Scuola, la maturità del ministro Bianchi comincia il 16 giugno, a lezioni in corso: «Niente scritti, solo un elaborato da discutere all’orale»

L’esame consisterà in una tesina scelta con il proprio coordinatore da discutere davanti alla commissione, ma non solo. Bianchi punta a convincere le Regioni a prolungare l’anno scolastico fino al 30 giugno e ad anticipare di una settimana l’inizio del prossimo

Il neoministro Patrizio Bianchi studia il modo di recuperare l’enorme quantità di tempo perduto dai ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado, tra chiusure e didattica a distanza a causa del Coronavirus. Come fare? Per cominciare il ministro intende prolungare l’anno scolastico in corso fino al 30 giugno e anticipare di una settimana il ritorno in classe a settembre. La necessità di riprendere a pieno regime si scontra ancora però con le insidie del Covid. E tenendo conto di queste Bianchi sta mettendo a punto il piano di sicurezza che dovrebbe traghettare gli studenti al prossimo anno scolastico e i maturandi all’esame di maturità.


Priorità sarà naturalmente – come sottolineato anche dal premier Mario Draghi – quella di vaccinare tutti gli insegnanti e il personale: «Solo se loro saranno in sicurezza le scuole saranno sicure anche per i ragazzi e le famiglie – sostiene il ministro -. Dobbiamo essere molto cauti perché la sfida del virus è ancora alta».


L’esame di maturità

Proprio sull’esame di Stato Bianchi comincia ad avere le idee chiare. Come l’anno scorso, anche questa volta la prova sarà svolta interamente in via orale per tutte le discipline. Materia d’esame sarà – come riporta la Repubblica – una tesina scelta con il proprio coordinatore sulla quale lo studente dovrà preparasi, ma anche il curriculum del candidato e la cosiddetta alternanza scuola-lavoro. Il giorno fissato per la prima prova – il 16 giugno – diventerà il giorno di inizio degli orali.

Gli studenti entreranno a sostenere lesame uno per volta, come lo scorso anno, così di ridurre al minimo il rischio di contrarre il virus. Saranno chiamati a presentarsi solo cinque candidati al giorno, così da lasciare tutto il tempo tra un orale e l’altro per la sanificazione degli ambienti. L’invito ai dirigenti scolastici è quello di personalizzare il più possibile il giudizio finale del singolo studente e di tenere conto delle condizioni probitive alle quali da oltre un anno sono costretti i ragazzi, il che si traduce nel suggerimento di bocciare solo se lo si ritiene indispensabile.

Il prolungamento del calendario scolastico

Il ministro intende instaurare un dialogo fruttuoso con le Regioni. Vuole convincerle di quanto sia fondamentale prolungare il calendario scolastico degli studenti fino alla fine del mese di giugno. «La competenza sul calendario è delle Regioni che in situazione ordinaria decidono cosa fare in base alle specificità dei territori – ricorda il ministro al Corriere della Sera -. Ma oggi la situazione non è ordinaria. Per questo mi voglio confrontare con le Regioni».

La legge in effetti prevede almeno 200 giorni di lezione – precisa Bianchi – ma non si tratta di un problema di un giorno in più o in meno a scuola: «Quello che si è perso è soprattutto la socialità, lo stare insieme, non la singola disciplina. La scuola non è solo insegnamento e apprendimento, è anche vita comune».

E sempre con le Regioni Bianchi dovrà discutere del rientro a scuola con una settimana di anticipo, il 1° settembre: restano gli unici referenti per la materia godendo dell’autonomia. Per il momento, i dirigenti scolastici non sembrano essere d’accordo con l’idea di prolugare il calendario, e anche la classe docente sembra sia fortemente contraria, essendo andata avanti a oltranza anche l’estate scorsa.

Intanto il ministro di viale Trastevere sta telefonando a tutti gli assessori all’Istruzione delle Regioni italiane – ruolo che ha ricoperto a lungo anche Bianchi – per raccogliere i loro pareri sui problemi più grandi riscontrati. Pare infatti – rivela la Repubblica – che la ministra Lucia Azzolina non intrattenesse grandi rapporti con le amministrazioni locali, e questo potrebbe essere il primo cambio di passo rispetto alla vecchia gestione.

Le riforme scolastiche necessarie per il ministro Bianchi

Per il neoministro dell’Istruzione – insediatosi da appena qualche giorno al dicastero di viale Trastevere – la prima riforma scolastisca che andrebbe fatta è quella relativa all’istruzione tecnica, «dagli istituti professionali agli Its di cui dobbiamo ridisegnare i percorsi». «Ma io sogno per i ragazzi un percorso scolastico che parta dai tre anni e arrivi fino alla fine della laurea triennale – confida al Corriere – perché solo così colmeremo il gap per i giovani del nostro Paese».

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