Monitoraggio Iss, l’indice Rt torna a salire a 0,85. Brusaferro: «Il quadro resta impegnativo. L’età mediana dei nuovi casi è a 42 anni»

Il presidente dell’Iss: «Il quadro complessivo resta impegnativo. Diminuiscono i nuovi casi tra le classi d’età vaccinate». Rezza: «Per il richiamo con AstraZeneca non ci sono cambiamenti. Monitorare le riaperture»

Torna a salire l’indice Rt nazionale che, dopo una settimana in calo a 0,81, è tornato a quota 0,85. Lo stesso valore registrato nella settimana precedente alle riaperture previste dall’ultimo decreto Covid. La risalita della curva pandemica non può quindi essere spiegata con le riaperture stesse, dato che l’odierno monitoraggio dell’Iss si riferisce al periodo compreso tra il 12 e il 18 aprile. Tre regioni risultano avere un indice Rt puntuale maggiore di uno: Basilicata, Campania e Sicilia. Tra queste, Campania e Sicilia hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 2. Tutte le altre di tipo 1.


La circolazione delle varianti Covid

Con riferimento alla circolazione delle varianti Covid, una nuova indagine condotta dall’Iss e dal ministero della Salute, insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, dà conto di come al 15 aprile quella “‘inglese” sia ormai pari al 91,6% dei casi, quella ‘brasiliana‘ al 4,5%. Le altre varianti monitorate sono sotto lo 0,5%, con un singolo caso di cosiddetta variante “indiana” (B.1.617.2) e 11 di quella “nigeriana” (B.1.525). Una particolare attenzione dovrà essere riservata alla variante “brasiliana”, perché mentre in Italia la campagna di vaccinazione «sta procedendo ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate».


Incidenza settimanale e ricoveri

Secondo i primi numeri comunicati dall’Istituto superiore di sanità migliora comunque il dato dell’incidenza, con i casi calati a 146,4 ogni 100 mila abitanti rispetto ai 157,4 dei sette giorni precedenti. Scende ancora, ma rimane comunque alto, il numero di regioni che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o in area medica sopra la soglia critica: sono 8 contro le 12 della settimana precedente. A livello nazionale, il tasso di occupazione in terapia intensiva è pari alla soglia critica (30%), mentre quello in area medica è sceso al di sotto (32% rispetto al 40%). In valori assoluti si registra una diminuzione nel numero di persone ricoverate in rianimazione, che passa da 3.151 (20/04/2021) a 2.748 (27/04/2021). Anche il numero di persone ricoverate in area medica passa da 23.255 (20/04/2021) a 20.312 (27/04/2021).

Gli scenari per il futuro

Passando agli scenari per il futuro, 11 regioni hanno una classificazione di rischio moderato, di cui nessuna ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane: Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Bolzano, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto. Mentre 10 regioni hanno una classificazione di rischio basso: Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Molise, Trento, Sardegna, Umbria e Valle d’Aosta.

Brusaferro: «Il quadro complessivo resta impegnativo»

«Il quadro complessivo resta ancora di un livello impegnativo nonostante una diminuzione dei nuovi casi. Tre regioni hanno un Rt maggiore di 1 e anche se l’incidenza è in diminuzione resta ancora elevata. Quindi occorrono misure di mitigazione». Così il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, a margine della conferenza stampa sull’analisi dei dati del monitoraggio della Cabina di Regia.

«In molti paesi europei c’è una curva in crescita – prosegue il presidente dell’Iss – mentre in Italia c’è una decrescita della curva, ma sempre lenta. Per quanto riguarda l’incidenza riportiamo due flussi: quelli Iss, che vede una decrescita a domenica scorsa ed è pari a 146 contro 157 della settimana precedente. Il flusso del ministero a ieri sera indica l’incidenza a 148 per 100mila abitanti contro 159 della scorsa settimana».

Brusaferro: «L’età mediana dei casi scende a 42 anni. Diminuiscono i nuovi casi tra le classi d’età vaccinate»

«Decresce l’età mediana dei casi di Covid-19 in Italia, collocandosi a 42 anni. E calano i casi nelle varie fasce d’età, prova indiretta dell’efficacia della vaccinazione, così come calano i casi tra gli operatori sanitari – ha proseguito il professor Brusaferro -. Il dato delle vaccinazioni è in crescita soprattutto per lo sforzo di questi giorni. Le vaccinazione  per la fascia over 80 hanno superato l’80%, si avvicinano al 60% nella fascia 70-79 anni».

Rezza: «Per il richiamo con AstraZeneca non ci sono cambiamenti. Monitorare le riaperture»

Presente alla conferenza stampa anche il professor Gianni Rezza, direttore direttore della prevenzione del ministero della Salute che ha fatto il punto sulla campagna vaccinale e, in particolare, sui richiami con il preparato AstraZeneca. «Per il vaccino AstraZeneca per ora non cambia nulla e non sono state prese decisioni diverse rispetto alle ultime settimane e rispetto al pronunciamento Ema – ha spiegato il professor Rezza. «Non ci sono evidenze di eventi avversi con la seconda dose – ha precisato -. Così come per AstraZeneca abbiamo usato più cautela mettendo un limite di età per la prima dose. Così per le riaperture bisogna usare cautela e gradualità tenendo sott’occhio tutti gli indicatori precoci di allarme».

Foto in copertina: Ansa/Andrea Canali

Leggi anche: