«L’1% più ricco finanzi una dote per i 18enni»: Letta propone una tassa di successione al servizio dei giovani

L’idea del segretario del Pd per ridurre le diseguaglianze sociali. Ma Draghi: «Mai parlato di questa ipotesi». Ecco come potrebbe funzionare

L’idea originaria è di Fabrizio Barca, che l’aveva ribattezzata eredità universale o di cittadinanza. E l’obiettivo è ridurre le diseguaglianze sociali, aggravate dalla pandemia di Coronavirus. Adesso il segretario del Pd, Enrico Letta, ha deciso di rilanciare la proposta, i cui contorni devono ancora essere chiariti, ma che certamente farà discutere: «Su 7 del Corriere lancio la proposta di una dote per i 18enni. Per la generazione più in crisi un aiuto concreto per studi, lavoro, casa. Per essere seri va finanziata non a debito (lo ripagherebbero loro), ma chiedendo all’1% più ricco del Paese di pagarla con la tassa di successione».


Fonti dem spiegano che le risorse necessarie per finanziare la dote – che nella proposta di Barca equivaleva a un bonus di 15 mila euro senza vincoli, in quella di Letta a 10 mila euro legati all’Isee – verrebbero ricavate, per l’appunto, aumentando la tassa di successione. Imposta che in Italia è ben al di sotto della media Ocse, come certificato dall’ultimo rapporto sulla tassazione dell’eredità pubblicato l’11 maggio dall’organizzazione internazionale. Nelle intenzioni del Pd, l’aumento scatterebbe solo per i patrimoni che superano 1 milione di euro e sarebbe progressivo, con aliquota massima applicabile solo sopra i 5 milioni di euro. Anche così, la tassa di successione italiana resterebbe più bassa rispetto a quella pagata negli altri Paesi europei.


Come certificato dall’Ocse, infatti, l’Italia è uno degli Stati in cui la tassa sull’eredità è più bassa in assoluto (4%) e in cui per contro è più alta la soglia di esenzione, inferiore solo a quella in vigore negli Stati Uniti, dove però si applica un’aliquota del 40%. In Germania il prelievo va dal 20% al 40%, in Francia dal 5% al 45%, in Spagna dal 5% al 35%, in Giappone sfiora il 50%. Incrociando aliquote e soglie di esenzione per gradi di parentela, emerge come l’Italia ricavi dalla tassa di successione una quota del suo gettito complessivo inferiore allo 0,2%, contro una media Ocse dello 0,5%. La Francia si avvicina all’1,5%, la Gran Bretagna allo 0,7%. Mentre Stati Uniti, Germania e Spagna sono attorno allo 0,5%. Tradotto in soldoni da Italia Oggi, significa che lo Stato italiano raccoglie dalla tassa di successione meno di un miliardo di euro all’anno, mentre in Germania si generano più di 7 miliardi e in Francia 14 miliardi.

Letta, come anticipato dal Corriere della Sera, in cambio di una riforma della tassa di successione si dice pronto a «venire a patti anche sulla legge elettorale» con le altre forze politiche che sostengono il governo Draghi. Nell’intervista che uscirà domani sul magazine 7, il segretario del Pd spiega: «Il mio sogno è trattenere i ragazzi italiani in Italia, senza però farli restare in casa con mamma e papà fino a 30 anni. Il problema principale del nostro Paese è che non fa più figli. Ci vuole una dote per i giovani, finanziata con una parte dei proventi della tassa di successione, e un accesso ai mutui-abitazione anche per chi non ha genitori in grado di fornire garanzie».

D’altra parte, gli economisti Tito Boeri e Roberto Perotti hanno scritto su Repubblica che negli ultimi 20 anni i 5.000 italiani più ricchi (pari allo 0,01% della popolazione) hanno visto «triplicare» la propria quota di patrimoni complessivi, mentre il 50% più povero ha accusato «una riduzione dell’80% della ricchezza netta». Proprio i passaggi ereditari vengono identificati come «il principale motivo di concentrazione della ricchezza». Ma Boeri e Perotti fanno notare anche come l’imposta di successione nel nostro Paese si scontri con un «problema fondamentale», ovvero con il fatto che la casa è la forma principale di detenzione della ricchezza: «Se i figli non hanno liquidità sono costretti a vendere la casa, un risultato indesiderabile se si tratta dell’unica casa di famiglia».

C’è poi da tener conto della sempre rimandata riforma del catasto. Tuttavia questi problemi, secondo i due economisti, risulterebbero «limitati nel caso di grandi successioni, diciamo superiori a 1 milione di euro o anche di più». Proprio la fascia che la proposta di Letta vorrebbe “colpire”. Ma l’idea non piace al premier Mario Draghi, che presentando il decreto Sostegni bis ha dichiarato: «Non ne abbiamo mai parlato, ma non è il momento di prendere i soldi ai cittadini. Bensì di darli».

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