po’ verso il centro, benissimo. Ma se ci si era messi insieme in virtù di un progetto, qual è il motivo per cui non si possa tornare a lavorare su quel progetto? Non c’è, se non per personalismi. Ma ciò non interessa la categoria della politica, ma quella della psicologia».

Il suo gruppo proporrà qualche nome a Mattarella?

«Io credo che, per quanto mi riguarda, non lo farò. Perché questo aspetto rientra nella gestione del potere, mentre io voglio occuparmi della questione politica».

A quanti senatori siete arrivati, prima dell’inizio delle consultazioni?

«Siamo dieci senatori, un numero sufficiente per fare un gruppo appunto, ma un numero insufficiente per sostenere il governo senza Italia Viva. Io non credo che le sensibilità di Italia viva siano lontane dalle nostre. In riferimento alle misure di contrasto alla pandemia, mi sono confrontato con alcuni senatori del loro gruppo, la pensiamo allo stesso modo».

La sua previsione per la prossima maggioranza?

«Gruppo misto, Italia Viva e le forze che hanno continuato a sostenere l’esecutivo uscente. Anche perché il presidente Mattarella vuole maggiore stabilità, ma anche qualche elemento di mitigazione delle temperie personali di alcuni degli attori. Questa potrebbe essere una funzione fondamentale del gruppo».

Franceschini ha fissato la soglia della stabilità a 170 senatori, ci siamo?

«La soglia la fissa il presidente della Repubblica».

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