Abrignani sul caos per il mix dei vaccini: «Il caos viene da noi del Cts: non siamo un branco di ubriachi»

L’immunologo respinge le accuse contro gli esperti del Cts dopo che in pochi giorni sono emerse indicazioni contraddittorie sulla vaccinazione eterologa. Secondo Sergio Abrignani, la confusione è arrivata sostanzialmente dalla politica

Si tira fuori dalle polemiche più politiche che scientifiche il prof. Sergio Abrignani, immunologo e membro del Cts, dopo che il premier Mario Draghi è dovuto intervenire per mettere un punto fermo sulla vaccinazione eterologa. Il premier visibilmente irritato ha chiarito venerdì scorso che fare una seconda dose con un vaccino anti Covid diverso è sicuro e consigliabile. Senza comunque negare la possibilità di usare in particolare il vaccino di Astrazeneca anche per il richiamo con il consenso del medico e firmando il proprio consenso. Che ci sia stata non poca confusione su quale fosse la cosa giusta da fare per la scelta del richiamo vaccinale è sotto gli occhi di tutti. Una confusione figlia più dell’incertezza politica, che delle indicazioni dei tecnici del Cts. In un’intervista alla Stampa, Abrignani fa muro contro le accese rivolte agli esperti del Cts: «Non è accettabile farci passare per un branco di ubriachi, che cambiano le indicazioni a caso: siamo in una terra sconosciuta e dobbiamo adeguarci alle nuove evidenze scientifiche, modificando di volta in volta le indicazioni. In tutti i Paesi europei hanno fatto come noi».


Se di confusione si può parlare, Abrignani punta il dito sulla parte politica, perché da parte del Cts l’indicazione è sempre stata una: «Noi non abbiamo dato alcuna indicazione perentoria sul ricorso alla vaccinazione eterologa». Quell’indicazione però è arrivata dal ministero della Salute, una decisione tutta politica secondo Abrignani, cosa diversa da quel che dicono i verbali del Cts. Da qui il compromesso finale, con il premier Draghi che ha ribadito la necessità di ricorrere a un vaccino diverso per il richiamo, evitando i vaccini a vettore virale sotto i 60 anni, cioè AstraZeneca e Johnson&Johnson. Ma lasciando aperta la possibilità di fare la seconda dose con AstraZeneca: «meglio che non completare il ciclo vaccinale, del tutto condivisibile», aggiunge Abrignani.


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