I numeri in chiaro, Taliani: «Il dibattito in corso su scuola e coprifuoco non c’entra con il controllo dell’epidemia» – Il video

La professoressa di Malattie Infettive sul braccio di ferro tra Regioni e governo: «Ha motivazioni politiche». E sull’andamento del contagio: «Segnali positivi dai dati sui ricoveri»

Per Gloria Taliani, professoressa ordinaria di Malattie infettive all’Università La Sapienza di Roma, guardare l’andamento dei dati sulla pandemia di Coronavirus in questi giorni «è motivo di sollievo», perché in linea generale ci sono molti segni meno: «Calano i pazienti in isolamento domiciliare, i ricoverati con sintomi e quelli in terapia intensiva, e calano anche i decessi, anche se più timidamente». Su base settimanale, inoltre, non solo «abbiamo avuto una riduzione media giornaliera di 1.002 nuovi positivi, quindi consistente»; ma anche la percentuale di ospedalizzati sugli infetti «è calata del 3.4 per mille», mentre quella dei ricoverati in terapia intensiva sui positivi è scesa «10 volte meno, di 3 unità per 10 mila», e avrà quindi «tempi di deflessione più dilatati».


Se questo è il quadro dell’evoluzione del contagio nel nostro Paese, lo scontro tra governo e Regioni sulle riaperture, in particolare sulla didattica in presenza per il 70 o per il 60% degli studenti e sull’orario di inizio del coprifuoco alle 23 oppure alle 22, appare di difficile comprensione: «Avrebbe senso se discutessimo di soglie molto distanti, tra il 60 e il 10%. Oppure, per il coprifuoco, tra le 18 e le 23. Ma così, se ci sono delle ragioni per discuterne, certo devono essere di piccolo momento. La sensazione è che si tratti più di un dibattito politico che di un dibattito tecnico legato al controllo della pandemia».


Perché il punto vero rimane un altro: «La mia idea di fondo è che dobbiamo imparare a fare i conti con il Coronavirus su base individuale. Quello che davvero fa la differenza siamo noi. Dobbiamo capire che possiamo tornare al ristorante all’aperto la sera, ma che dobbiamo comunque seguire alcune norme, perché il controllo della pandemia è e resta un fattore molto affidato ai comportamenti individuali. Decreti e dpcm possono normali, ma siamo noi che dobbiamo attuarli. Quindi la strategia vincente è fare appello alla consapevolezza dei singoli».

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