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Effetti collaterali post-Brexit, a gennaio crolla l’export dal Regno Unito verso l’Unione Europea: – 68%

07 Febbraio 2021 - 13:30 Maria Pia Mazza
Le associazioni degli autotrasportatori dicono di esser stati ignorati dal governo. Intanto crescono i timori per luglio, quando entreranno in vigore i controlli sulle importazioni

Meno 68%. Nel primo mese post-Brexit nel Regno Unito si è registrato un drammatico calo nei volumi di traffico delle esportazioni verso l’Unione Europea, secondo i dati della Road Haulage Association (Rha), l’industria del trasporto merci britannica. E il dito è puntato contro il ministro Michael Gove, accusato di aver ignorato il grido d’allarme relativo alle difficoltà che l’accordo in extremis sulla Brexit avrebbe causato. La situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente nei prossimi mesi, dato che non è ancora attivo il controllo sulle importazioni che entrerà in vigore il prossimo luglio, al termine del periodo di garanzia deciso dal governo britannico. 

In tal senso Shane Brennan, direttore generale della Cold Chain Federation, l’associazione delle aziende che operano nel mercato della catena del freddo, si dice altrettanto preoccupato: «Stiamo andando incontro a una tempesta perfetta. Avremo un’economia che tenterà di uscire dal blocco nello stesso momento in cui il Regno Unito imporrà una serie di controlli sulle importazioni alle imprese europee che potrebbero trovarsi impreparate tanto quanto lo sono state quelle del Regno Unito. La crisi completa della Brexit che stavamo prevedendo potrebbe innescarsi proprio in quel momento». 

E in una lettera inviata lo scorso primo febbraio, il presidente e amministratore delegato della Rha, Richard Burnett, ha ribadito al ministro Gove «che permane l’urgenza di aumentare il numero degli agenti doganali addetti all’export: attualmente sono 10 mila, ma la Rha ne aveva richiesti 50 mila». Burnett, in un’intervista all’Observer, ha poi evidenziato che oltre al calo dell’export, a destare preoccupazione è il dato sui mezzi che tornano indietro dall’Ue senza alcun carico: si tratta del 65% – 75% del totale. «Trovo profondamente frustrante e fastidioso che i ministri abbiano scelto di non ascoltare l’industria e gli esperti», dice.

In tutta risposta, il governo britannico ha risposto di «non essere a conoscenza del dato sulle esportazioni menzionato della Rha». «Grazie al duro lavoro di autotrasportatori e commercianti, i blocchi al confine sono stati finora minimi, e i movimenti di merci sono ora prossimi ai livelli normali, nonostante la pandemia di Covid-19», ha spiegato un portavoce dell’esecutivo guidato da Boris Johnson. «Continueremo a lavorare in modo costruttivo con la Rha, e al contempo proseguiamo il percorso di adattamento delle nostre nuove relazioni con l’Unione Europea, raccogliendo le opportunità che la Brexit ci ha offerto».

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