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I vaccini a mRNA possono distruggere le nostre cellule provocando gravi infiammazioni? No!

16 Marzo 2021 - 19:00 Juanne Pili
La verità sui vaccini a mRNA non si trova su Facebook, nemmeno se chi ne parla indossa un camice

Ci avete segnalato un recente post Facebook, ora in circolazione anche su WhatsApp, in cui un medico, che si definisce «Biologo Molecolare, specialista in Nutrizione Clinica, Ex ricercatore in neurobiologia e genetica», espone le sue ipotesi a proposito di un evento avverso che – stando alles sue parole, le case farmaceutiche starebbero omettendo di rendere noto, violando la regola del consenso informato. Si tratta, in sostanza, del fatto che i vaccini a mRNA contro il nuovo Coronavirus – come quelli di Pfizer e Moderna – porterebbero ad apoptosi (suicidio programmato delle cellule) scatenando quella «tempesta di citochine» alla base dell’infiammazione polmonare che caratterizza le forme gravi di Covid-19.

I vaccini a mRNA contengono le informazioni per produrre la glicoproteina Spike (S). Parliamo quindi degli antigeni, ovvero gli strumenti presenti attorno al virus che questo usa per legarsi ai recettori delle cellule, infettandole. Facendo produrre alle cellule le sole Spike (S), con questo tipo di vaccini, è possibile stimolare la reazione del sistema immunitario, senza tutti gli inconvenienti che implicherebbe una reale presenza del virus. È plausibile che portino comunque a gravi infiammazioni? No, affatto. In questo articolo spieghiamo il perché.

Per chi ha fretta

  • Abbiamo analizzato le principali affermazioni del post che, a onor del vero, sono totalmente infondate, fin dalle comuni basi che dovrebbero essere il bagaglio biomedico imprescindibile, di cui dotarsi prima di divulgare certe affermazioni;
  • I fenomeni descritti non trovano alcun riscontro nelle tre fasi di sperimentazione clinica dei vaccini anti-Covid, né durante la somministrazione di oltre 300 milioni di dosi nel mondo;
  • L’autore confonde forse l’apoptosi, che avviene naturalmente nel nostro corpo e consente il ricambio generazionale delle cellule, con la necrosi vera e propria;
  • Non si riscontra mai tra i presunti eventi avversi, quella tempesta di citochine che causerebbe danni seri, come quelli che vediamo nei polmoni dei pazienti affetti da forme gravi di Covid-19;
  • La risposta dovuta all’emergere di singole proteine virali, allo scopo di stimolare il sistema immunitario, non è paragonabile a quella che avverrebbe se il virus stesso si moltiplicasse interamente all’interno delle cellule.

Analisi

Riportiamo i punti salienti del post:

«Mi chiedo se qualcuno si è mai domandato come faccia, una volta prodotta, la proteina Spike a fuoriuscire dalla cellula».

«Ed ho avuto conferma da uno studio americano che, partendo dalla stessa osservazione, ha ottenuto lo stesso risultato. Quindi: l’mRNA penetra in una cellula (immagino ci saranno milioni di copie di mRNA in un vaccino, altrimenti non avrebbe effetto), e colonizza una cellula (milioni, quindi). Grazie al “guscio” fosfolipidico sintetico (quello che provoca lo shock anafilattico) che lo avvolge e si fonde con la membrana cellulare, la molecola di mRNA penetra nel citoplasma. La singola elica, prima di essere distrutta dai lisosomi,, viene trasformata in dsRNA, che, grazie alla RdRp, produrrá altre molecole di mRNA che saranno trascritte in Spike. La proteina Spike è estranea alla cellula e, quindi, viene aggredita dai lisosomi e demolita e le sue parti vengono esposte sulla membrana, dove attivano il sistema del complemento e richiamano i macrofagi che distruggono la cellula, liberando in circolo le proteine Spike sopravvissute».

«I granulociti le fagocitato e le espongo o, attivando la cascata citochinica che provoca la infiammazione e che, inoltre, richiama i linfociti B per produrre gli anticorpi. Nel frattempo, l’individuo vaccinato ha avuto: shock anafilattico (se allergico), Lisi cellulare con danno tissutale, infiammazione con febbre, tremori, spossatezza».

«Se a essere colpito è il SNP o il SNC i danni sono quelli registrati in questi due mesi, così come se colpisce tessuto polmonare, cardiaco, renale, etc. Ma c’è anche un secondo modo in cui la cellula viene indotta al suicidio: la presenza di dsRNA attiva la produzione di interferone che, rilasciato, richiama i linfociti T killer, che aggrediscono la cellula e la distruggono».

«Sono processi lunghi mesi o anni, quindi sapremo se gli studi fatti hanno ragione non prima dell’estate o di fine anno. I danni acquisiti sono permanenti e vanno solo a peggiorare […] Se, invece, il sistema immunitario è forte, si possono avere solo brevi e deboli effetti “collaterali” che guariscono totalmente (o quasi)».

«Credo che queste informazioni dovrebbero essere incluse nel foglio illustrativo dei vaccini a DNA o mRNA, affinchè la scelta sia realmente “consapevole”. Concludo con una osservazione: questi studi hanno solo carattere divulgativo e non vogliono dire che i vaccini ad mRNA non vanno fatti, ma che, caso per caso, va deciso se è il caso di farli, o se è meglio attendere un vaccino “classico”, proteico che non distrugge le cellule e non provoca inserti di DNA estraneo, con una corretta valutazione del bilancio rischi/benefici».

Tutti gli errori del post in sintesi

Qualsiasi esperto in microbiologia vi confermerà che in questo contesto non ha senso menzionare il ruolo di RdRp nella produzione di «mRNA che saranno trascritte in Spike». Vi risparmiamo tediosi dettagli, vi basti sapere che nelle nostre cellule RdRp non è proprio presente, e fa specie che l’autore del post non se ne renda conto. Il virus se la produce da solo.

Qui parliamo invece di mRNA contenente le sole informazioni per produrre la Spike (S), non virus interi. Anche i vaccini non contengono affatto RdRp. Il concorso di RdRp proveniente da precedenti infezioni è da considerarsi altrettanto improbabile, perché richiederebbe specifiche sequenze di riconoscimento che non corrispondono alle informazioni trasportate dai vaccini a mRNA.

Il messaggio viene diffuso anche via Whastapp

Durante la nostra vita abbiamo un continuo ricambio di cellule, le quali a un certo punto vanno in apoptosi (morte programmata) in modo da essere sostituite dalle nuove. Il discorso – ci rendiamo conto – è più complesso, ma in questa sede ci basta trasmettere il concetto: non bisogna confondere un normale processo di ricambio generazionale delle cellule, con quello di necrosi, per il quale interi tessuti vengono distrutti, magari per via di una infezione vera e propria.

La produzione di Spike (S) indotta dai vaccini a mRNA stimola effettivamente molto meglio anche l’intervento delle cellule T, responsabili della seconda linea di difesa del nostro organismo. Questo può certamente in certi casi portare ad apoptosi dovuta all’intervento di specifiche cellule immunitarie. Essendo però un evento apoptotico e non necrotico, non porta a infiammazioni significative o statisticamente rilevanti. 

Dalle tre fasi di sperimentazione clinica, mediante le quali sono stati autorizzati i vaccini a mRNA in via di somministrazione, non è emersa alcuna risposta autoimmune come quella descritta nel post. Anche le affermazioni riguardo alla catastrofe che dovrebbe coinvolgere il sistema nervoso centrale (SNC) e periferico (SNP) non hanno alcun fondamento.

Nel video della serie «Dottor Pfizer» della pagina Facebook Biologi per la Scienza trovate una spiegazione divertente ed efficace relativa alla differenza tra quel che succede quando il virus infetta le cellule e quando queste ricevono solo l’mRNA del vaccino:

L’autore ha letto la fonte citata?

Qualcuno nel thread di discussione creatosi sotto al post chiede all’autore la fonde dello studio, vagamente citato nel testo. Quest’ultimo non fornisce mai alcun riferimento che permetta agli utenti di leggere direttamente il paper, riservandosi di farlo sapere in privato:

«Non ho dato un riferimento bibliografico proprio perchè il centro studi che ne ha pubblicato i risultati non lo nomina in maniera specifica».

Ci fa specie che tale risposta venga data da un altro medico, che ammette candidamente di essere soggetto a una «audizione all’Ordine dei medici proprio perché, in un post, ho fatto notare questa problematica, ed un solerte collega (interno all’Ordine stesso tra l’altro!), mi ha “segnalato”». Siamo riusciti a rintracciare l’autore della segnalazione, il quale ci ha confermato l’attività piuttosto controversa del medico sui social, fin dal 2017.

Una spiegazione dettagliata (per utenti più informati)

Un tecnico dell’Università di Palermo pubblica un commento che combacia perfettamente con le spiegazioni che ci sono state date dagli esperti contattati – come sempre – prima di scrivere il seguente articolo. La riportiamo nella sua interezza, per gli utenti più informati:

«Ho letto con attenzione l’interessante articolo da te riedito, ma consentimi di avere opinione differente basata, secondo me, sul fatto che molti dei meccanismi citati nell’articolo sono attribuibili all’azione del virus intero e non solo una piccolissima parte di esso (questa piccolissima parte è costituita dalla proteina di superficie o SPIKE di fondamentale importanza specie per la sua funzione immunostimolante, l’informazione per la produzione di questa proteina è contenuta in quel piccolo frammento di mRNA virale prodotto sinteticamente in laboratorio e che costituisce la sostanza del vaccino). Per citare un solo esempio sulla mia diversità di opinione, volevo riferirmi all’azione che le proteine virali avrebbero una volta esposte sulla superficie della cellula ospite e in particolare che potrebbero produrre la morte della cellula stessa grazie a reazioni di tipo autoimmunitario».

«Quando si sviluppa un’infezione virale la cellula colpita inizia a produrre tutti i componenti del virus che vengono assemblati all’interno della cellula – continua l’autore del post – Per esempio le proteine virali Spike usate per la stimolazione immunogenica vengono prodotte dai ribosomi (piccole centrali di produzione di proteine addossate al reticolo endoplasmatico che è un organico cellulare, che in questi casi prende il nome di ergastoplasmatico), espulse dal citoplasma tramite sistema vacuolare (cioè vengono espulse tramite una sorta di bollicina delimitata da membrana simile a quella della cellula e che viene prodotta dal reticolo ergastoplasmatico ed immesse nell’ambiente circostante (cioè all’esterno della cellula)».

«Cioè i ribosomi producono le proteine virali che vengono “impacchettare” dentro una vescicola prodotta dal reticolo endoplasmatico, questa di fonderà con la membrana cellulare riversando all’esterno della cellula le proteine virali. In questo modo si rendono le proteine virali prodotte dalle nostre cellule intercettabili dal sistema immunitario che le riconoscerà come estranee mettendo in atto tutte le metodiche capaci di creare immunità».

«Quindi, in linea di principio queste proteine non verrebbero esposte sulla superficie delle cellule che hanno contribuito a produrle subendo attacco del sistema immunitario. Se fosse come l’articolo cita si dovrebbe ritenere che tutte le infezioni virali dovrebbero portare ad apoptisi cellulari generalizzate e reazioni di tipo autoimmune capaci di provocare sconvolgimenti importanti alla salute dei soggetti colpiti (tra questi virus sarebbero compresi quelli capaci di causare i comuni raffreddori)».

Riportiamo alcune precisazioni del microbiologo Luca Fanasca riguardo agli ultimi due paragrafi del commento:

«È vero che la proteina S prodotta viene espulsa nello spazio extracellulare, e lì verrà fagocitata e processata dalle cellule presentanti l’antigene (APC, in primis cellule dendritiche) – continua Fanasca – che ne esporranno frammenti rilevanti tramite l’MHC di tipo 2 per la successiva attivazione dell’immunità specifica, ma è anche vero che la stessa cellula che ha prodotto la proteina, tramite l’MHC di tipo 1, presenterà parti della proteina S sulla sua membrana».

«Alcune cellule effettrici della risposta immunitaria specifica (in particolare i linfociti T citotossici), pattugliando la zona, riconosceranno quelle porzioni di proteina come non self. In seguito a ciò, verrà effettivamente indotta l’apoptosi della cellula».

«È questo il ruolo principale dei linfociti citotossici: innescare l’apoptosi in cellule che presentano qualcosa che non va. Dato che parliamo di un vaccino a somministrazione intramuscolare, seguirà ovviamente un ricambio delle cellule mandate in apoptosi a partire da quelle che sono chiamate cellule satelliti, un dipartimento staminale del muscolo che normalmente si occupa di rigenerarlo in seguito a eventi del genere».

Conclusioni

Le ipotesi riportate nel post che ci avete segnalato riguardo a un presunto effetto autoimmune indotto dai vaccini a mRNA, tale da portare alla distruzione delle stesse cellule che producono l’antigene, non trovano alcun fondamento nella letteratura scientifica di qualità, oltre a presentare diverse lacune e imprecisioni riguardo alle normali meccaniche note ai microbiologi.

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Foto di copertina: geralt | nuovo Coronavirus

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