Riaprono le scuole, si fermano i vaccini per gli insegnanti. Con i ritardi sugli anziani, metà dei prof rischia la prima dose a fine anno scolastico

Secondo i dati di Orizzonte Scuola, al momento ha ricevuto almeno una dose di vaccino il 56% del personale scolastico. Ad aver completato il ciclo di iniezioni per ottenere l’immunizzazione è solo lo 0,87%

Per lo staff del Commissario Francesco Figliuolo si tratta di uno stop di poche settimane. Dipende da regione a regione. Di fatto potrebbe essere la fine del programma di vaccinazione dei docenti. La sera del 9 aprile il generale a capo del piano vaccinale ha firmato un’ordinanza che ridefinisce i criteri di priorità: prima gli anziani e tutti i soggetti fragili, poi tutti gli altri. Fra chi scende nella classifica delle persone da vaccinare con più urgenza ci sono anche gli insegnati per cui un fermo di qualche settimana vuol dire rimandare tutto alla fine dell’anno scolastico.


Una notizia che è stata accolta con parecchie critiche dal mondo della scuola, visto che proprio in questi giorni molti studenti stanno tornando a scuola, tanto che ora dovrebbero essere in presenza 8 studenti su 10, quasi un milione in più rispetto alla scorsa settimana, per un totale di 6,5 milioni. Da lunedì 12 aprile torneranno in classe tutti i bambini degli asili, delle scuole elementare e l’87% delle scuole medie. Per le superiori è previsto il rientro del 38% degli studenti, con l’alternanza del 50 e del 70% nelle regioni in cui è previsto.


I sindacati protestano

Gli effetti dell’ordinanza di Figliuolo si definiranno nel concreto nelle prossime settimane. Domani i sindacati incontreranno il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi per chiarire cosa succederà ai docenti nel piano di vaccinazione. Dalle informazioni diffuse insieme all’ordinanza chi ha già fatto la prima dose dovrebbe poter fare anche la seconda senza problemi. Non è chiaro invece cosa succederà ai docenti che hanno già un appuntamento.

I dati: personale scolastico, insegnati e dosi ricevute

Il personale scolasticolo è composto da 1.493.334 persone. In base agli ultimi dati a disposizone il numero dei docenti è di 729.668. Di questi la maggior parte, oltre 600 mila sono donne. L’età media invece è oltre i 54 anni. Dall’inizio della campagna vaccinale a questa categoria sono arrivate 1.106.170 dosi. Secondo Orizzonte Scuola, ad aver completato il ciclo di vaccinazioni però solo una piccola parte di loro: parliamo di meno di 6 mila. In totale quindi ha ricevuto almeno una dose di vaccino il 56% del personale scolastico ed è stato completamente vaccino solo lo 0,87%.

I ritardi nella campagna vaccinale

A motivare la scelta di Figliuolo sono stati i ritardi nella campagna vaccinale per gli anziani. Come abbiamo documentato in questo articolo, l’intenzione ben annunciata del Governo Conte II era quella di chiudere la prima fase della campagna vaccinale entro il mese di marzo e proteggere così gli anziani e le categorie più fragili. Non è andata esattamente così: solo il 38,8% degli over 80 ha ricevuto tutte e due e dosi di vaccino, completando così il ciclo di immunizzazione. Percentuale che si annulla se si guarda alla fascia tra i 70 e i 79 anni. Di questi solo il 2,5% è completamente vaccinato. Va meglio per gli ospiti delle Rsa: il 91,2% ha ricevuto almeno uno dose e il 75,5% ha completato il ciclo di immunizzazione. In tutto in Italia sono 12.820.510 le dosi somministrate. Sono state completamente vaccinate 3.882.469 persone.

I sindacati: «Per tornare a scuola in sicurezza servono le vaccinazioni»

«Se vogliamo riaprire la scuola in sicurezza è indispensabile che tutto il personale scolastico possa vaccinarsi», spiega Maddalena Gissi, segretario nazionale della Cisl scuola. L’accusa dei sindacati al governo Draghi è quella di essersi mossi troppo tardi, tanto da compromettere ora la ripartenza della didattica in presenza. Sulla stessa linea anche Antonello Giannelli, dell’Associazione nazionale dei presidi: «Fermare la campagna vaccinale per il personale scolastico è un provvedimento illogico. Siamo pronti a protestare con tutto il nostro dissenso: i docenti non sono dei privilegiati. Devono rientrare nelle categorie a rischio perché ogni giorno incontrano anche oltre 100 studenti diversi: possono diventare un facile veicolo di virus. Sarebbe assurdo non metterli in sicurezza».

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