L’Ue accusa AstraZeneca: «Consegnate solo 18 milioni di dosi». Gli Stati membri litigano sulla ripartizione dei vaccini

Il nodo è definire la soglia per una redistribuzione equilibrata delle fiale che alcuni Paesi non hanno voluto acquistare. Bruxelles insiste per agire in proporzione alla popolazione, ma i governi non sono d’accordo

L’Unione europea accusa AstraZeneca di aver consegnato finora in totale solo circa 18 milioni di dosi di vaccino contro il Coronavirus, mentre da contratto si era impegnata a spedirne 120 milioni nel primo trimestre del 2021. Cifra poi tagliata a 30 milioni, con una mossa che ha messo in grande difficoltà gli Stati membri che, come l’Italia, hanno puntato sul preparato dell’azienda anglo-svedese. Tuttavia, anche all’interno della stessa Ue, le posizioni dei vari governi sulla redistribuzione delle dosi in arrivo e su quelle che alcuni Paesi non hanno voluto acquistare sono ancora ben lontane dall’aver trovato una sintesi. Tanto che secondo fonti di Bruxelles sarà difficile raggiungere un accordo al Consiglio europeo in corso. La Commissione europea insiste per agire in proporzione alla popolazione, ma gli Stati membri avrebbero ormai abbandonato questa strategia. Il nodo è definire la soglia per una redistribuzione equilibrata.


Tutti sembrano invece d’accordo nel ritenere che, come si legge nella bozza del documento conclusivo del vertice, «la situazione epidemiologica del Coronavirus rimanga grave, per questo sarà necessario mantenere le restrizioni». Anche alla luce delle sfide poste dalle varianti Covid, inoltre, «le misure di prevenzione sui viaggi non essenziali devono essere mantenute». Mentre occorre allo stesso tempo «continuare a garantire il flusso senza ostacoli di merci e servizi all’interno del mercato unico, anche utilizzando i corridoi verdi».


Azioni legali contro AstraZeneca

Da Bruxelles è arrivata inoltre la notizia di una possibile dichiarazione di guerra della Commissione europea nei confronti di AstraZeneca. «Se non otterremo risultati soddisfacenti sul rispetto del contratto per la consegna delle dosi di vaccino procederemo per via legale, hanno fatto sapere fonti comunitarie. All’indomani di uno dei più grandi scandali a tema vaccini da inizio pandemia, che ha visto la casa farmaceutica al centro di un occultamento di fornitura nell’azienda Catalent di Anagni, l’obiettivo europeo è di ricevere le fiale promesse. «Non vogliamo vincere una causa legale per il fatto di vincerla, ma per ottenere più dosi», continuano da Bruxelles, «soprattutto per il secondo trimestre, sul quale c’è preoccupazione». Il riferimento è al «grande divario» tra dosi concordate e quelle effettivamente arrivate, oltre «alla confusione su quali lotti vanno a chi».

Scontro tra gli Stati sulle dosi da spartirsi

Un’altra questione centrale di cui si sta discutendo al Consiglio europeo, come detto sopra, riguarda la ripartizione dei vaccini in arrivo. Nonostante l’urgenza del tema, i governi degli Stati membri non sembrano in grado di allinearsi velocemente. «Le posizioni assunte sono ancora lontane, servirà ancora tempo per decidere quale metodo adottare», fanno sapere sempre da Bruxelles. Lo scontro si starebbe consumando sul principio, da sempre incoraggiato dalla Commissione europea, di una suddivisione delle dosi su base demografica. Ma questo criterio pare non mettere d’accordo tutti senza una solida alternativa di compromesso, almeno per il momento.

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