La persecuzione degli uiguri, Pechino vuole tagliare 4.5 milioni di nascite entro il 2040 nello Xinjiang

Un rapporto diffuso dal ricercatore Adrian Zenz, e ottenuto in esclusiva da Reuters, mostra che l’obiettivo del governo cinese per i prossimi 20 anni è quello di sostituire la minoranza turcofona con la popolazione Han

Le politiche cinesi di controllo delle nascite sulla minoranza uigura nella regione dello Xinjiang potrebbero ridurre la popolazione fino a un terzo nei prossimi 20 anni. L’analisi arriva da un ricercatore tedesco, Adrian Zenz, uno dei massimi esperti a livello mondiale sullo Xinjiang e le politiche di repressione cinesi. Entro il 2040, secondo la ricerca ottenuta in esclusiva da Reuters e che sarà pubblicata sulla Central Asian Survey, le politiche sugli aborti e le sterilizzazioni forzate, già documentate nei mesi scorsi, potrebbero portare a tagliare di 4.5 milioni le nascite tra la minoranza uigura. Il governo cinese non ha reso pubblico alcun obiettivo ufficiale per ridurre la percentuale di uiguri e di altre minoranze etniche nello Xinjiang. Ma sulla base dell’analisi dei dati delle nascite ufficiali, delle proiezioni demografiche e dei rapporti etnici diffusi da accademici e funzionari cinesi, Zenz stima che le politiche di Pechino potrebbero aumentare la popolazione cinese Han nello Xinjiang meridionale dall’attuale 8.4% al 25%. Nel suo rapporto, Zenz osserva che le autorità dello Xinjiang avevano pianificato entro il 2019 «di sottoporre almeno l’80% delle donne uigure a pratiche di controllo delle nascite invasive, come interruzioni di gravidanza e sterilizzazioni».


La ricerca arriva mentre molte organizzazioni internazionali, e governi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Canada, hanno accusato la Cina di star attuando un genocidio culturale. L’obiettivo di Pechino è quello di eliminare la minoranza etnica, di lingua turfocona, e a maggioranza musulmana, sostituendola con la popolazione Han. Accuse che però la Cina rigetta parlando di sentimento di sinofobia da parte dell’Occidente. Secondo stime indipendenti, circa un milione di uiguri e di altre minoranze etniche dello Xinjiang sono stati rinchiusi in campi di detenzione. Per la Cina si tratta di campi di rieducazione, ma i racconti delle vittime parlano di stupri, torture e abusi.


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