Le anomalie su Camilla Canepa già al primo ricovero, i dubbi sui medici di Lavagna: dimessa nonostante i segnali nel sangue

Gli inquirenti vogliono capire se un ricovero dopo il primo accesso al pronto soccorso, quello del 3 giugno, avrebbe potuto permettere ai medici di individuare il trombo

Un numero di piastrine inferiore ai valori ritenuti normali. È questo il risultato dell’esame del sangue che Camilla Canepa aveva fatto il 3 giugno, nove giorni dopo essersi sottoposta alla vaccinazione con AstraZeneca. La 18enne, morta per una trombosi, era stata comunque dimessa, nonostante le analisi del sangue non fossero nella norma. Un punto sulla vicenda della giovane che la procura vuole chiarire. Nell’ambito dell’inchiesta per omicidio colposo, ieri, i carabinieri del Nas hanno consegnato alla procura di Genova le cartelle cliniche e la scheda anamnestica della vaccinazione. Mentre oggi il medico legale, e l’ematologo, riceveranno dalla procura l’incarico per eseguire l’autopsia, riporta La Stampa. L’obiettivo è quello di trovare riscontri su una possibile correlazione tra la somministrazione del vaccino e la morte della 18enne, e se il decesso potesse essere evitato.


Anomalie sono state riscontrate già al momento del ricovero. La 18enne era andata due volte al pronto soccorso. Il 3 giugno aveva lamentato cefalea e fotosensibilità. Ed è in quell’occasione che ai medici sarebbe stato comunicato che la ragazza assumeva ormoni e che soffrisse di una «piastrinopenia autoimmune familiare». Ma i genitori continuano a negare che la 18enne soffrisse di alcuna malattia. E neanche sull’anamnesi consegnata al momento della vaccinazione non era stata indicata alcuna malattia autoimmune, né l’assunzione di ormoni. Quello su cui ora vogliono però concentrarsi gli inquirenti è se un ricovero, al momento del primo accesso al pronto soccorso, lo scorso 3 giugno, avrebbe potuto permettere in qualche modo ai medici di scoprire in anticipo il trombo.


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