No, dietro al vaccino di AstraZeneca non c’è alcun business di feti abortiti

La teoria che vede un fantomatico business di feti umani per la fabbricazione dei vaccini continua e la continuiamo a smentire

Il 28 febbraio 2021 un tweet di Barbara Tampieri (@lameduck1960) propone agli utenti uno dei cavalli di battaglia dei NoVax contro i vaccini, in questo caso contro quello di Astrazeneca anti Covid19: il fantomatico utilizzo dei feti abortiti per la loro fabbricazione. Barbara, nel suo tweet, afferma di voler sapere quante dosi di vaccino Astrazeneca si potrebbero ottenere «con un singolo rene di feto umano». Al fine di sostenere la sua tesi, afferma che ci dovrebbero essere gli ordini e le bolle di consegna da parte dell’azienda per entrare in possesso di fantomatici feti umani, ma non è affatto così che funziona.

Per chi ha fretta

  • I vaccini non contengono cellule di feti abortiti.
  • Non esiste alcun business dei feti abortiti per produrre i vaccini.
  • Per la produzione del vaccino Astrazeneca viene usata una linea cellulare per la coltura del virus, ma si tratta di cellule coltivate da un singolo feto abortito nel 1973.

Analisi

Ecco il testo del tweet di Barbara (attualmente rimosso):

Mi piacerebbe sapere con un singolo rene di feto umano quante dosi di vaccino Astrazeneca si ottengono; com’è strutturata la filiera, chi glieli fornisce e come. Perché ci saranno ordini e bolle di consegna. Se non vedete la mostruosità della cosa siete già perduti.

Come mai questo tweet? C’è una possibile origine. A novembre 2020 circolava un video nel quale si affermava che il vaccino Astrazeneca conterrebbe cellule di un feto abortito. La prova? Un documento riguardante lo stesso vaccino dove viene riportato l’utilizzo delle cellule MRC-5.

Di cosa stiamo parlando? Di una linea cellulare di nome MRC-5, un gruppo di cellule coltivate in laboratorio da un unico feto abortito nel 1966. Cercando di spiegarlo nella maniera più grezza possibile, quelle che vengono usate oggi sono le “repliche” coltivate in laboratorio da un feto che non c’è più e per le quali non vengono utilizzati altri feti abortiti di origine umana.

Un aborto di convenienza dove una donna è stata ingaggiata per abortire a pagamento? Niente affatto, si trattava di un aborto legale che non prevedeva l’utilizzo del feto per scopi scientifici. Insomma, la narrativa diffusa dai NoVax riguardo una sorta di business dell’orrore, dove verrebbero fatte abortire delle donne per poi utilizzare i feti per la produzione in massa di vaccini, è di fatto una enorme falsità.

Il documento utilizzato per la narrativa NoVax è sbagliato, siccome per produrre il vaccino di Astrazeneca vengono usate le linee cellulari HEK 293 TREX derivate dalle cellule renali di un feto del 1973, ottenuto da un aborto terapeutico nei Paesi Bassi.

Conclusioni

Dietro la produzione dei vaccini Astrazeneca non esiste alcun business dei feti abortiti e in nessun modo questi vengono richiesti dalla società per la fabbricazione dei vaccini anti-Covid19.

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