Coronavirus, Brusaferro: «L’Italia ha raggiunto il plateau. Ma la discesa dei contagi sarà lenta»

Il presidente dell’Iss ha sottolineato come le terapie intensive si stiano stabilizzando sul 41% di occupazione, ma sempre sopra la soglia di allerta del 30%

In Italia l’epidemia di Coronavirus «ha raggiunto un plateau», ma la discesa dei contagi sarà «lenta». Il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, ha riassunto così nel corso della consueta conferenza stampa organizzata dal ministero della Salute l’andamento settimanale dell’infezione. Nella maggior parte delle regioni, ha aggiunto, l’incidenza dei casi positivi è in calo, ma ce ne sono ancora alcune in cui questo dato è in crescita e non bisogna quindi abbassare la guardia.


Entrando nei dettagli l’indice Rt nazionale è in decrescita a 0.92, ma in otto regioni (Basilicata, Campania, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Valle d’Aosta) supera ancora quota 1, mentre le terapie intensive si stanno stabilizzando sul 41% di occupazione, dunque sempre sopra la soglia di allerta del 30%. «C’è un sovraccarico dei servizi sanitari», ha spiegato Brusaferro, «anche l’incidenza è sempre elevata e circolano molto le varianti. Quindi bisogna adottare ogni misura utile per il contenimento del contagio». L’esperto ha poi osservato che «l’età media dei casi rimane sempre sotto i 50 anni e crescono gli asintomatici. La decrescita dei casi sta coinvolgendo tutte le fasce d’età, inclusi i giovani, tenendo però conto della chiusura delle scuole».


Quanto al tema delle riaperture, che tiene banco anche all’interno della compagine di governo, secondo il presidente dell’Iss è importante procedere verso uno scenario del genere, ma occorre farlo con grande cautela e flessibilità: «In questo contesto non esistono soglie definite per riaprire, ma esistono modelli e indicatori come il numero progressivo di popolazione vaccinata, la circolazione delle varianti e il livello di 50 casi ogni 100 mila abitanti che rende possibile il tracciamento».

Nel corso della conferenza stampa è intervenuto anche Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, che ha chiarito come l’impennata dei decessi registrata oggi (+718) sia dovuta alle correzioni apportate dalla Sicilia. Al netto del ricalcolo, nelle ultime 24 ore si registrano comunque 460 decessi: «Un numero ancora elevato», ha rimarcato Rezza, secondo il quale «bisogna fare il massimo sforzo per completare la vaccinazione delle persone anziane, dai 60 anni in su».

Con riferimento al caos sul vaccino AstraZeneca, infine, secondo Rezza è sbagliato parlare di dietrofront: «Il problema per AstraZeneca è aver indicato il vaccino prima per gli under 55 e poi per i più anziani, facendo apparire che ci sia stato un contrordine, ma non è stato così. Infatti, le conoscenze sono cambiate e si sono ampliate e si è visto che questo vaccino poteva prevenire ospedalizzazione e mortalità anche negli anziani. Poi, dopo i casi rari di trombosi, è stato dato un uso preferenziale per gli over 60. Gli over 60 hanno infatti un rischio elevato di morire di Covid e le reazioni avverse sono basse, quindi la vaccinazione ha un vantaggio notevole».

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