L’Ema esclude la correlazione tra casi di trombosi e il vaccino di AstraZeneca. Ecco perché

I casi di trombosi associati alla vaccinazione corrispondono alla normale incidenza della malattia

Esiste davvero la possibilità che il vaccino contro il nuovo Coronavirus di AstraZeneca possa causare trombosi subito dopo la somministrazione? La Danimarca sospende un lotto del vaccino distribuito in 17 Paesi europei. Estonia, Lituania, Lettonia e Lussemburgo avevano già arrestato le somministrazioni. Ad oggi si contano 22 casi di trombosi su tre milioni di persone vaccinate col vaccino di AstraZeneca in tutta l’Unione europea.

Lo stesso succede in Italia su decisione di Aifa, a seguito di due casi sospetti in Sicilia, ma con un lotto differente. Sono decisioni prese in via precauzionale, che evidenziano quanto sia facile cadere nel panico in queste occasioni. Specialmente se a prendere tali decisioni sono delle amministrazioni pubbliche. 

«A seguito della segnalazione di alcuni eventi avversi gravi, in concomitanza temporale con la somministrazione di dosi appartenenti al lotto ABV2856 del vaccino AstraZeneca anti COVID-19, Aifa ha deciso in via precauzionale di emettere un divieto di utilizzo di tale lotto su tutto il territorio nazionale e si riserva di prendere ulteriori provvedimenti, ove necessario, anche in stretto coordinamento con l’Ema, agenzia del farmaco europea – recita la nota dell’Agenzia del farmaco – Al momento non è stato stabilito alcun nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e tali eventi. Aifa sta effettuando tutte le verifiche del caso, acquisendo documentazioni cliniche in stretta collaborazione con i Nas e le autorità competenti. I campioni di tale lotto verranno analizzati dall’Istituto Superiore di Sanità. Aifa comunicherà tempestivamente qualunque nuova informazione dovesse rendersi disponibile».

Tutti i vaccini di nuova generazione che hanno ottenuto l’approvazione da parte degli enti competenti – nel nostro caso Ema – hanno prima superato tre fasi di sperimentazione clinica, coinvolgendo gruppi di persone man mano crescenti di numero. In questa fase sono stati esclusi prima di tutto i pericoli più rilevanti per la salute. Solo per il lungo periodo è pacifico che al momento non sia possibile avere dati, per quanto questo genere di pericoli siano statisticamente poco probabili.

La trombosi è la terza malattia cardiovascolare più comune

Il primo caso in Austria ha portato alla morte di una persona a 10 giorni dalla vaccinazione, un’altra risulta ricoverata con embolia polmonare, come riporta Ema in una nota del 10 marzo. Il lotto in questione riguarda un milione di dosi. Come si ritiene improbabile un collegamento col vaccino, lo sarebbe altrettanto anche l’eventualità che si trattasse di una partita di vaccini «difettosi». Lo scrive l’Ema in una nota:

«Le informazioni finora disponibili indicano che il numero di eventi tromboembolici nelle persone vaccinate non è superiore a quello osservato nella popolazione generale. Fino al 9 marzo 2021, sono stati segnalati 22 casi di eventi tromboembolici su 3 milioni di persone vaccinate con il vaccino COVID-19 di AstraZeneca nel territorio dell’Unione europea».

L’Ente europeo si prefigge comunque di avviare tutte le indagini di routine sul lotto indicato col codice ABV5300, per quanto la probabilità che ci troviamo di fronte a una correlazione casuale sia estremamente alta. Facciamo una comparazione approssimativa coi dati registrati dai CDC americani, per i casi di trombosi venosa profonda (DVT/PE) fino al febbraio 2020. Ricordiamo che il lotto «incriminato» riguarda un milione di dosi e che in tutta l’Ue si contano 22 casi di trombosi associate al vaccino di AstraZeneca su tre milioni di vaccinati.

In America si stima che ogni anno siano 900 mila i pazienti affetti da trombosi, l’equivalente di quasi due casi ogni mille abitanti. Uno studio pubblicato nel 2015 sull’epidemiologia della trombosi e dell’embolia polmonare in Europa, stimava che ogni anno fossero tra i 104 e i 183 i casi accertati ogni 100 mila abitanti.

È piuttosto probabile che si possano verificare, durante una vaccinazione a tappeto su grandi fette di popolazione, delle correlazioni casuali tra l’assunzione della dose e il verificarsi di una patologia. Basti pensare, che secondo la Fondazione Veronesi, la trombosi «è la terza malattia cardiovascolare più comune e comprende due condizioni interconnesse: l’embolia polmonare e la trombosi venosa profonda».

Quali sono i fattori di rischio più probabili

Anche i fattori di rischio associati alla patologia sono piuttosto comuni. Leggiamo quelle che riporta la Fondazione:

«Fumo di sigaretta, il consumo di alcol, la sedentarietà, alcune malattie croniche (cardiopatia, malattie polmonari, cancro, morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa), la gravidanza (fino a sei settimane dopo il parto) e l’utilizzo di farmaci a base di estrogeni (comegli anticoncezionali orali e i farmaci per ridurre i sintomi della post-menopausa)». 

Solo in Italia si stima che i casi ogni anno ammontino a 50 mila. Non è facile avere dei numeri precisi, perché almeno il 50% dei casi restano asintomatici e di difficile diagnosi. L’età è solo una delle condizioni che espongono al rischio. Secondo alcune stime si va dai 5 casi ogni 100 mila per anno nei ragazzi sotto i 15 anni; ai 500-600 casi ogni 100 mila per anno sopra gli 80 anni. Tra i fattori di rischio possiamo trovare anche l’obesità come vene varicose e scarsa mobilità. Ritenere che vaccinarsi contro la Covid possa essere un nuovo fattore di rischio è da considerarsi prematuro al momento.

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Foto di copertina: ANSA/LUCA ZENNARO | From today, the police officers receive the AstraZeneca COVID-19 vaccine from the health personnel of the Police, at the hub number 1 of the COVID vaccination center set up at the Pietro Ilardi Police Station. Genoa, Italy, 10 March 2021.

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