Coronavirus, cresce l’allerta in Giappone: stato di emergenza in altre tre prefetture. Australia, nuovi dati sui casi di trombosi

La stretta, annunciata a sorpresa dal governo nipponico, riguarda Hokkaido, Okayama e Hiroshima, colpite duramente dalla pandemia. L’ente regolatore australiano su AstraZeneca: 18 casi su 1,8 milioni di inoculazioni

GIAPPONE

EPA/KIMIMASA MAYAMA | In Giappone è stato vaccinato solo il 3% della popolazione.

Campagna di vaccinazione a rilento

Il Giappone dichiarerà lo stato di emergenza in altre tre prefetture (Hokkaido, Okayama e Hiroshima) colpite duramente dalla pandemia di Covid-19. Lo ha comunicato oggi, 14 maggio, il ministro dell’economia Yasutoshi Nishimura, con una decisione a sorpresa che riflette le crescenti preoccupazioni sulla diffusione del virus nel Paese. Attualmente lo stato di emergenza riguarda Tokyo, Osaka e altre quattro prefetture (su 47 in cui è diviso il Paese), fino al 31 maggio. «Ci sono state varie opinioni espresse nella riunione (con gli esperti). Sulla base di queste opinioni, abbiamo modificato la nostra proposta originale e siamo arrivati a questa nuova decisione e abbiamo ottenuto l’approvazione», ha detto Nishimura ai giornalisti dopo la riunione. In Giappone la campagna di vaccinazione prosegue a rilento. Attualmente, stando a quanto riferito dall’agenzia Reuters, solo il 3% della popolazione è stata vaccinata.


AUSTRALIA

ANSA | Il vaccino di AstraZeneca.

Inoculate 1,8 milioni di dosi di AstraZeneca

In Australia sono stati pubblicati oggi nuovi dati relativi ai rari casi di trombosi in persone che hanno ricevuto il vaccino anti-Covid di AstraZeneca. Secondo il report stilato dall’ente regolatore dei farmaci Therapeutic Goods Administration (Tga), i casi confermati di coagulo di sangue con conta delle piastrine bassa, detto trombosi con sindrome di trombocitopenia (Tts), sono attualmente 18 (due nell’ultima settimana). In Australia, sono state inoculate complessivamente 1,8 milioni di dosi del vaccino di AstraZeneca, con un’incidenza quindi di un caso su 100 mila dosi. Dati che, secondo l’ente regolatore, sono in linea con quelli registrati in altri Paesi.


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