In Evidenza ENISiriaUSA
POLITICAGoverno DraghiM5SMozione di sfiduciaPolitiche ambientaliRoberto Cingolani

M5s, finito l’idillio con il ministro Cingolani? Nelle chat dei parlamentari si pensa alla sfiducia

03 Giugno 2021 - 19:11 Luca Covino
stefano cingolani nucleare
stefano cingolani nucleare
Monta il malcontento contro il titolare del Ministero della Transizione ecologica voluto da Grillo: «Se lo cacciamo non ha senso restare nel governo»

Il ministero della Transizione ecologica doveva rappresentare il cuore dell’adesione del Movimento 5 Stelle al governo. Il dicastero, fortemente voluto da Beppe Grillo, non si sta però affermando come previsto: starebbero crescendo le insofferenze interne al M5s nei confronti del ministro Roberto Cingolani. A tal punto che, secondo quanto riportato dall’agenzia Adnkronos, si starebbero facendo largo voci interne al Movimento che vorrebbero una sua sfiducia.

La chat del Movimento

I mal di pancia sarebbero stati espressi in una chat dove sono presenti diversi parlamentari pentastellati. Ad alimentare i dissapori ci sarebbe anche l’ex presidente della Commissione Cultura di Montecitorio Luigi Gallo, che avrebbe scritto alcuni messaggi in cui parlava di «rivoluzione del Mite», come viene chiamato Cingolani. «Che il ministro debba essere lui non lo ha prescritto il medico», scrive in un messaggio Gallo. «Se presentiamo una mozione di sfiducia», sottolinea invece la deputata Carmen Di Lauro, «tanto vale uscire dal governo dal momento che “il Mite” è il motivo per il quale il Movimento ha accettato, almeno ufficialmente, di far parte di questa particolarissima maggioranza».

Il malcontento del partito verso Cingolani è iniziato già lo scorso marzo, quando in una riunione su Zoom, Grillo aveva presentato il nuovo ministro come «il supremo». Da quel momento, il rapporto tra i parlamentari del Movimento e il capo del dicastero si è inclinato, soprattutto per le idee di un ritorno al nucleare e il passaggio agli inceneritori. In una nota del 20 maggio scorso, in particolare, i deputati delle commissioni Ambiente e Attività produttive scrivevano: «Ipotesi di mini-centrali atomiche, come quella fatta in un’intervista dal ministro Cingolani, non sono in campo e non lo saranno finché c’è il Movimento 5 Stelle al governo del Paese».

Le frizioni con i parlamentari

In questo contesto di sfiducia, al momento interna al partito, si contano anche le affermazioni del 29 maggio rilasciate dalla senatrice Emma Pavanelli. «In base alle bozze che possiamo leggere in queste ore e in attesa del testo definitivo, alcuni passaggi del decreto Semplificazioni sull’utilizzo dei rifiuti per produrre energia lasciano l’amaro in bocca e destano preoccupazione. Nei testi – diceva Pavanelli – troviamo cose diverse rispetto a quanto pochi giorni fa il ministro Cingolani aveva assicurato ai parlamentari del Movimento 5 Stelle, e cioè che non sarebbero stati previsti inceneritori né l’utilizzo di combustibile solido secondario, in quanto contrari alle direttive europee sull’economia circolare e a quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che impongono di non arrecare danni».

Anche le ultime affermazioni dell’ex pentastellato Alessandro Di Battista, che si era già scagliato contro il governo, andavano in quella direzione: «Da quando c’è il Ministero si è tornato a parlare di nucleare in barba al referendum popolare che due volte ha sancito il no», aveva sostenuto Di Battista. «Da quando c’è il Ministero per la Transizione ecologica si parla di trivelle, inceneritori, nucleare e ponte sullo stretto. Era questa la Transizione ecologica dopo 100 giorni che ci aspettavamo?», concludeva.

Foto in copertina: ANSA/FABIO FRUSTACI

Leggi anche:

Articoli di POLITICA più letti