«Sì ad AstraZeneca per chi rifiuta il mix di vaccini»: la circolare del ministero sulla libertà di scelta per la seconda dose – Il documento

Ecco il documento che mette nero su bianco quanto annunciato ieri dal premier Draghi. Johnson & Johnson raccomandato per gli over 60

Il ministero della Salute ha pubblicato la circolare sulla possibilità per gli under 60 che hanno ricevuto la prima dose di vaccino anti Covid-19 di AstraZeneca e rifiutano il richiamo con un preparato diverso, di completare il ciclo vaccinale con Vaxzevria dopo un colloquio medico e la firma di un modulo di consenso informato. Nella circolare, che mette nero su bianco quanto annunciato ieri dal premier Mario Draghi, si legge che sulla base dei dati forniti dal Comitato Tecnico Scientifico e ferma restando l’indicazione prioritaria sulla seconda dose con un vaccino a mRna per il principio di cautela e per prevenire i fenomeni di Vitt (ovvero la trombocitopenia trombotica indotta da vaccino), gli under 60 possono ricevere la seconda dose con Vaxzevria.


Ma, spiega il direttore generale Prevenzione del ministero Giovanni Rezza, «tale opzione risulta coerente e bilanciata dal beneficio derivante dall’annullamento del rischio connesso alla parziale protezione conferita dalla somministrazione di una singola dose di Vaxzevria». Alla circolare è allegato il verbale n. 29 del 18 giugno del Cts che spiega perché chi ha fatto la prima dose con AstraZeneca può fare la seconda dose con un altro vaccino ma anche farsi somministrare Vaxzevria. In premessa, spiegano gli esperti del governo:


  • in ottemperanza a un principio di massima cautela ispirato a prevenire l’insorgenza di fenomeni VITT in soggetti a rischio basso di sviluppare patologia COVID-19 grave e a un principio di equità che richiede di assicurare a tutti i soggetti pari condizioni nel bilanciamento benefici/rischi, conferma la raccomandazione, già espressa in data 11 Giugno, all’utilizzo di un vaccino a mRNA nei soggetti di età inferiore ai 60 anni;
  • i fenomeni tromboembolici sono meno frequentemente osservati dopo somministrazione della seconda dose (secondo stime provenienti dal Regno Unito sono pari a 1,3 casi per milione, valore che corrisponde a meno di 1/10 dei già rari fenomeni osservati dopo la prima dose). Secondo quanto riferito dal Direttore Generale di AIFA, a oggi, in Italia, non sono stati registrati casi di VITT dopo la seconda somministrazione di Vaxzevria;
  • sulla base delle evidenze disponibili, la protezione conferita da una singola dose (priming) di vaccino Vaxzevria è parziale, venendo assai significativamente incrementata dalla somministrazione di una seconda dose (booster). I rischi connessi alla parziale protezione possono assumere ulteriore pericolosità in contesti epidemiologici caratterizzati da elevata circolazione di varianti quali la variante Delta;
  • il vaccino Vaxzevria è approvato dalle agenzie regolatorie Europea e Italiana (EMA e AIFA) per i soggetti al di sopra dei 18 anni.

E quindi, tutto ciò premesso, «qualora un soggetto di età compresa tra i 18 e 59 anni, dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino Vaxzevria, pur a fronte di documentata e accurata informazione fornita dal medico vaccinatore o dagli operatori del Centro vaccinale, sui rischi di VITT, rifiuti senza possibilità di convincimento, il crossing a vaccino a mRNA, il CTS ritiene che, nell’ambito delle indicazioni che provengono dalle autorità sanitarie del Paese e dopo acquisizione di adeguato consenso informato, debba essere garantita l’autonomia nelle scelte che riguardano la salute dell’individuo».

Cosa dice il ministero della Salute su J&J

Quanto a Johnson & Johnson, nella circolare il ministero spiega che è raccomandato «per soggetti di età superiore ai 60 anni». Lo stesso vaccino può essere utilizzato anche in soggetti che hanno meno di 60 anni in situazioni particolari, come «campagne vaccinali specifiche per popolazioni non stanziali e/o caratterizzate da elevata mobilità lavorativa e, più in generale, per i cosiddetti gruppi di popolazione hard to reach».

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