Strage di Mottarone, le accuse della procura: «Evitato lo stop solo per soldi. Pene elevatissime per condotta sconsiderata»

Secondo i pm, le tre persone fermate hanno agito «in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza»

Solo per soldi. Gabriele Tadini, capo servizio della funivia di Mottarone – fermato ieri, 26 maggio, all’alba -, lo ha ammesso nel corso dell’interrogatorio, la Procura di Verbania che indaga sulle cause della strage di domenica scorsa lo ha ribadito nel decreto di fermo: non era la prima volta che il sistema frenante di emergenza della funivia veniva disattivato e che «i blocca freni venivano deliberatamente e ripetutamente inseriti». Scelte «di cui erano stati ripetutamente informati» Enrico Perocchio e Luigi Nerini, rispettivamente direttore di esercizio e amministratore di Ferrovie del Mottarone – anche loro fermati -, che erano d’accordo con Tadini sulla decisione di manomettere l’impianto e rimandare gli interventi di manutenzione. Il fermo dell’impianto avrebbe infatti avuto «ripercussioni di carattere economico». Decisioni che sono alla base del crollo della cabina in cui hanno perso la vita 14 persone, e in cui un bambino, Eitan, è rimasto gravemente ferito.


Il decreto di fermo della Procura

I magistrati della procura di Verbania nel decreto di fermo che ha condotto in cella i tre sottolineano la «sconsiderata condotta» che «ha determinato» la «morte di quattordici persone e lesioni gravissime a un minore di cinque anni». Nel caso in cui fossero accertate le responsabilità, per ognuno la pena detentiva sarebbe «elevatissima». La Procura ha fatto anche presente che per gli indagati «sussiste il pericolo concreto» di fuga. I pm hanno aggiunto che i fatti contestati sono di «straordinaria gravità». I tre uomini hanno consapevolmente eluso «gli indispensabili sistemi di sicurezza dell’impianto di trasporto per ragione di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza finalizzate alla tutela dell’incolumità e della vita» dei passeggeri.


Leitner spa: «Ci costituiremo parte civile». E sui freni: «Il 30 aprile gli ultimi controlli»

La Leitner Spa si costituirà parte civile nel procedimento giudiziario per la tragedia della funivia. A renderlo noto è la stessa società, con sede a Vipiteno. Il presidente ha riservato ai responsabili parole durissime su quanto accaduto domenica scorsa: «La manomissione degli impianti di sicurezza che ha portato alla tragica morte di 14 persone – dichiara Anton Seeber – è un atto gravissimo. L’utilizzo dei cosiddetti forchettoni è espressamente vietato con persone a bordo. Per tutelare l’immagine dell’azienda, dei suoi collaboratori e di tutto il settore abbiamo deciso che ci costituiremo parte civile – ha concluso -. Eventuali risarcimenti verranno devoluti alle famiglie delle vittime».

La società, per bocca del suo presidente, ha poi ribadito di aver «sempre risposto con tempestività a ogni richiesta di intervento da parte del gestore». In particolare Leitner ha fatto sapere a quando risalgono gli ultimi interventi sulla Stresa-Mottarone. «Una società incaricata da Leitner ha effettuato il 30 aprile 2021 (con comunicazione degli esiti datata 3 maggio 2021) controlli ai freni vettura, con verifiche di funzionalità, senza riscontrare problemi e procedendo alla ricarica degli accumulatori delle centraline idrauliche che azionano i freni sulla fune portante. Da quel giorno a Leitner non sono arrivate altre richieste d’intervento e segnalazioni in merito a malfunzionamenti dell’impianto frenante».

Cirio: «Abominevole mettere a rischio le vite per soldi»

A proposito degli ultimi sviluppi dell’inchiesta, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio usa parole durissime nei confronti dei responsabili della tragedia: È «inaccettabile e abominevole», «qualcosa al di fuori del comprensibile, dell’umano, che si possa pensare di mettere a rischio la vita delle persone per un fattore economico», afferma Cirio. «Chi ha fatto questo – sostiene – è giusto che paghi. E paghi fino in fondo. Si tratta di una tragedia enorme che non può trovare giustificazioni».

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