L’ex allenatore di Sinner: «Mente glaciale e la stessa voglia dei primi anni. E pensare che gli piaceva più lo sci» – L’intervista

Andrea Spizzica fu tra i primi a incontrare il talento altoatesino quando all’età di 7 anni arrivò al suo tennis club di Brunico: «Al campo arrivava sempre con il sorriso. Nonostante il successo, e la vittoria, ha mantenuto costante quella voglia di fare che aveva quei primi anni»

La vittoria al Challenger di Bergamo, quella del Next Gen Atp Finals di Milano, poi Melbourne e Sofia. Negli ultimi due anni il tennis mondiale ha cominciato ad accorgersi di Jannik Sinner. Lo hanno fatto soprattutto i suoi avversari. Con una mente e una freddezza estranee ai suoi 19 anni, il 2 aprile Sinner ha raggiunto un altro risultato importante. Nella semifinale dell’Open di Miami ha battuto lo spagnolo Bautista, ottenendo così la sua prima finale di un Masters 1000. Questo pomeriggio, le 19 italiane, Sinner scenderà in campo per sfidare il suo amico, e compagno di doppio Hubert Hurkacz.


Ma dietro allo sguardo serio e crucciato inquadrato dalle telecamere, c’è un ragazzo «che fuori dal campo non ha mai perso il suo sorriso e la sua semplicità». Andrea Spizzica, oggi tecnico della federazione italiana di tennis, è stato uno dei primi allenatori dello sportivo altoatesino, quando all’età di 7 anni il suo collega, Hebi Mayr lo portò al tennis club di Brunico, il Pustertaler tennis service. «È arrivato con questo ragazzino molto interessante. Io mi ero trasferito da poco da Roma e non parlavo una sola parola di tedesco e Sinner non parlava una sola parola di italiano, ma alla fine siamo riusciti a giocare».


Una capacità di apprendere fuori dal comune

Ma con una racchetta in mano la comunicazione diventava più semplice. Sinner viene da Sesto Pusteria. I due genitori, Siglinde e Hanspeter, gestiscono un rifugio. Lei cameriera e lui cuoco. Nella vita di Sinner non è però il tennis ad assorbire tutte le sue energie. «Se abiti a 1.600 metri di altitudine, e a novembre arrivano due fiocchi di neve, chiaramente il tuo primo pensiero è metterti un paio di sci. Si allenava con noi due volte alla settimana e il resto del tempo sciava», dice Spizzica.

Sinner aveva ottenuto buoni risultati nello slalom gigante, e ormai la sua strada sembrava quella del circo bianco. Difficile farlo salire di livello quando il tempo che poteva dedicare al tennis era poco. «Di lui sorprendeva proprio questo. La sua capacità di crescere nonostante non si allenasse tanto quanto gli altri», commenta Spizzica che ricorda un aspetto del carattere di Sinner che lo colpì più di altri. «Era sempre concentrato, una mente glaciale, e una capacità di apprendere fuori dal comune».

Dallo sci al tennis

Nella crescita di «un ragazzo sempre sereno», c’è poi la fatica di un’altra persona: quella del nonno. «Lo accompagnava ogni giorno agli allenamenti, a volte anche alla sette del mattino. Era una famiglia sicuramente già abituata agli sforzi degli orari della cucina vista l’occupazione dei genitori». Al campo da gioco «arrivava sempre con il sorriso», ma il problema è che sui campi di tempo ne passava poco. A un certo punto è arrivato così il momento di scegliere. I suoi allenatori lo dirottano definitivamente verso il tennis e Sinner sente che è il tempo di lasciare lo sci agonistico.

«Aveva una fisicità minuta. Quindi all’inizio abbiamo sfruttato alcune sue qualità, come la sua grande capacità di anticipo. Giocava molto bene dentro al campo, e a 13 anni era l’unico modo per continuare a farlo giocare ad alti livelli». Per Sinner, racconta poi Spizzica, la scelta è ricaduta sul tennis anche per un altro motivo: «Se sbagli una porta nello sci la tua gara è finita. Con la racchetta invece puoi sempre rimediare». E anche in questo ultimo torneo a Miami, Sinner si è fatto notare per le sua grande capacità di vincere in rimonta.

«Un esempio per i giovani»

Sinner, oggi 21esimo al mondo, se vincesse domani scalerebbe sette posizioni del ranking Atp. «Nonostante il successo, e la vittoria, ha mantenuto costante quella voglia di fare che aveva quei primi anni sui campi di Brunico. Ha un bel carattere, ma la sua mentalità lo aiuta a rimanere distante dalle distrazioni che possono catturare un ragazzo così giovane», dice Spizzica che si augura che il carattere armonioso fuori, ma glaciale in campo, rimanga lo stesso nel tempo: «Spero continui a essere d’esempio per questi giovani che pur venendo da un piccolo paese sanno di potersi giocare la propria chance. Sicuramente per lui non è stato facile spostarsi, a 14 anni, da un paesino piccolissimo in una nuova realtà dove si parla una lingua diversa. I primi tempi sono stati difficili, ma l’hanno reso più forte». 

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