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Strage di Mottarone, il direttore della funivia: «Non sapevo dei forchettoni, scelta scellerata di Tadini». Il gestore: «Sicurezza non è affare mio»

29 Maggio 2021 - 17:10 Redazione
Davanti al gip, Perocchi accusa il caposervizio. E Nerini prende le distanze dall'intera vicenda: «Per la legge non ero io a dovermi occupare di questo tema»

Enrico Perocchi, direttore di esercizio della funivia del Mottarone, davanti al gip di Verbania ha negato di essere al corrente dell’uso dei forchettoni che hanno disattivato i freni d’emergenza dell’impianto di risalita, il giorno in cui il cavo di trazione si è spezzato provocando la morte di 14 persone. «Non sapevo dell’uso dei forchettoni, non ne ero consapevole», ha detto Perocchi secondo quanto riferito dal suo legale, l’avvocato Andrea Da Prato.

La versione di Tadini

L’uomo ha dunque negato quanto sostenuto dal caposervizio della funivia, Gabriele Tadini, interrogato in precedenza, e cioè che il direttore sapesse che i forchettoni venivano usati per evitare che l’impianto si bloccasse a causa di una serie di anomalie che facevano scattare i sistemi di sicurezza.  «Non salirei mai su una funivia con ganasce, quella di usare i forchettoni è stata una scelta scellerata di Tadini», ha aggiunto Perocchi.

La decisione sulla convalida del fermo

L’avvocato Da Prato, parlando con i giornalisti dopo l’interrogatorio del suo assistito, ha detto che agli atti dell’inchiesta ci sarebbero alcune dichiarazioni che «sconfessano e negano che Tadini abbia mai riferito» a Perocchi della «scelta» di utilizzare i forchettoni. Il riferimento è alla testimonianza di un tecnico esterno dell’impianto. Il legale ha infine confermato che il gip convocherà gli avvocati nel pomeriggio per comunicare la sua decisione sulla convalida del fermo e sull’eventuale misura cautelare.

Il gestore della funivia: «Sicurezza non è affare mio»

Oggi è stato interrogato anche il gestore della funivia, Luigi Nerini, che secondo quanto riferito dal suo legale, l’avvocato Pasquale Pantano, ha preso le distanze da tutta la vicenda: «La sicurezza non è affare dell’esercente. Per legge erano Tadini e Perocchi a doversene occupare, io non potevo fermare la funivia». Nerini ha spiegato che il gestore deve occuparsi degli «affari della società» e che «non aveva nessun interesse a non riparare la funivia». Il suo avvocato ha chiesto anche ai giornalisti di «smettere di dire che ha risparmiato sulla sicurezza».

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