Mentre i leader europei si riuniranno in videoconferenza domani e venerdì anche per fare il punto sulla strategia vaccinale, le principali aziende produttrici di vaccini anti-Coronavirus saranno in audizione al Parlamento europeo – la prima al mondo di questo genere dall’inizio della pandemia – dove dovranno dare conto dei ritardi nelle consegne effettuate finora e fornire assicurazioni concrete sul futuro. La principale imputata è naturalmente AstraZeneca, che ieri ha dichiarato che avrebbe tagliato le forniture per l’Ue del 50% nel secondo trimestre, anche se poi ha aggiustato il tiro.
Molti i temi che verranno affrontati, dal lasso di tempo che può passare tra la somministrazione delle due dosi, alla strategia dei brevetti, come conferma a Open Pascal Canfin, eurodeputato francese e presidente della Commissione sulla salute a ambiente al Parlamento Europeo. Proprio sui brevetti – tema al centro del dibattito sull’equa distribuzione dei vaccini nel mondo – la posizione della Commissione europea è chiara: «Non se ne parla di rinunciare ai diritti di proprietà intellettuale – ci spiega una portavoce -, ma al massimo di forzare le aziende farmaceutiche a condividerli – il cosiddetto compulsory licensing -, come prevedono i regolamenti dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). Ma si tratta di un’azione di competenza dei singoli Paesi».
Niente export ban, sui brevetti si tratta
Per la Commissione infatti il problema della produzione dei vaccini non si può risolvere costringendo le aziende a rinunciare ai diritti di proprietà intellettuale, ma piuttosto espandendo la capacità di produzione visto che «i 27 siti europei sono allo stremo e producono giorno e notte», per citare Cristian-Silviu Busoi, eurodeputato e presidente della Commissione parlamentare sulla ricerca e energia. La “terza via” auspicata dalla Commissione è quella di promuovere la cooperazione tra Paesi e tra aziende, a partire dalla condivisione di tecnologie e quindi anche arrivare a degli accordi di licenza favorevoli, che possano incrementare la produzione europea.
Altrettanto netta è la posizione della Commissione per quanto riguarda la proposta di vietare le esportazioni di vaccini, attribuita da una parte della stampa italiana al premier Mario Draghi: le esportazioni non verranno bloccate ma soltanto «controllate». L’obiettivo del meccanismo di controllo introdotto a fine gennaio, chiariscono dalla Commissione, era innanzitutto quello di dare conto dei flussi dei vaccini, ragion per cui finora non ci sono stati divieti. Se rispetto alle licenze dei vaccini «i gruppi all’interno del Parlamento hanno posizioni diverse», commenta l’eurodeputato Pascal Canfin, ci sarebbe una forte convergenza sul fatto che non ci può essere un divieto alle esportazioni.
Target vaccinazioni
Questo per quanto riguarda i metodi al vaglio per cercare di incrementare la produzione e assicurare le consegne di vaccini per centrare gli obiettivi: vaccinare il 50-60% della popolazione entro giugno, e il 70-80% entro la fine dell’estate, spiega Canfin. Al momento Moderna non sembra avere difficoltà di produzione, Pfizer-BioNTech starebbe recuperando dopo quelle iniziali e AstraZeneca ha corretto il tiro annunciando che riuscirà a centrare l’obiettivo delle 180 milioni di dosi entro il secondo trimestre dell’anno. Si attende invece l’approvazione di altri vaccini, come quello di Johnson&Johnson, attualmente al vaglio della Fda americana.
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