Gelmini tende la mano alle Regioni: «Deroghe sulla didattica in presenza. Coprifuoco alle 22? Non durerà fino al 31 luglio»

La ministra prova a ricucire lo strappo con gli enti locali. Fedriga: «Convinto che nelle prossime settimane ci saranno modifiche al decreto». E la Conferenza Stato-Regioni chiede un incontro al premier prima della pubblicazione

Dopo le levata di scudi delle Regioni sul decreto Covid, la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini prova a ricucire lo strappo e tende una mano ai governatori sulla scuola e sul coprifuoco. Dal 26 aprile fino alla conclusione dell’anno scolastico, infatti, nelle zone gialle e arancioni l’attività in presenza sarà garantita ad almeno il 70% degli studenti, fino al 100%. Ma «se non sarà possibile assicurare queste quote, gli enti locali potranno derogare», ha precisato la ministra su Telelombardia, spiegando come i territori avessero chiesto al governo di «partire dal 60%» e di come si fosse raggiunto «un accordo in questo senso». Poi, però, durante il Consiglio dei ministri, il premier Mario Draghi «ha chiesto di fare uno sforzo ulteriore, ha posto un obiettivo minimo più alto per cercare di far tutti meglio, ogni giorno. Nel decreto ci sarà scritto 70%, ma non metteremo a rischio nessuno. Stiamo lavorando per trovare la quadra».


Gelmini ha chiarito inoltre che «il fatto che nel testo del decreto varato ieri non sia stato riprogrammato il coprifuoco, non significa che durerà fino al 31 luglio». Questa sarebbe, al contrario, «una lettura distorta del provvedimento». La ministra si è detta quindi «assolutamente certa che presto il coprifuoco sarà solo un brutto ricordo. È lo stesso decreto a dirlo, precisando che il Consiglio dei ministri potrà intervenire nelle prossime settimane con tagliandi periodici, modificando sia le regole per le riaperture, sia gli orari del coprifuoco».


Le Regioni chiedono un incontro urgente a Draghi prima che il decreto venga pubblicato

Sulla “fuga in avanti” del governo, accusato dalle Regioni di aver cambiato l’accordo raggiunto sul decreto, il cui testo definitivo non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è tornato anche Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli-Venezia Giulia e della Conferenza Stato-Regioni: «Sono convinto che nelle prossime settimane ci potrebbe essere una revisione. Ci auguriamo che i contagi siano in miglioramento, già oggi i numeri vanno in questa direzione». Ma gli enti locali vogliono ottenere da subito qualcosa di più, tant’è che i governatori hanno deciso di inviare una lettera al premier Draghi per sottoporre alla sua attenzione le modifiche al decreto che ritengono prioritarie: percentuale minima di didattica in presenza a scuola e orario di inizio del coprifuoco, per l’appunto.

Nella lettera, le Regioni si dicono disponibili a un incontro urgente, da fissare prima che il provvedimento venga pubblicato. Per dirla ancora con Fedriga: «Se si è deciso di aprire i ristoranti all’aperto anche la sera, bisogna dare la possibilità di stare aperti. Se un cliente deve stare a casa alle 22, c’è un’incoerenza. In una situazione già tesa per le categorie, sembra una presa in giro. La Conferenza ha proposto all’unanimità il coprifuoco alle 23, non ha proposto di stare aperti fino alle 5 come un rave party».

Gelmini: «Check sulle misure del decreto ogni due settimane»

«Stiamo andando verso le riaperture, e questa conquista non è la vittoria di Salvini, di Forza Italia o del centrodestra: è la vittoria degli italiani – sono le parole della minsitra per le Affari regionali, Mariastella Gelmini, nel corso della registrazione di Porta a Porta, su RaiUno -. Il coprifuoco non durerà fino al 31 luglio, e non vediamo l’ora di abolirlo. Ogni due settimane verrà fatto un check su tutte le misure previste dal decreto: il primo sarà a metà maggio – conclude -. Dispiace che la polemica sul coprifuoco abbia un po’ offuscato tutto il resto, ma questo è il decreto delle riaperture».

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