In Germania guardano al modello italiano delle chiusure per colori. Ma Merkel insiste per il lockdown nazionale

Non solo Italia: l’ipotesi delle regioni colorate convince anche alcuni esperti tedeschi. E la strategia sta facendo discutere l’opinione pubblica

La Germania promuove il modello a colori nella strategia anti Coronavirus. O meglio, tredici esperti hanno proposto una nuova strategia pensata per «sconfiggere» il virus senza passare per il lockdown duro – spauracchio per eccellenza delle economie e che resterà in vigore in Germania fino a metà febbraio. Le undici pagine di documento che spiegano la proposta stanno facendo discutere l’opinione pubblica, allo stesso modo in cui in Italia si è dibattuto per settimane della validità del sistema dei colori inaugurata col Dpcm del 3 novembre. Non a caso, anche la strategia denominata No Covid dei tedeschi prevede l’istituzione di “zone verdi” e “zone rosse”, nelle quali applicare diversi tipo di limitazioni.


La proposta

«Non vogliamo convivere con il virus – scrivono gli esperti – ma sconfiggerlo». Vincere la lotta al Covid significa in definitiva mantenere il tasso di incidenza attorno ai 10 casi ogni 100 mila abitanti (attualmente in Germania è di oltre 100). Come? Eliminando il coprifuoco, dimenticando il lockdown duro, puntando su un aumento dei tamponi, sullo smart working, sulla didattica a distanza e sull’obbligo di mascherine Ffp2.


Ma soprattutto dividendo le zone del Paese in base ai numeri: ci sarebbero aree “verdi”, dove il tasso di incidenza è al minimo e le restrizioni progressivamente tolte, e in aree “rosse”, dove si va oltre i 10 casi ogni 100 mila e restano in vigore tutte le limitazioni (compresa la chiusura dei negozi non essenziali). La distinzione, secondo gli esperti, risulterebbe vincente ai fini di tirar fuori il Paese dall’emergenza.

Il nuovo modello potrebbe essere applicato non appena verrà raggiunto un tasso di incidenza pari a 50 su 100 mila. Come spiega a Le Monde Clemens Fuest, coautore del documento e presidente dell’Istituto di Ricerca economica di Monaco, al fine di evitare una «contaminazione» tra le aree che vanificherebbe i progressi raggiunti in quelle verdi, gli abitanti delle zone rosse non sono autorizzati a circolare fuori dal loro perimetro.

Ma le critiche ci sono anche qui

Ma i dubbi, anche qui, non sono mancati. L’epidemiologo Gérard Krause, in un intervento su Die Welt, ha dichiarato che «non è pensabile credere che un Paese come la Germania, situato al centro dell’Europa, possa avere delle aree totalmente isolate». D’altra parte, secondo altri economisti, non sarebbe una strategia buona nemmeno dal punto di vista dell’ economia reale, visto che comporterebbe «un rallentamento delle filiere produttive e dei circuiti commerciali in tutto il Paese».

Angela Merkel, comunque, non esclude l’ipotesi a prescindere, ma prende ancora del tempo prima di esporsi. Anche se si dovesse arrivare a un tasso d’incidenza di 50 su 100 mila, avverte, ci vorrebbero altre due, tre o quattro settimane prima di raggiungere i 10. Il che significa che, nel medio periodo, quasi tutto il Paese avrà restrizioni severe – proprio come sta accadendo in questo momento.

La Germania, dopo essere stata un esempio virtuoso durante la primavera, sta ora faticando particolarmente a gestire l’emergenza, peggiorata dalla minaccia delle varianti, che ha colpito anche le delicate Rsa. Sul sito della Deutche Welle, emittente tedesca di tiratura internazionale, ha è stato pubblicato un editoriale dal titolo: La Germania ha perso il suo status di modello per la pandemia. Al momento il Paese si trova a rincorrere un virus troppo veloce, il lockdown appare l’unica soluzione su cui fare leva.

Immagine di copertina: EPA/CLEMENS BILAN

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