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I vaccini hanno effetti collaterali sul ciclo mestruale? Ecco cosa sappiamo davvero e perché bisogna evitare allarmismi

02 Luglio 2021 - 08:26 Giada Giorgi
Nel Regno Unito quasi 4mila donne hanno segnalato problemi dopo la somministrazione. Ma c'è realmente un nesso causale? Le risposte della scienza

Sono numeri ufficiali quelli che arrivano dall’MHRA, l’ente regolatore inglese per i medicinali: quasi 4 mila donne hanno sofferto di problemi mestruali poco dopo aver ricevuto il vaccino contro Covid-19. Un dato rilevato da segnalazioni che la Medicines & Healthcare Products Regulatory Agency sta monitorando da vicino cercando di determinare il reale nesso causale tra la somministrazione e il possibile effetto collaterale. I dati ufficiali diffusi dal Sunday Times parlano di 2.734 segnalazioni di problemi mestruali legati al vaccino AstraZeneca, 1.158 relativi al vaccino Pfizer e 66 legati al vaccino Moderna fino al 17 maggio. Numeri che ad oggi suscitano diversi dubbi sull’effettiva necessità di inserire nell’elenco dei potenziali effetti collaterali anche i problemi segnalati dalle giovani donne.

Quali sono i sintomi?

L’MHRA afferma che «è stata segnalata una serie di disturbi mestruali dopo tutti e tre i vaccini COVID-19 (AstraZeneca, Pfizer e Moderna) come cicli più pesanti del solito, periodi ritardati e sanguinamento vaginale inaspettato». I numeri riguardano la fascia d’età dai 30 ai 49 anni e raccontano di un collegamento con sintomi che gli scienziati definiscono plausibile. La possibilità di un nesso è dovuta al fatto che anche il rivestimento dell’utero risulta essere parte del sistema immunitario: le cellule adibite alla difesa del nostro organismo sono presenti in quasi ogni parte del corpo. Secondo quanto studiato finora da medici e scienziati, è plausibile che dopo la vaccinazione alcuni «segnali chimici» possano influenzare le cellule immunitarie. Un effetto che potrebbe causare la caduta del rivestimento dell’utero e portare alle perdite di sangue o al ciclo anticipato che diverse donne raccontano.

C’è nesso causale?

Come abbiamo imparato a capire in questi ultimi mesi, i collegamenti tra vaccino e segnalazioni di effetti collaterali hanno bisogno di un nesso causale, e non solo temporale. È su questo che il professor Pat O’Brien, consulente in Ostetricia e Ginecologia presso l’University College London Hospitals (UCLH) e vicepresidente del Royal College of Obstetricians and Gynecologists si è espresso, raccomandando prudenza nell’interpretazione dei dati raccolti. «Molte donne sperimenteranno un cambiamento temporaneo nel ciclo di tanto in tanto durante la loro vita e in questo momento, molte donne tra i 20 e i 30 anni stanno facendo il vaccino anti Covid. Sembra quindi inevitabile che in alcune donne questi due eventi coincidano». Dello stesso parere è l’immunologa dell’Imperial College di Londra Victoria Male, che fornisce ulteriori criteri di analisi.

«È biologicamente plausibile che i vaccini anti Covid possano avere un effetto a breve termine sul ciclo mestruale, sappiamo che altri vaccini lo fanno». Tuttavia  l’aspetto non trascurabile secondo la professoressa è quello della modalità di raccolta delle segnalazioni degli effetti collaterali. «La Yellow Card è molto utile per rilevare effetti collaterali gravi che di solito non si verificano in assenza di vaccinazione. È per questo che è stata progettata ed è uno dei modi in cui siamo stati in grado di rilevare il raro effetto collaterale della coagulazione associato all’AstraZeneca», spiega riferendosi alla piattaforma inglese di raccolta segnalazioni. E continua: «Quello in cui la Yellow Card non è così ferrata è rilevare un cambiamento nel tasso di eventi non gravi che a volte accadono comunque. Le persone che stanno vivendo un periodo pesante dopo il vaccino sono un buon esempio di un tale evento». Il punto starebbe anche nella considerazione del periodo di forte stress e isolamento legato alla pandemia stessa, che come spesso accade per i momenti di particolare tensione ha condizionato il ciclo di molte donne.

Bisogna preoccuparsi?

Il tema non è ancora sufficientemente studiato per poter dare una risposta definitiva ma la domanda a cui in questi casi si ha urgenza di rispondere è se sia necessario preoccuparsi o meno. Al momento gli scienziati sembrano tranquillizzare soprattutto per il carattere temporaneo degli effetti. Si tratta di cambiamenti a breve termine riguardante genericamente due o tre cicli consecutivi. La seconda ragione per non allarmarsi su un possibile nesso causale è il fatto che la scienza non sarebbe nuova a una simile evidenza. Esistono infatti già altri vaccini in grado di provocare comprovati effetti sul ciclo mestruale. Quello contro il Papilloma Virus (HPV) e l’anti-influenzale sono i due principali esempi con una totale assenza, tra le altre cose, di conseguenze sulla fertilità (nel caso del vaccino HPV addirittura migliorata).

E per quanto riguarda la fertilità?

Parlando di ciclo mestruale e vaccinazioni anti Covid, il passo è (purtroppo) breve. Le teorie su un ipotetico danneggiamento della fertilità sono state rilanciate dai complottisti no vax. Gli studi clinici finora condotti, compreso quello della professoressa Male nei laboratori dell’Imperial College di Londra, confermano l’assenza di un nesso tra i vaccini anti Covid e la riduzione della fertilità nelle donne. Le false affermazioni secondo cui i cicli delle donne o persino le gravidanze potrebbero essere influenzate anche solo dalla vicinanza alle persone vaccinate, o addirittura trasferire la proteina Spike a distanza, hanno fatto capolino tra le teorie no vax. Al contrario di quanto sostenuto, però, nessuno dei vaccini consente a nessuna parte del virus di replicarsi, figuriamoci di diffondersi: l’unica cosa che si replica sono le cellule immunitarie che producono anticorpi per combattere i virus.

Rimanendo in tema mestruazioni, sembra che la pandemia da Covid-19 sia stata capace di anticipare la pubertà di molte giovani ragazze. A dirlo uno studio osservazionale italiano pubblicato sull’Italian Journal of Pediatrics nel 2021 e condotto dagli specialisti del reparto di Endrocrinologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Secondo quanto osservato dagli scienziati, i casi di pubertà anticipata o precoce sono più che raddoppiati durante il lockdown causato dalla pandemia rispetto allo stesso periodo del 2019. Nel periodo da marzo a settembre 2019 i pazienti che presentavano una pubertà precoce erano stati 93 (87 femmine e 6 maschi); nello stesso periodo del 2020 sono stati rilevati, invece, 224 pazienti (215 femmine e 9 maschi). Come si nota dai numeri, gli scienziati hanno rilevato un aumento prevalente dei casi femminili a differenza di un aumento lieve di quelli maschili, in una fascia d’età comune comprendente bambini di età inferiore agli 8 anni. Un fenomeno che gli esperti collegano a diversi fattori legati all’isolamento causa pandemia: dall’aumento di peso allo stress, dal maggiore utilizzo di dispositivi digitali all’inattività fisica.

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