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Un anno dopo la morte di George Floyd la legge per riformare la polizia degli Stati Uniti è ancora ferma

Dall'inizio del 2021, 408 persone sono state uccise dalle forze dell'ordine. Ma il programma di riforme per contrastare l'eccessivo uso della forza da parte degli agenti non è ancora riuscito a superare il voto del Senato

«Per favore, non riesco a respirare». Frasi sussurrate, le poche che i microfoni degli smartphone sono riusciti a registrare degli ultimi momenti di vita di George Floyd. 46 anni, afroamericano, Floyd venne ucciso il 25 maggio 2020 da un poliziotto che per 8 minuti e 46 secondi premette il ginocchio sul suo collo fino a non farlo più respirare. Oggi Minneapolis torna in strada, un anno dopo quell’omicidio e le proteste del movimento Black Lives Matter. La città si prepara di nuovo a una lunga marcia tra i luoghi più simbolici della vita di Floyd. Mentre la famiglia del 46enne sarà ricevuta alla Casa Bianca dal presidente americano Joe Biden.

L’eccezionalità di Derek Chauvin

L’anniversario cade a poco più di un mese dalla condanna a 40 anni di carcere per Derek Chauvin, l’agente di polizia giudicato colpevole di omicidio per la morte di George Floyd. Una condanna che ha riacceso le speranze degli attivisti per i diritti civili di vedere una riforma del sistema di polizia americano. Nonostante la condanna di Chauvin, i processi contro agenti di polizia continuano a essere estremamente rari – osserva Human Rights Watch – e le condanne lo sono ancora di più. La mancanza di conseguenze penali ha fatto passare il messaggio che qualsiasi atto può rimanere impunito. Dall’inizio del 2021 sono già 408 le persone che sono state uccise da agenti di polizia negli Stati Uniti. Secondo i dati raccolti dal sito di monitoraggio Mapping police violence, per le persone afroamericane è tre volte più probabile essere uccise dalla polizia rispetto a quelle bianche. Tra il 2013 e il 2020 il 98,35% delle morti causate da agenti polizia sono rimaste impunite.

L’immunità

Gli agenti di polizia continuano infatti a essere protetti da quella che viene chiamata “immunità qualificata”, una norma che negli Stati Uniti permette agli agenti di essere immuni da cause civili. Un’immunità a cui il presidente americano Joe Biden aveva promesso di mettere fine durante i suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca ed entro l’anniversario della morte di George Floyd. Eppure il George Floyd Justice in Policing Act, il progetto di riforma della polizia per adottare misure per contrastare l’eccessivo uso della forza, è ancora fermo al Senato. Approvato a giugno del 2020 dalla Camera dei Rappresentanti, sul disegno di legge non sembrano esserci stati passi avanti, anche se la Casa Bianca ha assicurato che stanno continuando i negoziati tra le varie forze politiche. Il testo della riforma vieterebbe la pratica della strozzatura da parte degli agenti federali e porrebbe fine all’immunità qualificata per le forze dell’ordine, oltre a creare standard nazionali per rafforzare norme attraverso cui gli agenti siano ritenuti responsabili degli abusi commessi.

Riforme locali

In attesa dell’approvazione del disegno di legge che porta il nome di George Floyd, sono diverse le riforme approvate a livello locale. Molte città, facendo seguito al motto di Defund the Police, ovvero la richiesta di tagliare i fondi destinati alla polizia, hanno riallocato risorse dai dipartimenti di polizia ad altre parti dei bilanci delle loro amministrazioni. Los Angeles ha accettato di tagliare 150 milioni di dollari dal dipartimento di polizia. La stessa cosa è accaduta a Baltimora. Altri provvedimenti sono stati presi nell’ambito della trasparenza. Per esempio, il 23 giugno 2020 scorso il governatore della Georgia, Bill Kemp, ha firmato un disegno di legge bipartisan che richiede agli agenti di polizia di documentare quando qualcuno è soggetto a un crimine di odio su base razziale, dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere, religione, o nazionalità.

Tuttavia, da Seattle ad Austin, le misure prese dalle amministrazioni cittadine si sono incentrate quasi solamente sul proibire le pratiche di soffocamento. In tutto il Paese, la polizia continua infatti ad usare in modo sproporzionato la forza contro le persone, in particolare contro afroamericani, ispanici, e coloro che vivono in situazioni di povertà, maggiormente esposte alla violenza delle autorità. Come riporta inoltre un’analisi di Axios, il sostegno dei cittadini americani a una riforma della polizia si è ormai affievolito. Dopo la morte di Floyd era molto alto. In particolare la popolazione bianca appare riluttante a sostenere riforme più significative della polizia.

Immagine copertina: Vincenzo Monaco

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