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Dietro al post Facebook «da record» c’è Giuseppe Conte, ma rischia di essere il suo apice

16 Febbraio 2021 - 07:37 David Puente
Nessuna sponsorizzazione, i numeri sono comprensibili ma non così esagerati. Il problema verrà dopo

In questi giorni si parla del post Facebook «da record» di Giuseppe Conte nel quale dichiara conclusa la sua esperienza di Governo. Un messaggio di addio come Presidente del Consiglio uscente che, numeri attuali alla mano, ha totalizzato oltre un milione di “mi piace” e oltre 144 mila condivisioni. C’è chi, però, sospetta che dietro a questi numeri ci possa essere un manovratore, un imbroglione che abbia in qualche modo gonfiato questi numeri attraverso utenze false e bot automatizzati. Prove? Nessuna.

Come può Giuseppe Conte ottenere certi numeri per un singolo post e in così poco tempo? Siamo sicuri che non si sta esaltando troppo il risultato ottenuto? Dobbiamo tenere in considerazione molte variabili, partendo dal fatto che non stiamo parlando di Cristiano Ronaldo o di un Pinco Pallo qualunque sui social.

Di chi stiamo parlando

Non dobbiamo dimenticarci di chi stiamo parlando, ossia del Presidente del Consiglio che ha affrontato l’emergenza Coronavirus nel bene e nel male ottenendo elevati indici di gradimento nei sondaggi tanto da essere considerato il politico più amato del 2020.

Grafici: La Repubblica

Negli ultimi anni la comunicazione dei politici è passata dalle conferenze stampa a un uso spropositato dei social, utilizzandoli come ufficio stampa. «A breve uscirà un post Facebook» è una delle comunicazioni frequenti fornite dai portavoce dei politici, soprattutto durante la Pandemia. Giuseppe Conte prima di diventare Presidente del Consiglio era pressoché sconosciuto nel mondo dei socia. La creazione della sua pagina Facebook risale al 21 maggio 2018, poco prima dell’insediamento del suo primo Governo, ottenendo ad oggi quasi 4 milioni di fan (e seguito da oltre 4,6 milioni di utenti). Un Presidente social, per il quale gli italiani si erano abituati a seguire le sue dirette – nonostante i ritardi – per annunciare i DPCM emanati per affrontare l’emergenza Covid19.

I dati

Fatta questa premessa, torniamo ai numeri. Su Mashable Italia il giornalista Biagio Simonetta, ex collaboratore della Casaleggio Associati, pubblica in esclusiva i numeri delle prime 18 ore del post Facebook di Conte forniti dalla fonte, ossia dal suo social media manager Dario Adamo: quasi 11 milioni di persone raggiunte, oltre tre milioni di clic sul post e due milioni di reazioni, commenti e condivisioni. Numeri da capogiro, ma non troppo.

I dati del post forniti a Mashable Italia.

Il post non è stato affatto spinto attraverso delle inserzioni a pagamento, è il momento ad aver sicuramente fornito quel qualcosa in più. Era già successo in passato con un post del 10 aprile 2020 con il quale Conte annunciava la proroga delle misure restrittive fino al 3 maggio.

Il post «record» è stato pubblicato sabato 13 febbraio 2021 e in circa tre giorni ha superato le 140 mila condivisioni, oltre 330 mila commenti e oltre 1 milione 200 mila “mi piace”. Il post Facebook del 10 aprile 2020 ha ottenuto oltre 60 mila condivisioni (quasi la metà), quasi 170 mila commenti (quasi la metà) e oltre 310 mila “mi piace” (circa un quarto rispetto al post di addio). Il livello emozionale del periodo aveva senz’altro scatenato l’attenzione degli utenti, ma ancora di più in quello recente vista la situazione che si è creata con la fine del suo secondo governo.

Non è Cristiano Ronaldo

Uscendo dal mondo della politica potremmo fare un confronto con un video pubblicato da Cristiano Ronaldo il 28 ottobre 2020. Quasi 70 mila commenti e appena 38 mila condivisioni, ma un numero pressoché simile di “mi piace” a quelli del post di addio di Conte: oltre 1 milione 200 mila.

Giuseppe Conte come Cristiano Ronaldo o Cristiano Ronaldo come Giuseppe Conte? Ci si aspetterebbe di più da una pagina Facebook di un calciatore pluripremiato, seguito in tutto il mondo, con 33 volte tanto il numeri dei fan nella propria pagina rispetto a quella dell’ex Presidente del Consiglio: oltre 124 milioni di utenti. Il video è stato uno dei più seguiti nella pagina social del calciatore nel 2020, ma stiamo parlando di una scenetta simpatica a sostegno della Juventus e non al suo addio al calcio. Quando annuncerà sui social tale decisione staremo a vedere i numeri che potrà ottenere, ma ricordiamoci che non è il numero dei fan personali che fanno diventare virale un contenuto e lo abbiamo visto in passato con le bufale.

La viralità delle bufale

Era bastato un account Facebook falso, creato ad arte sfruttando le foto di una modella inglese, con oltre 4 mila amicizie per far diventare virale una bufala su Roberto Saviano ottenendo oltre 22 mila condivisioni in circa 10 ore. Riducendo i tempi, una bufala su Laura Boldrini a seguito del referendum costituzionale del 2016 ottenne oltre 8 mila condivisioni Facebook in poche ore e in piena notte mentre la gente normalmente dorme.

A diffonderla fu un sito bufalaro che pochi giorni prima aveva diffuso la falsa notizia riguardo al ritrovamento di schede precompilate ottenendo oltre 5 mila condivisioni in appena 2 ore. I gestori del sito erano in possesso di diverse pagine Facebook e account, una rete che chiamai insieme a Paolo Attivissimo la «Piovra delle Panzane», ma con numeri ben inferiori rispetto a una milionaria pagina di un Presidente del Consiglio perennemente citato nei media tradizionali.

La «Piovra delle Panzane» sfruttava la capacità di diffusione di diverse pagine Facebook.

Il falso testo del Senato

Da metà gennaio era iniziata a circolare un falso intervento di Giuseppe Conte al Senato, diventato virale da un giorno all’altro grazie all’attivismo dei sostenitori del Movimento 5 Stelle. Il testo era in realtà opera “firmata” dell’utente Rino Ingarozza, ma qualcuno ebbe l’idea di condividerlo rimuovendo la firma e attribuendo il tutto a Conte. Lo stesso Rino, nel post Facebook originale, aveva pubblicato un chiarimento:

P.S.: Sono costretto a precisare che il post è mio e non il discorso del Presidente Conte al Senato, come erroneamente sta circolando. Mi sono solo immedesimato in lui. Mi sembrava una cosa palese perché il post è firmato ma evidentemente mi sbagliavo. Chiedo scusa se non era chiaro.

Il testo era stato pubblicato nel gruppo Facebook «Gruppo informazione a 360° Forever» ottenendo quasi mille condivisioni, meglio ancora per quelli con la falsa attribuzione diffusa attraverso utenti, gruppi e pagine pro M5s o pro Giuseppe Conte, ma anche di pagine che non trattano di politica come Non ufficiale: Trono Classico News.

Potremmo considerare questo falso intervento di Conte al Senato come una sorta di prova, dove un testo è riuscito attraverso le pagine giuste, piccole e grandi, a diventare virale su Facebook sfruttandone la sua emotività. Il testo presenta qualche somiglianza con quello ufficiale del 13 febbraio 2021, ma solo in parte. Entrambi sono emozionali, rivolti al proprio pubblico, nonostante quello reale sia per nulla “aggressivo” nei confronti degli avversari politici. Il punto di forza sono due: il primo è la presentazione del personaggio come «un comune cittadino che ha fatto il suo dovere», la seconda il voler dimostrare che il ritorno alla vita da comune cittadino non sia un problema continuando ad essere un modello per tutti.

Conclusioni

La viralità di un post Facebook dipende da numerosi fattori, esterni ed interni. Bisogna considerare di chi stiamo parlando, ossia del Presidente del Consiglio e politico che dai sondaggi risulterebbe quello più amato dell’ultimo anno. Un Presidente del Consiglio di cui si è parlato molto, sostenuto da una rete social attiva e in certi casi prepotente come abbiamo visto per la storia contro Matteo Renzi. Il testo pubblicato non è una bufala condivisa da pagine e gruppi anonimi, ma dal profilo pubblico e verificato di un Presidente del Consiglio uscente. Quello dell’imminente addio era un post atteso da tempo, arrivato dopo circa 9 giorni dall’ultimo suo intervento che risaliva alla conferenza stampa del tavolino davanti a Palazzo Chigi. I numeri ottenuti sono certamente alti, non impossibili e di fatto comprensibili, destinati a crescere se si continuerà a glorificare l’accaduto e a parlare di «record». Non durerà ancora per molto, la bolla sta scoppiando e dovrà “inventarsi” qualcosa prima di scomparire del tutto dalla scena.

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