Ue, non è tempo di austerity: Patto di stabilità sospeso fino al 2023. Ma Gentiloni avverte l’Italia: «Chi ha debito alto dovrà tagliare la spesa»

La Commissione Ue ha raccomandato a Roma di «utilizzare il Recovery Fund per finanziare investimenti aggiuntivi a sostegno della ripresa»

Il Patto di stabilità in Unione europea resterà sospeso fino al 2023. A confermarlo è Bruxelles dopo che lo strumento europeo per garantire la stabilità economica dell’Unione era stato sospeso nel 2020, con lo scoppiare della pandemia di Covid. La Commissione Ue, nel presentare il piano del prossimo semestre, ha inoltre chiesto agli Stati di sostenere l’economia nel 2021 e nel 2022, evitando «il ritiro prematuro del sostegno». Per Bruxelles «l’attuazione di investimenti e riforme del Recovery Fund aiuterà la ripresa, rafforzerà la crescita potenziale e l’occupazione, ridurrà gli squilibri e migliorerà le finanze pubbliche».


Un concetto che è stato espresso anche dal commissario all’economia europea, Paolo Gentiloni. «Dire che non bisogna andare verso una politica di consolidamento e ritirare il sostegno troppo presto non vuol dire che non bisogna avere un occhio a quello che può costituire un peso permanente» sulla spesa. Il commissario Gentiloni ha aggiunto che «nel 2022 le politiche dovrebbero diventare più differenziate», tutti gli Stati «dovrebbero dare la priorità a politiche che aumentino gli investimenti pubblici e privati», ma «quelli con alto debito dovrebbero limitare la crescita della spesa corrente. Perché una cosa è se la spesa pubblica è usata per le spese correnti, un’altra se è usata per investire in ricerca, istruzione e infrastrutture pubbliche».


Dal 2022, ha invece aggiunto la Commissione, le politiche dovrebbero via via differenziarsi, e «quando le condizioni lo consentiranno, gli Stati dovrebbero attuare politiche che assicurino la sostenibilità nel medio termine». L’organo esecutivo dell’Ue ha inoltre raccomandato direttamente all’Italia di «utilizzare il Recovery Fund per finanziare investimenti aggiuntivi a sostegno della ripresa, mentre conduce politiche di bilancio prudenti». L’Italia dovrà inoltre «limitare la crescita della spesa corrente finanziata a livello nazionale» e, «quando le condizioni economiche lo consentiranno, perseguire una politica che punti ad avere una posizione prudente nel medio termine ed assicuri la sostenibilità». Allo stesso tempo, però, deve «aumentare gli investimenti per rafforzare il potenziale di crescita».

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