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Cartabellotta (Gimbe): «I politici non lo capiscono da mesi: siamo nella terza ondata perché chiudiamo tardi»

«La calma piatta apparente iniziata il 20 gennaio è finita il 20 febbraio», ha spiegato il presidente della Fondazione Gimbe

Decisioni arrivate troppo tardi, la pressione sulle terapie intensive e sugli ospedali, e una curva dei contagi da Coronavirus ormai fuori controllo. È questa la fotografia fatta da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, sul quadro epidemiologico italiano. «Il mondo politico da mesi non ha capito uno dei problemi fondamentali, noi oggi vediamo i contagi di circa 2-3 settimane fa per questo le decisioni vanno prese in modo tempestivo», ha dichiarato Cartabellotta intervenendo ai microfoni de L’Italia s’è desta su Radio Cusano Campus.

«L’obiettivo era quello di fare chiusure mirate, ma queste dovevano essere molto più tempestive», afferma il presidente di Gimbe. «Il pacchetto delle misure è una decisione politica che però deve tenere conto che la coperta è molto corta, se si consentono riaperture da una parte bisogna chiudere dall’altra, non possiamo permetterci chissà quali riaperture in questo momento», dichiara Cartabellotta, anche a fronte del dibattito politico delle scorse settimane che spingeva per una riapertura anche serale dei ristoranti.

«La calma piatta è finita il 20 febbraio»

«Ormai la terza ondata è partita e spetta alla politica prendere delle decisioni», aggiunge l’esperto osservando come la gravità della situazione si riflette sull’occupazione delle terapie intensive. «La calma piatta apparente iniziata il 20 gennaio è finita il 20 febbraio, da due settimane la curva ha cominciato a risalire – ha affermato Cartabellotta-. Il numero dei casi in sé non ha importanza, ma ogni 100 casi 5 vanno in ospedale e 0,5 vanno in terapie intensiva».

Una situazione che a livello nazionale – come confermato dall’Iss – vede ben nove regioni oltre la soglia di occupazione delle unità intensive del 30%. «Quanto più gli ospedali si riempiono tanto più tolgono spazio a pazienti con altre patologie – spiega Cartabellotta – si verifica la cosiddetta cannibalizzazione dei pazienti covid. L’impatto sulla salute delle persone non dipende soltanto dalla malattia Covid, ma dipende dal sovraccarico degli ospedali che questa comporta».

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