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Perché i vaccini anti Covid non possono ancora determinare la fine di tutte le restrizioni

28 Aprile 2021 - 08:00 Juanne Pili
Gli esperti si chiedono: è opportuno ridurre le misure restrittive adottate dato che è in atto la campagna vaccinale?

Un report del governo britannico suggerisce che futuri incrementi nei ricoveri per Covid-19 potrebbero riguardare in buona parte pazienti già vaccinati. Si stima che due terzi dei casi saranno costituiti da persone che hanno ricevuto tutte le dosi previste. Come si spiega questo apparente paradosso? È importante capirlo, perché presentato in questi termini il documento si presta a fraintendimento, confondendo i potenziali effetti negativi di riaperture mal gestite con una visione semplicistica del ruolo dei vaccini.

Parliamo infatti di modelli riguardanti le conseguenze di un totale allentamento delle misure di contenimento a seguito della vaccinazione di massa. Attenzione allora a non confondere la domanda alla base del report con la sua conclusione. Gli esperti si chiedono: è opportuno ridurre tutte le misure restrittive adottate per limitare la trasmissione del nuovo Coronavirus, dato che è in atto la campagna vaccinale?

Da poco un documento dell’Ecdc mostrava per esempio, che i vaccini approvati dall’Ema – sulla base di studi preliminari – potrebbero ridurre anche il diffondersi del virus; mentre ancora oggi le case farmaceutiche assicurano «solo» una protezione dai sintomi gravi della Covid-19, senza impedire necessariamente il contagio. Anche i timori sulle varianti sembrano attualmente poco fondati. Ricordiamo inoltre che i soggetti vaccinati avranno la protezione prevista a due settimane dall’inoculazione. In questo articolo esaminiamo brevemente il contenuto del report britannico e passiamo poi ad analizzare due esempi reali avvenuti di recente in Cile e in India, che sembrano rispecchiare i modelli.

Possiamo già allentare le misure di contenimento?

Nel Regno Unito i ricercatori si aspettano a prescindere che una quota relativamente importante di ricoveri riguarderà i vaccinati. Ed è piuttosto normale. Questo non implica avere numeri elevati in assoluto. Pensiamo alle epidemie di morbillo, in cui risulta già una quota di persone malate vaccinate; questo perché la maggior parte delle persone è stata immunizzata. Parliamo quindi di «rischio relativo».

Il report fa un «riepilogo su ulteriori modelli di allentamento delle restrizioni». Cosa potrebbe succedere? Non è facile fare delle previsioni, perché non possiamo tener conto con dati chiari del declino dell’immunità generata dai vaccini nel corso del tempo, né dell’influenza di future varianti Covid.

Dato che buona parte delle vaccinazioni sono destinate alle fasce più a rischio della popolazione, vista l’impossibilità di avere una immunità che permanga senza richiami e la mancanza di vaccini efficaci al 100%, è piuttosto pacifico che in futuro, con l’allentamento prematuro delle misure di contenimento, con una popolazione totalmente vaccinata, i casi – per quanto ridotti – riguarderanno per forza una quota considerevole di persone vaccinate. 

Quindi in situazione con una eventuale ripresa sia dei ricoveri, quanto dei decessi, risulterebbero vaccinati tra il 60% e il 70% dei casi. Ciò significa che i vaccini non servono? No, significa che da soli non bastano, come era stato già compreso in precedenti studi. I nuovi picchi registrati recentemente in Cile e in India sembrano rispecchiare questo genere di modelli. Insomma, accompagnare una pur virtuosa campagna vaccinale a un falso senso di sicurezza, senza conservare tutte le precauzioni di protezione e distanziamento sociale, non sembra proprio una buona idea.

Il caso cileno

In Cile è stato applicato un piano vaccinale estremamente efficiente. Eppure il numero di casi è tornato a salire in maniera preoccupante e le terapie intensive sono tornate a riempirsi. Il governo cileno aveva stretto accordi con la casa farmaceutica cinese Sinovac Biotech, distribuendo con celerità il suo vaccino CoronaVac. Metà della popolazione adulta (oltre sette milioni di persone) è stata inoculata con la sola prima dose. Gran parte erano lotti di CoronaVac. Ora il Cile ha chiuso di nuovo i confini e i suoi 18 milioni di abitanti tornano in isolamento.

Secondo l’infettivologa Claudia Cortés della clinica Santa Maria di Santiago, «con una dose, sappiamo che la protezione è molto debole». Ed effettivamente dal Cile giungono alcune testimonianze di pazienti ricoverati con Covid-19 poco dopo aver ricevuto il vaccino. Puntare sulla massima diffusione delle sole prime dosi di vaccino – col rischio di lasciare buona parte della popolazione senza il richiamo – non sarebbe una buona idea. Una seconda dose con vaccino diverso è una delle possibili soluzioni proposte altrove, per esempio in Danimarca, dopo la sospensione di AstraZeneca, ma presenta altre incognite perché nelle sperimentazioni non è stato possibile verificare efficacia e sicurezza, anche se teoricamente non dovrebbero esserci problemi.

Da un recente studio condotto in Cile, che tiene conto di oltre dieci milioni di inoculati, si evincerebbe che il vaccino distribuito previene la morte nell’80% dei casi, mentre proteggerebbe dai sintomi della Covid-19 per un 67%. Queste affermazioni si intendono verosimilmente a partire dalla seconda dose. Per quanto riguarda invece la prevenzione dall’infezione, i ricercatori «suggeriscono» una stima del 56,5% per la seconda dose, che scende drasticamente al 3% con la prima. Per il governo cileno il problema non dipenderebbe dalla mancata efficacia dei vaccini, quanto dal lassismo generatosi a seguito dell’inoculazione, con un allentamento precoce delle misure di contenimento.

Resta in campo anche l’ipotesi che la presenza della variante Covid P.1 proveniente dal Brasile, possa aver giocato un ruolo. Certamente parliamo di una variante di maggiore preoccupazione (VOC), tuttavia non abbiamo invece evidenze rilevanti del fatto che possa sabotare l’efficacia dei vaccini anti-Covid. 

Il caso indiano

Una dinamica analoga potrebbe essere avvenuta anche in India, dove si registra ugualmente un picco di casi e una crisi delle terapie intensive, dove abbiamo ugualmente una poderosa campagna vaccinale, in buona parte con un vaccino prodotto localmente.

In India sono emerse ugualmente delle varianti, una in particolare interessa alcuni campionamenti condotti nello stato del Maharashtra. Anche in questo caso abbiamo visto la tendenza di puntare il dito su vaccini o mutanti del virus, mentre si trascurano altri fattori che potrebbero aver giocato un ruolo di maggiore impatto, quelli legati alle misure di contenimento diverse da quelle adottate in Occidente.

Foto di copertina: ANSA/LUCA ZENNARO | Un momento della manifestazione dei ristoratori genovesi di #protestaligure con e senza dehor (che da due settimane hanno montato una tenda sotto Regione Liguria per sollecitare le riaperture) e che protestano contro la decisione di non far riaprire i locali al chiuso, Genova, 26 Aprile 2021.

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