Ragazzo americano muore di miocardite dopo il vaccino Pfizer? Il nesso non è dimostrato. Ecco cosa bisogna sapere

Il rischio miocardite legato alla Covid-19 è noto, ma sul caso di Jacob Clynick non ci sono certezze che permettano di puntare il dito contro i vaccini

Diverse testate stanno rilanciando in maniera acritica la vicenda di un ragazzo americano morto a 13 anni dopo la seconda dose con Pfizer. Si chiamava Jacob Clynick ed è deceduto a seguito di una miocardite. Questa patologia colpisce il cuore e risulta essere una delle complicanze dovute all’infezione da nuovo Coronavirus. Stando ai dati a disposizione, è estremamente più probabile che un ragazzo possa avere avuto problemi cardiaci anche molto tempo dopo la positività alla Covid-19, mentre i vaccini anti-Covid autorizzati dall’EMA e dall’FDA hanno dimostrato sicurezza ed efficacia dopo ampi studi clinici e durante le campagne vaccinali, che coinvolgono milioni di persone nel mondo.

Per chi ha fretta

  • La fonte è il tweet di una zia del ragazzo morto dopo la seconda dose di vaccino con Pfizer, tweet poi rimosso secondo quanto riportano diverse testate. La donna è comprensibilmente arrabbiata perché non ha ricevuto spiegazioni adeguate.
  • Non è chiaro se dall’autopsia il ragazzo risulti morto effettivamente a causa della miocardite, mentre sappiamo che al momento è in corso una indagine del CDC.
  • Il rischio di miocardite è maggiormente correlato all’infezione del SARS-CoV-2, probabilmente anche negli asintomatici.
  • I casi di miocardite in ragazzi vaccinati con Pfizer sono molto pochi e non è possibile stabilire un nesso di causa-effetto.
  • Tutti i vaccini approvati da EMA e FDA mostrano benefici di gran lunga superiore ai presunti rischi. La stessa zia del ragazzo afferma di non essere contro i vaccini anti-Covid.

Analisi

Il fatto non è stato riportato tramite dati medici, che potessero contestualizzare la vicenda. La fonte infatti è un tweet della zia del ragazzo. Quel che manca insomma è il contesto reale dei fatti.

«Il 20 giugno, la zia di Jacob, Tami Brages, ha pubblicato su Twitter una foto della tessera di vaccinazione del nipote, raccontando in breve la storia e denunciando come suo nipote fosse morto tre giorni dopo il richiamo – riportano le testate – Un tweet che però, poi, la signora ha cancellato». 

«Una settimana fa il figlio tredicenne di mio fratello ha avuto il suo secondo vaccino Covid – continua Brages – Meno di tre giorni dopo è morto. I primi risultati dell’autopsia (fatta venerdì) erano che il suo cuore era ingrossato e c’era del liquido che lo circondava. Non aveva problemi di salute noti. Non assumeva farmaci».

«La nostra famiglia è devastata. Ho faticato a pubblicare la notizia su Twitter. Sono pro-vaccino. Abbiamo vaccinato mio figlio di 14 anni non appena disponibile. So che è per lo più sicuro. Il CDC deve indagare su questo. Ci sono stati altri casi di miocardite in giovani che hanno ricevuto la loro seconda dose Pfizer».

«Ne sono morti altri negli Stati Uniti o mio nipote è il primo? Ci sono questioni morali, etiche e di salute a cui è necessario rispondere. Se Jacob non avesse ricevuto la seconda dose, crediamo che oggi sarebbe vivo».

Perché ha cancellato il tweet

Il tweet è stato cancellato dalla stessa zia del ragazzo, che ne ha pubblicato uno successivo dove spiega la motivazione del gesto. La colpa viene data a Fox News e alla rete di disinformazione di estrema destra, accusati di politicizzare la morte del nipote causando ulteriore dolore alla famiglia.

Tami Burages ha pubblicato ulteriori tweet in cui richiede a Fox News e altri di interrompere lo sfruttamento della notizia, senza ottenere risposta.

In questo momento non è noto un nesso causale o casuale tra il vaccino e il decesso del giovane. A quanto si apprende dai media locali, i funzionari sanitari federali (CDC) avrebbero avviato un’indagine sul caso.

Miocardite e Covid

Sappiamo che sono state riscontrate delle correlazioni tra la positività alla Covid-19 e il fenomeno della miocardite. Studi recenti hanno suggerito che possa giocare un ruolo anche la predisposizione genetica. L’eventualità che questa si manifesti anche come conseguenza a lungo termine, dopo una forma lieve o moderata di Covid-19, è sottoposta all’attenzione dei ricercatori.

Si parla quindi non solo di patologie pregresse, ma viceversa di problemi che potrebbero manifestarsi dopo la Covid-19. È molto difficile in questi frangenti distinguere la forma lieve o presintomatica, dall’asintomaticità vera e propria, sappiamo infatti che nessun positivo è realmente privo di sintomi, solo che spesso occorrono diagnosi e anamnesi approfondite per accertarli.

Indizi riguardanti pazienti prima ritenuti sani che hanno manifestato insufficienza cardiaca collegata a miocardite, associati alla positività al SARS-CoV2, cominciano a essere in aumento. Mancano però dati e sufficienti studi in grado di spiegare diverse cose ancora ignote. A maggior ragione, le domande che dovrebbero porsi le persone che possono permettersi di riflettere serenamente e scevri da emozioni dovrebbero forse essere le seguenti: quanti di noi quando sono andati a fare il vaccino erano certi di non essere mai stati positivi? Quanti ragazzi in America sono correttamente informati in merito?

Miocardite e vaccini a mRNA

È noto in generale che la miocardite possa essere associata a una infezione, non solo quella dovuta a SARS-CoV-2. Tutti questi limiti caratterizzano anche un recente studio israeliano che torna a essere citato in questa occasione. Parliamo di appena 275 casi raccolti tra dicembre 2020 e maggio 2021, su circa cinque milioni di vaccinati. Il 95% dei pazienti ha riportato forme lievi, mentre il 5% è stato dimesso dopo quattro giorni di ospedalizzazione. Casi simili sono stati rilevati dai CDC americani su sette ragazzi. Parliamo di casistiche molto limitate, che non escludono la più probabile origine dovuta a una infezione, non necessariamente una Covid asintomatica.

Che dire allora delle teorie cospirative in base alle quali i vaccini a mRNA (come Pfizer e Moderna) non sarebbero stati sufficientemente testati, adducendo alla possibilità che gli stessi antigeni prodotti mediante vaccinazione causino eventi avversi, come la miocardite? Dalle analisi fatte attraverso le interviste a diversi esperti, quali il microbiologo Luca Fanasca e il genetista Marco Gerdol, è emerso che si tratta di tesi totalmente infondate. Idem dicasi per le suggestive – e mai dimostrate – contaminazioni da parte di misteriosi metalli nelle dosi di vaccino, da noi analizzate assieme al biologo molecolare Francesco Cacciante.

Conclusioni

Al momento risulta scorretto sostenere che la morte del ragazzo americano sia collegata al vaccino Pfizer. È estremamente importante non usare singoli episodi, la cui causalità non è dimostrata, per trasmettere l’idea che i vaccini possano addirittura uccidere dei ragazzi. Un altro caso usato per screditare le campagne vaccinali è quello del bimbo di cinque mesi morto durante l’allattamento della madre, «rea» di essersi vaccinata con Pfizer. Anche questa narrazione – da noi analizzata in un recente articolo – lascia il tempo che trova. Ad oggi non esistono prove che dimostrino un pericolo di miocardite collegato ai vaccini, tale da squilibrare il bilanciamento rischi-benefici.

Qualcuno ipotizza che i vaccini permettano una «trascrittasi inversa», ovvero che aiutino il virus a inglobare il suo genoma nel nostro DNA, provocando eventi avversi. Anche se studi preliminari suggeriscono la remota possibilità teorica nelle infezioni dovute a SARS-CoV-2, questa si è dimostrata piuttosto una opportunità per future terapie antivirali, mentre è escluso che tale fenomeno possa riguardare i vaccini; anche perché – e bene ricordarlo – questi contengono esclusivamente l’informazione per produrre l’antigene.

Tornando al caso del ragazzo americano, se è comprensibile il dolore di un parente, lo è molto meno l’abdicazione a ogni minima cautela e senso critico da parte di chi si occupa di riportare le notizie. Nessuno si sognerebbe di chiudere gli aeroporti dopo la notizia di un disastro aereo; né avrebbe senso credere che i vaccini causino autismo, solo perché esiste una correlazione temporale, dovuta al fatto che i primi sintomi si manifestano spesso nello stesso periodo delle prime vaccinazioni ai bambini. Dopo lo studio truffa di Andrew Wakefield dovremmo essere preparati a questo genere di correlazioni spurie, non cedendo alla rabbia di chi avendo perso un parente non è nelle condizioni ottimali per riflettere sulla statistica e la fallacia delle correlazioni spurie.

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