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Bassetti: «Contro i tifosi interisti attacchi ipocriti: si potevano riaprire anche gli stadi come i cinema. Sapevano tutti che sarebbe successo» – L’intervista

03 Maggio 2021 - 12:36 Fabio Giuffrida
Parla a Open il direttore della clinica di Malattie infettive al San Martino di Genova secondo cui sarebbe bastato «riaprire lo stadio con una capienza al 15 per cento» per evitare quanto accaduto ieri a Milano. E sul coprifuoco: «Una farsa, non ha senso così»

Hanno fatto discutere le immagini che arrivano da Milano dove Piazza Duomo, ieri 2 maggio 2021, è stata invasa da migliaia di tifosi dell’Inter che hanno festeggiato il 19° scudetto. Nel tardo pomeriggio si potevano contare ben 30 mila persone, tutte assembrate, in uno spazio ridotto, nel pieno della pandemia del Coronavirus. Un fatto, che rischia di avere ripercussioni sulla situazione epidemiologica e che poteva essere evitato, come conferma a Open Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive al San Martino di Genova. «Solo chi aveva le fette di prosciutto sugli occhi poteva pensare che non ci sarebbe stata una festa scudetto, c’era già stato un precedente davanti allo stadio di San Siro. Da mesi dico che sarebbe stato giusto riaprire gli stadi, in totale sicurezza e con capienza limitata. Non capisco perché non sia stato fatto. Chiedo che ci non l’ha fatto se ne assuma la responsabilità. Tutti sapevano che sarebbe successo. Tutti».

Le immagini degli assembramenti in Piazza Duomo a Milano

«Paese ipocrita, disorganizzato e con due pesi e due misure»

Cosa succederà tra due settimane? Esploderanno i contagi? «Questo non lo posso sapere, può essere che non succeda nulla. Il problema è che non è serio vedere una cosa del genere, da una parte dici “non puoi andare a fare niente”, dall’altra 30 mila persone festeggiano senza mascherina. Questo è un messaggio che non è bello per il nostro Paese. Siamo disorganizzati e con due pesi e due misure», tuona. Un fatto che, secondo Bassetti, «si poteva evitare magari mettendo un mega schermo a San Siro dove si potevano accogliere 10 mila persone, ordinate con il distanziamento. Il problema, quindi, è l’ipocrisia dell’Italia. Io nn posso andare al ristorante con mio figlio, però 30 mila possono andare al Duomo senza mascherina e niente. Due pesi due misure, questo la gente non lo accetta più. É evidente che ci vuole serietà, questa non è serietà».

«Perché teatri e cinema sì e gli stadi al 15% no?»

La proposta di Bassetti è sempre stata quella di riaprire gli stadi in totale sicurezza consentendo l’ingresso, con distanziamento e mascherine, a un numero ridotto di tifosi. «Gli stadi sono tra i luoghi più sicuri che ci siano – spiega – basta impostare una capienza del 10-15 per cento, non dico al 25 come quella a cui arriveremo tra un mese per gli Europei. Mettiamo, poi, un tifoso ad almeno 3 metri dall’altro, con mascherine, all’aperto, con percorsi di ingresso e uscita. Gli spagnoli, ad esempio, lo fanno al 40-50 per cento negli stadi per il tennis. Perché noi no? Dove sarebbe stato il problema? La mia idea, tra l’altro, era quella di dare un segnale di ritorno alla normalità, riaprendo gli stadi, almeno nelle ultime due partite di campionato. Lo abbiamo fatto con cinema e teatri che sono al chiuso. Perché con gli stadi no? Mi sembrava una cosa di buon senso».

«Ne usciremo forse tra 5 anni»

«Nel nostro Paese manca il buon senso, la verità è che nessuno si prende la responsabilità di decidere perché poi qualcuno ti dirà “hai sbagliato”. Da questi lacci, in cui siamo entrati col Covid, l’Italia ne uscirà tra 5 anni mentre gli altri Paesi diranno “la pandemia è sotto controllo, questa misura non serve più”. Noi, chissà tra quanto tempo… chissà quanto servirà per dire che ai negozi non serviranno più alcune misure di contenimento della pandemia. Magari ci diranno “aspetta un attimo a toglierla perché magari potrebbe esserci un rischio”. Il nostro sistema ha bisogno di un restyling», aggiunge.

«Il coprifuoco? Una farsa, non ha senso»

Bassetti, poi, torna a parlare del coprifuoco alle 22. Ha ancora senso? Secondo lui no: «Una farsa, che senso ha dire alla gente che alle 22 deve stare a casa se poi le persone vanno lo stesso in giro? Questa norma fa peggio al controllo della pandemia perché crea assembramenti e li concentra in poche ore della serata. Leggi che nessuno rispetta e per la quale bisogna capire se servano davvero a qualcosa. Per me non servono a niente. Aveva senso dire “apriamo alle 23”, poi tutti a casa». Poi c’è anche il problema dei controlli: «Come fai a controllarli? La stessa polizia non ha compreso la norma. Gli agenti sono cittadini come noi, sono i primi che non capiscono l’utilità di queste misure, così diventa difficile farle rispettare. C’è troppa confusione».

OPEN | Coprifuoco alle 22? Non proprio. A Milano si continua a fare serata. E nessuno passa a controllare

«Che differenza ha se vado al ristorante fino alle 22 o alle 23? Questa è un’ipocrisia – conclude – La norma del coprifuoco sarebbe dovuta servire a disincentivare le persone a uscire di casa. Nella realtà concentra le persone in poche ore e, dunque, crea l’effetto contrario causando assembramenti. Quindi o fai il coprifuoco con bar e ristoranti chiusi oppure, nel momento in cui riapri, devi allargare l’orario e dare più respiro, almeno fino alle 23. Altrimenti si crea l’effetto ripicca da parte degli italiani che fanno tutto lo stesso, party clandestini compresi».

Foto in copertina: ANSA/Mourad Balti Touati

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