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Abrignani (Cts): «Ho più fiducia nei giovani che negli over 60: con il vaccino tornano a vivere. Imporre l’obbligo? Chi lo rifiuta è solo ignorante» – L’intervista

28 Maggio 2021 - 07:25 Giada Giorgi
L'immunologo della Statale di Milano e membro del Comitato tecnico scientifico parla della "generazione Ryanair": «Ai giovani manca la libertà, non si faranno scappare il vaccino»

«Sappiamo che i vaccini funzionano, che i ragazzi rispondono bene e che è l’unico modo per contenere la pandemia, che altro serve?». Queste le parole del membro del Comitato tecnico scientifico e immunologo all’Università statale di Milano Sergio Abrignani nelle ore in cui il generale Francesco Paolo Figliuolo scrive alle Regioni per la somministrazione dei vaccini anche nelle discoteche. Se da un lato gli over 60 ancora da vaccinare preoccupano, dal 3 giugno il Paese sarà pronto ad aprire le prenotazioni a chiunque voglia ricevere la sua prima dose, senza più procedere quindi per fasce d’età. Un richiamo chiaro nei confronti di tutti quei giovani finora tenuti al margine della campagna vaccinale e che nei prossimi mesi saranno centrali per il raggiungimento della massima copertura della popolazione prevista entro il mese di ottobre.

Voi esperti ci state spiegando che vaccinare i giovani non è né superfluo né inutile ma necessario per debellare il virus. A questo proposito, quanto sono legittimi i timori riguardo una possibile fronda no vax tra under 30 e teenager? Poca fiducia nella loro capacità di valutazione o c’è di più?

«Si tratta di fare una profezia su dati che al momento non ci sono e che potrebbe, come spesso è accaduto in questi mesi di pandemia, autoavverarsi per il fatto di averla quasi incitata. Siamo più fiduciosi sul tipo di valutazione che i giovani faranno a breve, anche solo prendendo in considerazione la loro voglia di ripartire. Quello che percepisco è un approccio al vaccino come vero e proprio lasciapassare per una vita che hanno perduto. Stiamo parlando della “generazione Ryanair”, del prendo e parto, di chi vuole tornare in discoteca a ballare. Non hanno potuto fare tutto questo per un anno e mezzo. Certo non escludo la presenza di un fronte scettico e la necessità in ogni caso di formare ulteriormente i ragazzi all’importanza della vaccinazione, ma bisognerà capire quanto sia effettivamente significativo questo pericolo no vax».

Open ha sondato in modo preliminare quello che succede sulle piattaforme più frequentate dai giovani come TikTok e la spaccatura è parsa evidente. Da una parte i convintissimi pro vaccino, dall’altra numerosi scettici anche under 15 che parlano di sperimentazione dubbie, microchip e 5G. Cosa fare se queste ultime posizioni dovessero risultare più significative del previsto?

«Abbiamo 7-8 milioni di bambini e ragazzi tra i 2 e i 18 anni, ad altissima promiscuità in termini di palestre, viaggi, discoteche, assembramenti. I giovani sono tra le persone che come stile di vita hanno il più alto rischio di entrare a contatto con il virus, a parte operatori sanitari e medici. Sono mesi che lo dico: se i dati confermeranno quest’ondata di scetticismo, già presente negli over 60, anche per i giovani, la strada è soltanto quella dell’obbligo vaccinale. L’abbiamo previsto per l’epatite B, per la poliomielite, perché non farlo in una condizione di emergenza come questa?

Abbiamo a che fare con una bestia che si può evolvere, se non decidiamo di rendere obbligatorio il vaccino con una malattia che ha provocato 125 mila morti, quando farlo? La storia racconta la seconda guerra mondiale come il più grande cataclisma per il nostro Paese con 90 mila vittime all’anno, Covid-19 ha superato ampiamente questo numero in 15 mesi. Stiamo parlando di una cosa epocale e qui si discute ancora di dover convincere le persone o i giovani, facendone una disputa sulla libertà? Mi sembra surreale».

Alcuni suoi colleghi definiscono l’obbligo vaccinale come il fallimento della sanità pubblica.

«Chi lo dice è ignorante e in mala fede. Il fallimento della sanità pubblica è aver cancellato l’epatite B dal panorama italiano o la poliomielite? I fallimenti sono altri, il disastro degli ospedali periferici per esempio, non la vaccinazione obbligatoria».

Discoteche. Tornando alle possibili linee guida pensate dal ministero della Salute per la vaccinazione dei giovani, sulle quali anche il Cts sarà presto chiamato a esprimersi, una delle indiscrezioni sarebbe quella di prevedere l’ingresso in discoteca solo a chi è dotato di pass vaccinale come ulteriore incentivo che si dà ai giovani per aderire alla campagna. Che ne pensa?

«Per ora si parla di green pass. Con cui si potrà fare quasi tutto. Ma all’opzione del solo documento vaccinale per l’entrata in discoteca non sono contrario: l’obiettivo è quello di vaccinare il più alto numero di persone, dunque qualsiasi cosa sia un incentivo per la somministrazione, che non preveda cose illegali o lesive ovviamente, ben venga».

Dal 7 giugno la Germania ha dato il via libera alle vaccinazioni dei ragazzi dai 12 anni in su. Una data programmata in vista del via libera di Ema. In Italia la disputa è tra il cominciare subito con le iniezioni per avere un rientro a scuola in sicurezza entro settembre o partire da settembre vaccinando anche nelle scuole stesse. Cosa fare?

«Ci sarà da agire subito a livello logistico e su questo aspetto non so quanto sia possibile una partenza immediata. Dal punto di vista scientifico è chiaro che prima si parte prima avremo garantita una minore diffusione del virus, che in questo momento circola anche tra i più piccoli. Le strade saranno due, procedere allo screening con i tamponi salivari, come pensavamo di fare prima delle buone notizie di Pfizer e Moderna anche per i più piccoli, e ancora meglio iniziare a vaccinare il prima possibile».

Tedros Adhanon Ghebreyesus è il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità e sulle vaccinazioni ai giovani ha detto: «Ci sono luoghi come l’India e i Paesi delle parti povere del mondo dove non sono ancora state vaccinate le persone anziane e vulnerabili. I Paesi più benestanti come l’Inghilterra, gli Stati Uniti, l’Italia che parlano di vaccinazioni sui giovani diano prima parte delle loro dosi per mettere in sicurezza questi Stati perché la pandemia è un problema globale, non locale». Cosa rispondere?

«Che ha ragione e che questo è sicuramente un tema. Siamo 7 miliardi di persone ed è ingiusto oltre che scientificamente errato dimenticarcene. Ma a questo punto mi aspetterei una maggiore incisività da parte dell’Oms. Dare suggerimenti come qualcuno che guarda dall’esterno non aiuta né rispecchia l’anima di un’organizzazione che dovrebbe essere prima promotrice di questi temi.

Non abbiamo bisogno di consigli ma di fortissime indicazioni. Mi piacerebbe poi vedere numeri che ci dicano per esempio che a 15 milioni di vaccini non somministrati ai giovani italiani sono effettivamente corrisposti 15 milioni di over 60 salvati in un Paese in via di sviluppo, così come essere sicuro che non ci siano problemi di distribuzione. Al momento direi che la priorità deve essere quella di mettere in sicurezza il Paese, non per egoismo ma per evitare la formazione di nuove strane varianti, un pericolo costante da non sottovalutare. Figliuolo ci dice che entro ottobre avremo tutta la popolazione vaccinata, tra quattro mesi potremo pensare di acquistare dosi per regalarle ad altri che ne hanno bisogno».

Da lunedì 31 maggio con tutta probabilità saranno tre le Regioni a passare in zona bianca, Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna. Per loro le riaperture di discoteche, piscine al chiuso, cerimonie, fiere ed eventi saranno immediate, come deciso dall’accordo tra il ministro Speranza e la Conferenza delle Regioni. Ancora una volta (accadde già con le riaperture del 26 aprile), stiamo anticipando i tempi previsti. Rischio anche questo “ragionato”, come disse allora il premier Draghi?

«Direi rischio “mitigato”. E quello che sta contribuendo a mitigare sempre di più il rischio sono le vaccinazioni che proseguono a buon ritmo. Lo dissi anche nel caso delle riaperture del 26 aprile: una scelta politica certo che però noi esperti ci impegnammo a rendere più sicura possibile fornendo pareri scientifici sulle misure da adottare. Anche in questo caso sarà così. Il rischio è mitigato e lo sarà sempre di più».

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