Il caso delle ragazze uccise dalla mietitrebbia nel Milanese: chi c’era con loro? E perché è fuggito? Tutti i punti oscuri da chiarire

Vicino ai cadaveri trovate bottiglie vuote, carta stagnola e zampironi. Ma anche altri cellulari. La cugina di Hanan: «Quella sera sono uscite con due uomini conosciuti su Facebook»

Hanan Nekhla e Sara El Jaafari, entrambe cittadine marocchine di 31 e 28 anni, sono state trovate morte sabato sera tra Locate Triulzi e Sesto Ulteriano vicino alla tangenziale est di Milano. Il bracciante che le avrebbe investite con la mietitrebbia è indagato per omicidio colposo. Lui dice di non essersi accorto di nulla. Ma nella vicenda ci sono alcuni punti oscuri da chiarire. Perché molto probabilmente con le due ragazze c’erano altre persone, ovvero chi ha fornito loro la droga. E che molto probabilmente è scappato quando è accaduto l’incidente. La storia comincia alle 10.53 di venerdì sera, quando Hanan telefona al 112, chiede aiuto e dice in arabo che la sua amica è morta ma senza dire all’operatore dove si trova. La ragazza perde conoscenza durante la chiamata, forse a causa delle esalazioni delle sostanze sparse per i campi. Il telefonino si spegne mentre i carabinieri cominciano le ricerche e trovano i due cadaveri 36 ore dopo nei dintorni del “boschetto”, ovvero una delle piazze di spaccio più famigerate del Milanese. Ai carabinieri della compagnia di San Donato, che lo rintracciano qualche ora dopo a Lacchiarella, il 28enne Andrea P. che era alla guida della mietitrebbia giura di non essersi accorto di nulla. Il mezzo, che aveva portato a Locate Triulzi per lavorare le coltivazioni di Guglielmo F., titolare della cascina adiacente, viene intanto sequestrato.


I cellulari accanto ai cadaveri

Vicino ai due cadaveri vengono trovate bottiglie vuote, carta stagnola e zampironi. Ma anche altri telefonini oltre a quelli che appartengono alle due ragazze. Meryem Sekka, cugina di Hanan, dice agli investigatori che due cittadini marocchini erano andati a prendere le due ragazze alle 3 nella notte tra giovedì e venerdì quando si trovavano a Lonate Pozzolo, a casa della mamma e della sorella di Hanan. «Perché quei due sono scappati? Forse non avevano i documenti o forse dovevano nascondere qualcosa. Vogliamo capire dove sono finiti i due amici che erano con Hanan e Sara giovedì notte. Forse potevano aiutarle. Invece di lasciarle nel campo, potevano essere salvate», ha detto oggi Meryem a Repubblica.


La cugina di Hanan: «Perché quei due sono scappati»

Meryen dice di non conoscere i due uomini: «Non so chi sono, non li ho mai incontrati, credo che li abbiano conosciuti su Facebook». A fornire chiarimenti sulla loro morte sarà l’autopsia in programma per oggi all’istituto di Medicina legale di Pavia e che prevede anche esami tossicologici in quanto si ipotizza che sulle cause della morte delle giovani possa aver influito l’inalazione del pesticida nebulizzato sulle piante. «Tutti noi chiediamo la stessa cosa. Vogliamo che quei due ragazzi si facciano vivi, che spieghino come sono andate le cose. Devono dire cos’è successo e in che momento sono scappati. Quando hanno lasciato sole Hanan e Sara in quel posto inaccessibile erano ancora vive? Tutti noi, ma soprattutto le loro famiglie, vogliamo capire. Forse Hanan e Sarah avrebbero potuto salvarsi», conclude Meryem.

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