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Antonello Venditti: «Io bullizzato a 16 anni, ecco perché sono a favore del Ddl Zan»

30 Giugno 2021 - 07:10 Redazione
Antonello Venditti bullizzato ddl zan
Antonello Venditti bullizzato ddl zan
Il cantautore si racconta in un'intervista a La Stampa: «Sono stato un adolescente molto solo, spesso ho rischiato il suicidio. La legge contro l'omotransfobia? Ce l'ho dentro»

Antonello Venditti si racconta oggi in un’intervista rilasciata a La Stampa e si schiera a favore del Ddl Zan. Il cantautore tornerà a esibirsi dal vivo in tutta Italia con Unplugged special 2021, una serie di concerti con una band di cinque musicisti a partire da sabato 3 luglio allo Stupinigi Sonic Park. «Cantare è un modo per esprimere me stesso e la mia diversità. Non so far altro che parlare di me. La musica per me è una compagna di vita da sempre. Sono stato un adolescente molto solo, bullizzato fino a 16 anni. Ero talmente complesso e complessato che ho rischiato il suicidio molte volte. Le canzoni sono nate da quel dolore, anche se a volte, prendi “Marta”, mi nascondevo dietro a un altro nome», dice a Carlo Massarini. Venditti racconta che quando sente di un ragazzo bullizzato che si è tolto la vita si sente come si sentiva allora: «Devi essere molto forte dentro, credere in te stesso e credere in quello che sei, io sono convinto che si suicidano solo i giusti, quelli che hanno ragione. I colpevoli sono più furbi, magari tentano il suicidio ma poi sopravvivono. Ho molto rispetto per chi si suicida. Il suicidio è nella nostra natura, purtroppo, ma a volte basta una parola per continuare a vivere. Ecco perché c’è bisogno di amici, di una società che si interessi di te anche se sei piccolo. Ci vorrebbe un amico, sempre». Infine, sul Ddl Zan: «Non ho bisogno di sottoscrivere il decreto Zan: ce l’ho dentro. Nel mio profondo sono un anarchico, per me conta il mio diritto naturale, la mia coscienza. Non ho bisogno di regole. Ma mi rendo conto che in questi tempi confusi c’è bisogno di atti formali che ribadiscano la civiltà. Mi sembra così normale che mi pare assurdo doverlo scrivere in una legge».

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